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 2024  dicembre 11 Mercoledì calendario

Reportage tra i luoghi d’origine di Luigi Mangione

«No, non parliamo… pubblicheremo qualcosa», ci dice uno zio di Luigi Mangione, attraversando il vialetto per le auto della sua enorme casa a Cockeysville, un sobborgo residenziale di Baltimora. Davanti alla casa di Samuel Mangione, sotto una spessa nebbia, sono parcheggiate una dozzina di macchine: è in corso una riunione di famiglia. Una che era nota a Baltimora per il suo impero immobiliare (inclusi due country club, una casa di riposo, una radio) e per le generose donazioni filantropiche della Fondazione Mangione: all’Opera, ai musei, all’Arcidiocesi cattolica, a ospedali e cliniche (l’unità di ostetricia del Greater Baltimore Medical Center porta il loro nome). E che adesso sarà nota per sempre come la famiglia del killer dell’amministratore delegato di una odiata compagnia di assicurazione sanitaria. Luigi Mangione, 26 anni, è stato incriminato lunedì sera per l’omicidio di Brian Thompston: è in carcere in attesa dell’estradizione a New York. In tuta arancione, mentre le guardie lo portavano dal giudice, ha gridato: «…completamente fuori dal mondo, un insulto all’intelligenza del popolo americano». Online molti lo hanno definito un eroe, hanno raccolto 8.000 dollari per le sue spese legali. Amazon ha bloccato la vendita di magliette celebrative.
La famiglia ha già pubblicato una breve dichiarazione dicendosi «scioccata e devastata» per l’arresto di Luigi ed esprimendo le proprie «preghiere» per la vittima. A farsi portavoce del messaggio è stato il cugino di Luigi, Nino, il politico di famiglia (delegato repubblicano del Parlamento del Maryland). Luigi è stato riconosciuto lunedì dagli impiegati di un McDonald’s ad Altoona in Pennsylvania: c’era arrivato su un autobus Greyhound dopo una fuga di cinque giorni con tappe a Philadelphia e a Pittsburgh. L’impiegato ha chiamato la polizia, Luigi ha mostrato un documento falso a nome Mark Rosario», ma quando gli hanno chiesto se fosse stato a New York di recente ha iniziato a tremare. Aveva in tasca la pistola 3D e il silenziatore, 8.000 dollari in contanti e 2.000 in valuta straniera, e il «manifesto» contro il sistema sanitario, «il più costoso al mondo anche se l’America è al 42° posto per aspettativa di vita»; parla anche di «un suo famigliare» che non sarebbe stato curato come si deve. L’ipotesi è che si riferisca a se stesso: nel 2023 ha subito un’operazione chirurgica alla colonna vertebrale, per una condizione patologica dolorosa che ha sin dall’infanzia, la spondilolistesi. Sei mesi prima dell’omicidio si è allontanato dalla famiglia e dagli amici: è sparito. È stato alle Hawaii, a San Francisco e in Giappone. Il 18 novembre la madre Kathleen ha denunciato la scomparsa alla polizia. 
I Mangione devono la loro ricchezza al successo del patriarca Nicholas, nonno di Luigi, che fino all’età di otto anni viveva con i familiari in una sola stanza a Little Italy con il bagno all’esterno, e ha iniziato a lavorare a 11 anni. «Nick Mangione è un uomo di famiglia: per capirlo la chiave è guardare sua moglie Mary, alla quale è devoto, i cinque figli e cinque figlie ai quali sta gradualmente passando i suoi affari», disse il padre di Nancy Pelosi, Thomas D’Alesandro, ex sindaco di Baltimora, che gli era amico: «Forse è un po’ ruvido, ha una personalità aggressiva, ma ha un cuore grande, e ha raggiunto il successo per la via difficile». Nick è morto nel 2008 per un ictus; Mary nel 2023. È una famiglia unita: la dimora da un milione e mezzo di dollari di Samuel sorge accanto a quella identica di suo fratello Peter; dietro c’è il Country club di Hayfields dove vivevano i genitori. Luigi è cresciuto poco lontano col padre Louis, la mamma Kathleen che organizzava tour in Italia e due sorelle, Lucia (artista) e MariaSanta (medico). Il suo cammino sembrava ovvio: stage alla casa di riposo di famiglia; diploma (primo della classe, ma bravo anche in atletica e socievole) alla prestigiosa Gilman School, dove disse di aver imparato il «coraggio di esplorare l’ignoto e le cose nuove»; laurea in informatica e intelligenza artificiale alla University of Pennsylvania. Ma accanto al dolore fisico, era emerso quello psicologico. Prima postava foto dei suoi viaggi e dei suoi muscoli sui social; all’improvviso aveva iniziato a temere la dipendenza da smartphone. In una recensione online sul manifesto di Unabomber, condannava la violenza ma ne era affascinato, si diceva «preoccupato dal crescente consumismo, ci allontana dai noi stessi». In un’altra scriveva che sua madre lo costringeva a mangiare con la mano destra anche se era mancino per le buone maniere. «È triste», dice un parrocchiano della St Francis Xavier, la chiesa della nonna Mary. «Se può succedere a loro può succedere a qualunque famiglia».