il Fatto Quotidiano, 11 dicembre 2024
Ernesto Maria Ruffini vuole fare il centrino
Sedotto dalla magia dell’incarico, se rinasco voglio fare il Federatore. Sinceramente non ho ancora ben capito in cosa consista, un mio limite dovuto alla scarsa alfabetizzazione con il lessico democrat, se si tratta di immaginare per la guida del centrosinistra uffici e mansioni siderali e quindi non di natura terrena. A ispirarmi è stato un succoso resoconto del Corriere della Sera concentrato sulla figura di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, “un profilo da civil servant e un padre che fu ministro di Cossiga e Andreotti”. Egli, “secondo fonti accreditate, sarebbe stato individuato da Romano Prodi come possibile federatore dell’area di centrosinistra, sotto lo sguardo non sfavorevole di Franceschini”. Ci sembra di vederlo l’imberbe Ruffini, introdotto dall’autorevole babbo al cospetto di Cossiga e Andreotti che gli predicono un sicuro futuro di direttore dell’agenzia delle Entrate e da Federatore (a scelta o entrambe). Fulminante, “lo sguardo non sfavorevole di Franceschini”, una forza del destino contro cui sarebbe vano opporsi. Anche se, detto tra noi, potrebbe urtare la suscettibilità di Elly Schlein, piccata nel chiedersi: cosa c’è nel mio sguardo non sfavorevole che non va?
Dei compiti del Federatore poco si sa, come per certe figure ieratiche del Vecchio Testamento (pur se per la perigliosa impresa furono evocati, invano, i nomi oltre che di Prodi, di Paolo Gentiloni e Beppe Sala, che si portano su tutto). Del resto, l’eloquio del predestinato ispirato a una visione escatologica esplora i destini ultimi dell’uomo, dell’universo e del Pd.
Così, dunque, Ernesto Maria prima “mette le mani avanti” e nega di essere “il salvatore della patria”. Anche se poi, forse commosso dagli sguardi supplichevoli di Beppe Fioroni e Lucio D’Ubaldo (organizzatori del convegno sui cattolici in politica) dopo una vibrante esortazione perché “i cattolici scendano nell’agone”, come sfibrato dalla partecipe attesa degli italiani ci lascia con quel dico e non dico che contiene il soffio di una profezia: “Non siamo e non possiamo essere solo spettatori”. La cronaca parla di “parecchi semi” lanciati nell’evento. C’è un sampietrino, tuttavia, che rischia di finire nell’occhio di chi legge: vale a dire per quale misteriosa ragione l’elettorato piuttosto disperato del centrosinistra dovrebbe farsi federare da Ruffini, degnissima persona ma pur sempre il direttore della non amatissima (ehm) Agenzia delle Entrate. Un po’ come fare la ola al vigile che ti ha fatto sequestrare l’auto per divieto di sosta.