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 2024  dicembre 10 Martedì calendario

L’Archivio di Stato di Napoli diventa discoteca per festini di nozze

Il mondo degli archivi è in subbuglio. “A livello di rischi, mai vista una cosa del genere”, assicura un’ex dirigente di lungo corso del ministero della Cultura. A incendiare la polemica sono video e foto di un matrimonio particolare che non si è celebrato in una chiesa qualsiasi, ma dentro l’Archivio di Stato di Napoli, tra le preziose carte del Regno, incunaboli, affreschi e mappe catastali. Evento privato con 300 ospiti, sabato 7 dicembre. Sarà stata la macchina del fumo, la cena con danze forsennate e musica a palla, le sigarette accese con l’allarme che suonava continuamente. Non le candele, quelle pare fossero a led. Sta di fatto che il silenzio dell’ex monastero benedettino nel cuore del centro antico della città è stato rotto dal frastuono di una festa che si trascina dietro mille polemiche per via di video e foto che han fatto sussultare perfino chi non c’era. Immagini che hanno fatto velocemente il giro dei social e sono arrivate ai giornalisti e delle quali ora anche la politica chiede spiegazioni.
Il senatore di Avs Peppe De Cristofaro ha presentato un’interrogazione al ministro Alessandro Giuli che la settimana prossima, il 12 dicembre, riceverà un fascicolo dei sindacati decisi a chiedere le dimissioni della direttrice Candida Carrino. “Pensavamo di aver visto tutto – attacca Giuseppe Nolé, coordinatore nazionale della Cisl Fp MiC – e invece la direzione si rende protagonista di eventi in conto terzi nei quali la prestigiosissima sede dell’Istituto si trasforma in una sala da pranzo e da ballo stile Castello delle Cerimonie”.
Party all’Archivio di Stato di Napoli
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Per la direttrice Carrino, invece, è una polemica montata “sul nulla”. Al Fatto spiega che eventi privati come questo “aprono lo spazio alla città” e fanno cassa. Mica tanto, a dire il vero: è proprio lei a spiegare che l’affitto ha portato circa diecimila euro. Un prezzo decisamente fuori mercato per avere in esclusiva gli spazi della Sala Filangieri, dove sono conservati alcuni dei documenti più rilevanti del Regno, del chiostro Capasso, dove si era sistemato il forno per catering, dell’atrio dei Marmi con la postazione del deejay, l’atrio del platano, con gli affreschi che ritraggono la storia di San Benedetto. Gli ospiti – tiene a precisare la stessa direttrice – “erano quasi tutti professionisti, avvocati, professori universitari, mica boss locali della malavita. E sono anche piuttosto seccati da questa pubblicità”. Insomma, affittare spazi pubblici sì, ma il pubblico generalmente inteso no. E poi non c’era solo la vigilanza privata, ma anche dipendenti del ministero adeguatamente remunerati (a spese degli sposi) per contenere, dalle 18 a notte inoltrata, l’esuberanza degli ospiti, tra l’impianto antincendio che scatta per il fumo e richiami agli organizzatori sul rischio di danneggiare il patrimonio custodito.
A chiedere chiarimenti è anche la direzione generale Musei, guidata dal giurista Antonio Tarasco. Deve aver cambiato idea perché a febbraio 2024 aveva definito Napoli “un modello” per la nuova frontiera degli archivi di Stato: non solo luoghi di studio e conservazione, ma spazi polifunzionali e ricreativi. Nel 2023, da capo dell’ufficio legislativo del MiC, aveva proposto un vero e proprio tariffario (ancora in vigore, seppur modificato nella parte sulle immagini, che aveva fatto infuriare i ricercatori) per la messa a reddito degli spazi culturali pubblici.
Di più, Napoli rientra tra le 19 sedi coinvolte in un accordo siglato dalla direzione generale e l’Agenzia del Demanio a marzo 2024, che ha dato ulteriore impulso a questa linea che alla funzione di conservazione affianca quella in favore dei privati per attività definite “spazi ricreativi”, che significa bar, ristoranti e location per feste. A febbraio c’era stata la presentazione tra i chioschi del libro di Marcello Veneziani, a maggio “Wine&Thecity 2024”, definito “viaggio enogastronomico tra i sentieri della bellezza del nostro Archivio!”, e poi via, un profluvio di mostre ed eventi, prima della maxi-festa di sabato. Lo stesso a Milano. A settembre per 10 giorni la sede dell’Archivio di Stato a Palazzo del Senato era diventata una passerella per la Fashion Week. Cene per i privati nei luoghi della cultura se ne sono viste a iosa: alla biblioteca Braidense, all’archivio di Stato di Pescara per il G7. Eventi, sfilate, serate, senza scomodare la festa del Tempo alla Galleria Nazionale d’arte moderna. Matrimoni, figuriamoci, da Paestum alla Reggia di Caserta. Fino allo showroom di Bulgari che a giugno ha chiuso per 10 giorni le Terme di Diocleziano a Roma.
Ma a Napoli devono essersi fatti prendere un filo la mano, dato che la Dg ieri ha comunicato di aver chiesto anche, pochi giorni fa, chiarimenti anche su altri due eventi, entrambi con catering e pista da ballo in archivio. “Si prega di fornire un quadro riassuntivo degli introiti incassati per ciascuno degli eventi svoltosi nell’anno 2024 (ovvero i canoni richiesti, ancorché non ancora incassati) attraverso la concessione a terzi degli spazi archivistici nonché le misure di sicurezza adottate” scriveva il 5 dicembre all’archivio di Napoli. Uno dei due peraltro era un convegno di epatologia, ma il fatto che il figlio di Carrino fosse uno degli epatologi presenti, assicura la direttrice, non ha rilievo: “qui facciamo tantissimi eventi diversi”.
E forse anche a Roma qualcuno inizierà a dubitare che ne valga sempre la pena. “Se emergeranno responsabilità da parte dell’Archivio di Stato di Napoli, saranno adottati i conseguenti provvedimenti”, assicura il ministero. Difficile che non emergano, avendo la responsabilità su quei locali. Difficile credere, però, che siano le uniche responsabilità.