Il Messaggero, 11 dicembre 2024
I confini della Siria presi d’assalto dai profughi che rientrano
Con la presa di Damasco e la fine di una guerra durata 13 anni e di un governo dittatoriale in sella 24 anni, milioni di siriani si trovano al bivio: tornare in massa o no? Centinaia di rifugiati, scappati in Turchia, da due giorni già si sono messi in fila, al valico di frontiera di Cilvegozu, sul confine turco-siriano, per tentare di rientrare, dopo che il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, ha annunciato che ogni giorno fino a 20mila siriani rifugiati in Turchia possono rientrare in Siria. «Il sogno dell’Europa è stato cancellato in un nanosecondo – racconta Isabella Chiari, fondatrice e presidente della ong italiana Amal for Education – i rifugiati siriani che si trovano a Kilis in Turchia vogliono solo rientrare in Siria». Un grande fermento, trainato da nuove speranze ed emozioni, chi poteva già è rientrato, altri stanno prendendo tempo. «Gli avvenimenti degli ultimi giorni in Siria hanno prodotto un milione di nuovi sfollati interni, di cui la maggior parte donne e bambini. Si stima che uno su cinque sia già stato sfollato almeno una volta», dichiara all’agenzia Dire Filippo Ungaro, portavoce in Italia dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).Tredici milioni gli sfollati. Molte famiglie vogliono rientrare a casa, vedere solo cosa è rimasto in piedi. Anche i paesi ospitanti sono coinvolti. Per primi i ribelli al potere hanno invitato i profughi a tornare nella “Siria libera”. Il nodo ora è come gestire il rientro volontario e le richieste di asilo. Dopo la caduta di Assad Europa ma anche Medio Oriente si interrogano. «I Paesi ospitanti potrebbero barattare un flusso di rifugiati con un altro se un gran numero di siriani fugge da un nuovo e imprevedibile regime», scrive il Washington Post. Una svolta che ha spiazzato, molti paesi europei – Italia, Austria, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Germania, Norvegia e Svezia – hanno annunciato la sospensione dell’elaborazione delle richieste di asilo siriane.In Germania – che ha accolto il numero più alto di richiedenti asilo siriani in Europa (716.000, secondo l’Onu), e dove è cresciuta una reazione anti-rifugiati in vista delle elezioni di febbraio – sono state congelate 47.270 domande. Il ministro degli Interni Nancy Faeser ha scritto su X: «La fine della tirannia di Assad è un grande sollievo per molte persone che hanno sofferto torture, omicidi e terrore. Molti rifugiati hanno rinnovato la speranza di tornare nella loro patria». Precisando: «Al momento non è possibile prevedere concrete possibilità di ritorno». Altri paesi ospitanti sono andati oltre, suggerendo che avrebbero fatto pressione sui siriani perché se ne andassero. Il ministro degli Interni austriaco Gerhard Karner ha annunciato un piano per «un rimpatrio ordinato e una deportazione in Siria». Anche prima dell’avanzata dei ribelli siriani, una reazione latente contro i richiedenti asilo aveva spinto nazioni “ricettive” come Germania e Svezia, ad adottare una linea dura sulla migrazione e a ridurre le protezioni. Anche la premier italiana Giorgia Meloni, aveva spinto affinché alcune parti della Siria fossero dichiarate sufficientemente sicure per il ritorno dei rifugiati. Ma l’Unione europea avverte: «Non ci sono le condizioni per un ritorno sicuro, volontario e dignitoso in Siria».I paesi confinanti con il maggior numero di rifugiati siriani registrati sono Turchia (3,7 milioni), Libano (800mila ufficiali), Giordania e Iraq. Mentre molti paesi europei hanno sospeso l’elaborazione delle domande di asilo, migliaia di siriani esiliati in Libano e Giordania stanno tornando a casa. Un controesodo che vede centinaia di sfollati prendere d’assalto a bordo delle auto i valichi di frontiera dopo la notizia della conquista di Damasco. Dal Libano hanno tentato di attraversare il varco di Masnaa a piedi, trascinando i propri bagagli. «Oggi la nostra felicità è indescrivibile e impagabile. Ciò che sta accadendo andrà a beneficio di tutte le nazioni arabe», ha detto Issam Masri, un siriano sfollato di 68 anni. Ma al confine libanese, il flusso è avvenuto in entrambe le direzioni. Un corrispondente della Bbc ha detto che un numero crescente di siriani stava cercando di entrare in Libano, forzando le resistenze dei militari libanesi.