Avvenire, 10 dicembre 2024
A Pomigliano i parroci si schierano con gli operai
Un fragoroso applauso ha accolto, tra le navate delle chiese di Pomigliano d’Arco, il messaggio di solidarietà che i parroci della città hanno scritto per i lavoratori Trasnova licenziati nei giorni scorsi. Il documento, che parte dal ricordo della visita che i parroci hanno fatto la scorsa settimana agli operai in picchetto permanente davanti allo stabilimento Stellantis della città, è stato letto nel corso di tutte le Messe celebrate domenica. «I lavoratori – scrivono i sacerdoti di Pomigliano – ci hanno chiesto preghiere e di dare voce alla loro giustissima protesta».Dopo aver informato i fedeli sulla vertenza in corso, che riguarda 90 lavoratori dell’indotto Stellantis a Pomigliano e altri (400 sono quelli a rischio complessivamente) di quello di altre fabbriche della multinazionale con sede in Olanda (Mirafiori, Cassino, Melfi), i parroci hanno espresso tutte le loro perplessità sulle politiche industriali del gruppo automobilistico. Al quale viene contestato di continuare a «mettere in cassa integrazione lavoratrici e lavoratori, a ridurre le produ-zioni, a svuotare gli stabilimenti e a chiedere soldi pubblici», mentre il governo «poco o nulla sta concretizzando al tavolo automotive». In vista proprio del tavolo convocato per oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla vertenza Trasnova, la Chiesa di Pomigliano chiede alle istituzioni di fare «tutto quanto è nelle vostre possibilità per scongiurare un’altra piaga sociale per il nostro territorio, già tanto martoriato». Ai fedeli viene chiesto invece di far sentire agli operai la propria «vicinanza e solidarietà concreta». «Non servono chiacchiere in questo momento», dice don Aniello Tortora, vicario episcopale per la giustizia e carità della diocesi di Nola e parroco a Pomigliano, autore del messaggio letto domenica nelle chiese della città. «Bisogna invece stare in prima linea in questo momento accanto ai lavoratori. Noi siamo andati da loro e continueremo a essere al loro fianco. Fino a quando sarà necessario assicureremo loro il nostro sostegno». Gli stessi Francesco Marino e Antonio Di Donna, rispettivamente vescovo di Nola e vescovo di Acerra, avevano fatto diffondere a fine ottobre scorso una nota in cui mostravano preoccupazione per una crisi dell’auto in cui «a pagare» sarebbero stati «i più deboli e i meno garantiti» e chiedevano all’Unione europea e al governo di «bloccare questa deriva pericolosa e fare tutto quanto è possibile per costruire il futuro dell’industria dell’auto». Intanto, i lavoratori Trasnova hanno scritto al capo dello Stato, Sergio Mattarella. «Caro Presidente – si legge nella lettera −, ti scrivono i 54 lavoratori della Trasnova che lavorano presso lo stabilimento Stellantis “Giambattista Vico” di Pomigliano d’Arco. Dal 2 dicembre siamo in presidio permanente davanti ai sei ingressi della fabbrica perché Stellantis ha deciso di non rinnovare la nostra commessa. Trasnova ci ha mandato le lettere di licenziamento, a fine anno non avremo più certezze per il nostro futuro. Dall’anno nuovo – scrivono i lavoratori al presidente della Repubblica − saremo tutti disoccupati alla ricerca di un posto di lavoro, e si sa che al Sud è più complicato». Trasnova ha annunciato nei giorni scorsi il licenziamento collettivo di 97 lavoratori impiegati nei quattro stabilimenti già citati. La decisione è arrivata a causa della «volontà di Stellantis di cessare tutti i contratti in essere» dal 31 dicembre. Dei 97 esuberi, 54 sono impegnati nel solo impianto di Pomigliano. Negli ultimi anni, il gruppo automobilistico aveva affidato a Trasnova l’appalto dell’attività di logistica per la movimentazione delle auto prodotte sui piazzali. L’azienda aggiudicatrice dell’appalto opera però anche attraverso subappalti, difficilmente quantificabili in modo preciso, secondo i sindacati. A Pomigliano, per esempio, altri 35 lavoratori appartenenti a Logitech: anch’essi sono da considerare a rischio. Per limitare gli esuberi nel proprio organico, Stellantis starebbe infatti riportando all’interno del suo perimetro aziendale proprio quelle attività che erano state esternalizzate in passato, “scaricando” i licenziamenti sui propri fornitori