la Repubblica, 11 dicembre 2024
Biografia di Laura Valente
Tanti gli anniversari da celebrare: i dieci anni dalla morte, quarant’anni diOro, il successo che chiude il cerchio: la canzone con cui Pino Mango ha salutato gli spettatori durante l’ultimo concerto dell’8 dicembre 2014, quando ebbe il malore fatale. Il 6 novembre avrebbe compiuto 70 anni. Autore sensibile, voce magica. «Era un poeta», racconta la moglie Laura Valente, anche lei un talento; primadonna dei Matia Bazar negli anni 90. Cinque anni fa, per ricordare Mango, è uscito il cofanetto Tutto l’amore che conta davvero, ora Warner ha appena pubblicato Canzoni per sempre.
Il primo incontro?
«In sala di registrazione: era il 1983. Avevo appena compiuto 20 anni, Pino ne aveva 9 più di me. Eravamo molto diversi. Io vivevo in famiglia, andavo alla Bocconi, lui veniva da Lagonegro, in provincia di Potenza. Me lo presentò il produttore Alberto Salerno, marito di Mara Maionchi».
Colpo di fulmine?
«No. È nato tutto frequentandoci, stessa sensibilità artistica. Ci siamo conosciuti in una fase cruciale, la gavetta. Io stavo cercando la mia strada, Pino aveva fatto tre lp».
Per amore lasciò la musica.
«Avrei voluto avere due vite o un’altra testa, c’è chi riesce a fare tutto insieme. Nostro figlio Filippo aveva tre anni, desideravamo un altro bambino, vivevamo a Lagonegro, nella casa dove era nato Pino. Alla fine ho fatto una scelta».
Lui viaggiava tanto?
«Era sempre in giro. Mi sono vissuta una famiglia meravigliosa, anni di amore pazzesco. Casa nostra era un’isola felice, piena di musicisti».
Cos’è per lei la musica?
«Dico sempre che è un atto d’amore e una richiesta d’amore, hai bisogno di condividerla per avere un abbraccio. Mi ha aiutato tanto. I miei figli fecero un concerto a Lagonegro quando il padre se n’è andato. Era il 4 gennaio. Qualcuno criticò. Chi non ha la musica nelle vene non capisce, è una filosofia, un modo di far girare le cose. L’unica risorsa per sollevarsi dai dolori della vita che non è leggera».
“Oro” ha chiuso il cerchio.
«Sembra un disegno del destino, a 61anni non ho ancora capito se la nostra vita è già scritta o se è tutto casuale, legato al lancio dei dadi. Certo questo pezzo ha segnato la carriera di Pino, la nostra storia e la sua morte. Sono 40 anni dell’uscita del disco e venti dal nostro matrimonio: ci siamo messi insieme nell’84 e sposati nel 2004».
Ci avete pensato un bel po’.
(Ride).
«Non credevamo nella contrattualizzazione dei sentimenti ma avevamo i bambini, erano “i figli del cantante e della cantante”. L’abbiamo fatto per loro. Angelina aveva tre anni, Filippo nove, intorno a noi 50 persone a cui volevamo bene».
Ha condiviso la scelta di Angelina di fermarsi?
«Certo».
Quando tornerà a esibirsi?
«Lo deciderà lei, quando si sentirà pronta. Ha una squadra bellissima di persone al suo fianco».
Anche per i suoi ragazzi la musica era scritta nel destino?
«Sono nati in una famiglia dove si faceva musica. Ma anche se avessero deciso di fare altro, avrebbero avuto questo approccio alla vita: al di là della soddisfazione come madre, hanno fatto scelte d’amore. E se ti portano al successo, è bellissimo».
È fiera del successo di Angelina?
«Non è il successo in sé. È Angelina felice che mi rende felice».
Il rapporto di Mango con i colleghi?
«Era amato. Purista, non ha mai fatto nulla per denaro; solo poche collaborazioni, di pregio. La stagione dell’amore con Battiato, il duetto con Baglioni per Amore bello,un incontro nato a Lampedusa quando cantarono. Mille giorni di te e di me. Senza dimenticare la collaborazione con Dalla per Forse che sì, forse che no».
Con lei, al Festival di Sanremo nel 2007 fece un duetto emozionante sulle note di “Chissà se nevica”.
«Fu Pippo Baudo a insistere, e ci invitò anche a Domenica in. Con Pino avevamo separato le cose, per tutelare l’aspetto privato. Ma quel duetto fu magico, il palco dell’Ariston ha qualcosa di incredibile. Morivo di paura, però appena è partito il pezzo eravamo da un’altra parte».
L’anno scorso Angelina ha cantato “La rondine”. Sa che anche i tecnici avevano le lacrime?
«Ha commosso l’Italia e anche me. Per tanti fattori, cantava una canzone del padre. Quando Angelina mi ha detto che l’avrebbe riproposta nella dimensione più intima e si è chiusa in studio con Filippo, non ho detto niente. Sono mamma, non lavoro con mia figlia. Ho aspettato di ascoltarla, era bellissima».
Discuteva con Pino?
«Un po’ su tutto. Avevamo questa gioia nel confronto, parlavamo molto. Quando condividi ogni cosa, sposti l’asticella, aumentano l’entusiasmo e i momenti di scontro. Nella mediocrità non si cresce. Voglio sbagliare e voglio che qualcuno mi convinca. Se no, sai che noia».