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 2024  dicembre 11 Mercoledì calendario

A Damasco le chiese sono chiuse per precauzione

«Guardi, qui al momento le chiese sono chiuse, anche la mia. Non ho potuto celebrare la messa dell’Immacolata con i fedeli né suonare le campane, ho celebrato solo in privato con i frati. Per prudenza». Padre Firas Lutfi, 49 anni, è il superiore dei francescani a Damasco e parroco del convento San Paolo, nel cuore della città vecchia. «Fin da domenica c’è il caos, anche adesso non sappiamo cosa c’è davvero fuori, se magari può offenderli il suono delle campane o l’abito religioso. E poi la gente ha paura di uscire di casa», sospira. «C’è attesa, angoscia, e tante domande. Stamattina una mia parrocchiana mi ha chiesto: è vero che vengono a tagliarci la gola? La moglie cristiana di un professore che conosco è stata fermata da miliziani: metti in testa il velo, le hanno detto. Un padre gesuita mi chiedeva: la nostra gente è terrorizzata, come possiamo rasserenarla? Ecco: non si sa. Nessuno sa dirti niente». Assieme al vescovo armeno, lunedì, ha cercato di parlare con i ribelli jihadisti: «Visto che non sono venuti a dirci nulla andiamo noi, mi sono detto, nell’hotel dove sono alloggiati c’era un dottore della legge islamica che ci ha ripetuto le stesse parole rassicuranti dette altrove». Forse oggi riuscirà a parlare con il ministro degli Interni, dice, «da quando è sparito il governo si è creato un grande vuoto, ragazzi armati hanno saccheggiato negozi e bruciato sedi della polizia, e non è tutto». Che altro? «Da due giorni si sentono i bombardamenti israeliani, giorno e notte, la gente non dorme, dicono stiano avanzando e abbiano preso dei villaggi. È questa simultaneità che fa paura, le forze islamiche, le forze israeliane, e tutto questo d’improvviso». Non è strano che tra i cristiani si sia festeggiata la caduta di un regime che pure garantiva una certa laicità? «Assad era un dittatore, la Siria una grande prigione e la comunità cristiana, come tutta la Siria, è stata abbandonata, si vive in estrema povertà». Restano le domande: «Quale forma di governo ci sarà? I cristiani saranno riconosciuti come cittadini a pieno titolo? Speriamo di non arrivare a pensare che si stava meglio quando si stava peggio, e ritrovarci con la legge islamica. Ma ci vuole tempo, questi uomini sono siriani, dicono che sono tornati per dare alla Siria un governo giusto, vedremo». Certo, la preoccupazione della gente è legittima: «Anche in Libia si esultava per la caduta del dittatore e poi s’è visto com’è andata. Non vorremmo finire come la Libia o, peggio, l’Afghanistan».