il Fatto Quotidiano, 11 dicembre 2024
Bavaglio sulla ordinanze: ecco cosa sarà vietato raccontare
Il bavaglio è legge e noi faremo obiezione di coscienza. Sul Fatto continueremo a pubblicare intercettazioni e virgolettati estratti dalle ordinanze cautelari. E alle prime rappresaglie giudiziarie, ricorreremo alla Corte costituzionale e alla Corte di Giustizia europea. A cui chiederemo di demolire, in nome del sacrosanto diritto di cronaca, un divieto introdotto l’altroieri da un decreto legislativo che è solo l’ultimo tassello di una serie di riforme architettate dal ministro Carlo Nordio. Continueremo così a darvi subito le notizie che vi abbiamo dato quest’ultimo anno – sul caso Toti e sugli arresti dei carabinieri per l’omicidio Vassallo, sull’hacker che ha violato i server dei magistrati e sul controllo criminale delle curve degli ultrà di Milan e Inter, solo per dirne alcune – e che se fosse stata in vigore la norma-bavaglio avremmo dovuto rinviare all’ultimazione delle indagini e dell’udienza preliminare. Con la conseguenza, ad esempio, di dover aspettare qualche mese per pubblicare le intercettazioni dell’ordinanza di arresto del governatore della Liguria Giovanni Toti e dell’imprenditore Aldo Spinelli per la diffusa corruzione intorno agli affari sul porto di Genova. Eccone una che sarebbe finita nelle maglie di Nordio, si ascolta Toti ricordare a Spinelli la promessa di sostegno finanziario al partito a proposito della concessione del terminal. “Il 29 va la tua roba… ricordati che io sto aspettando anche una mano… eh? (…) Tanto domani va tutto eh? Va la proroga, però ti devo venire a trovare, che qua se no finiscono le elezioni”. Per il ministro andrebbe riassunta con parole nostre. Che mai renderebbero la genuinità del testo integrale.
E avremmo dovuto aspettare un po’ anche per raccontarvi i dettagli delle accuse a Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin, tratteggiato così dal Gip di Venezia nella sua ordinanza. “Imprevedibile, perché dopo aver condotto una vita all’insegna di un’apparente normalità, ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato” e “potrebbe uccidere ancora” perché ha dimostrato una “totale incapacità di autocontrollo”. Non avremmo potuto virgolettare alcunché.
E ora non si potrà più stampare l’intercettazione-simbolo dell’inchiesta di Milano sulla centrale di spioni guidata dall’ex poliziotto Carmine Gallo e da Samuele Calamucci: “Tutta Italia inculiamo”. Sono le parole che secondo il Gip provavano che quel “sistema di dossieraggio illecito… è in grado di tenere in mano il Paese”. Altri virgolettati impubblicabili, la chiusura delle indagini non è avvenuta.
In questa galleria di censure di Stato finirebbero pure le intercettazioni del capo ultrà Marco Ferdico con l’ex calciatore dell’Inter Marco Materazzi, mentre si parla dei biglietti per la finale Champion’s 2023: “Ti dico l’ultima Marco, ho parlato con Çalha e Barella” (i due simboli dello scudetto 2024, ndr), e anche grazie a queste pressioni i biglietti a disposizione della criminalità della curva Nord saliranno da 800 a 1.500. Stessa sorte per i colloqui intercettati a Venezia tra l’assessore Renato Boraso (arrestato per corruzione) e il sindaco Luigi Brugnaro, che gli dice: “Mi stanno domandando anche a me che tu domandi i soldi (…). Tu mi stai ascoltando, rischi troppo”. È l’inchiesta sulla strutturazione delle gare pubbliche architettata per favorire alcuni a scapito di altri, che lambisce il blind trust delle proprietà del sindaco-imprenditore. Secondo il Gip “Boraso ha sistematicamente mercificato la propria pubblica azione, svendendola agli interessi privati di cui si è dimostrato portatore al fine di tornaconto personale attraverso concussione, corruzione, creazione di falsa documentazione contabile e fatture per operazioni inesistenti. Si è trattato di una condotta durata ininterrottamente negli ultimi quattro anni”. Lo scrive nella sua ordinanza. Ma ora ci sarebbe il divieto di pubblicazione. Che varrebbe anche per l’ordinanza del Gip di Salerno che 15 anni dopo l’omicidio del sindaco Pd di Pollica, Angelo Vassallo, ha individuato i presunti assassini in un imprenditore in odore di camorra, Giuseppe Cipriano, un collaborante, Romolo Ridosso, un colonnello dei carabinieri, Fabio Cagnazzo, e il suo braccio destro, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, tutti coinvolti in un traffico di droga nel Cilento. E quindi non avreste potuto leggere le dichiarazioni del collaborante Romolo Ridosso: “Cipriano mi disse che diede a Cioffi 50-60 mila euro per ammazzare Vassallo, ne poteva pure fare a meno… poteva apparare tra persone civili…”. Non potendo più riportare le parole testuali del pentito, come si sintetizza, ministro Nordio, il verbo “apparare”?