Il Messaggero, 11 dicembre 2024
Al Jolani abbandona il nome di battaglia
È caccia ai pretoriani del regime di Assad, agli specialisti delle torture, ai capi della repressione che ha portato nelle carceri siriane 150mila persone in 13 anni, a decine di migliaia di prigionieri seviziati e uccisi. Nel terzo giorno della rivoluzione jihadista, è arrivato il momento della vendetta e dei linciaggi. Filtrano i video raccapriccianti delle esecuzioni sommarie, dei trascinamenti di corpi, delle sventagliate di mitra sui cadaveri tra urla di giubilo e grida di battaglia di folle galvanizzate. Un uomo in mimetica e passamontagna nero brandisce una pistola dal finestrino di un’automobile, pronuncia una specie di editto-verdetto e scarica l’arma su due uomini in ginocchio, le mani legate dietro la schiena. Poi una scena di festa, la gente si riversa in strada, ride, in mezzo passa un pick-up che trascina un uomo forse già morto, preso a calci e bastonato. Altri sono giustiziati con spari alla tempia. Video girati a Idlib, Hama e a Damasco, tappe della marcia trionfale dei ribelli di al-Jolani, il leader salafita ex affiliato a Isis e Al Qaeda che sta gestendo a Damasco la formazione del nuovo governo di Salvezza nazionale e si presenta al mondo non più col suo nome di battaglia ma con quello anagrafico, Ahmed al-Sharaa. Il giudizio delle cancellerie occidentali è sospeso, anche se la sua organizzazione, Hayat Tahrir al-Sham, ufficialmente compare tra quelle terroristiche. Mike Waltz, designato Consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump, spiega che «l’istruttoria è in corso» sull’Hts e su al-Jolani. «Al momento non vediamo funzionari del regime di Assad decapitati o appesi ai ponti, il presidente Trump e il nostro team stanno vigilando con attenzione sulle migliaia di combattenti dell’Isis». Militanti di Daesh hanno giustiziato ad Al Sukhna, tra Homs e Deir ez Zor, 54 militari di Assad in fuga nel deserto.IL PERSONAGGIOC’è una ambiguità tutta da chiarire riguardo a al-Jolani, che agli occhi di alcuni osservatori appare doppio, come duplice sono la sua proiezione pubblica e il suo nome. Al-Jolani è il comandante guerrigliero, mentre il ritorno a Ahmed al-Sharaa, il nome vero, segnala il tentativo di presentarsi come un «moderato». Un dottor Jekyll e Mr. Hyde siriano, favorito dal confronto col sanguinario dittatore in esilio a Mosca, Assad. Al-Jolani, alias al-Sharaa, ha graziato i militari dell’esercito di Assad, ma non quelli che indica come criminali di guerra. Annuncia che presto il nuovo governo fornirà la lista di ex funzionari «coinvolti nelle torture al popolo siriano. Offriremo ricompense aggiunge a chiunque fornisca informazioni sugli ufficiali di esercito e sicurezza colpevoli e non esiteremo a condannare i criminali, gli assassini, gli ufficiali coinvolti nelle torture. Perseguiremo i criminali di guerra e chiederemo la loro consegna ai Paesi nei quali sono fuggiti». La comunità internazionale «non ha più nulla da temere dalla Siria dopo il rovesciamento del regime di Bashar al Assad – ha detto Abu Mohammed al Jolani, aggiungendo che «i loro timori sono inutili». «La paura derivava dalla presenza del regime. Il Paese si sta muovendo verso lo sviluppo e la ricostruzione. Sta andando verso la stabilità. La gente è esausta per la guerra. Quindi il Paese non è pronto per un’altra guerra e non ci entrerà». Resta salvo l’impegno alla tolleranza «verso coloro i quali non hanno le mani macchiate del sangue del popolo siriano, abbiamo concesso l’amnistia dice il leader jihadista a chi era in servizio obbligatorio. Ma garantiremo giustizia alle vittime e puniremo i colpevoli». Per ufficiali di carriera impegnati nella repressione, nessuna clemenza. Gli elmetti bianchi (i soccorritori) hanno concluso le ricerche nel Mattatoio, la famigerata prigione a nord di Damasco destinata a torture e eliminazioni di dissidenti. La speranza era quella di liberare superstiti, cercando camere segrete con i cani e i dispositivi elettronici. Ma nulla e nessuno è stato trovato. Il carcere era vuoto, mentre a migliaia erano segnalati all’interno poche settimane fa. In un ospedale di Damasco i miliziani raccontano di aver scoperto 40 corpi nell’obitorio, ammucchiati, con segni di orribili torture, i volti pietrificati dal dolore. Tra loro un dissidente famoso, Hazen Al-Hamada, arrestato al rientro in Siria dall’Olanda, proprio come Navalny in Russia, e da allora scomparso. La sua salma è nell’ospedale Harasta che serviva il Mattatoio.