la Repubblica, 10 dicembre 2024
Mohammed al Bashir è premier in Siria
Un liberismo sfrenato unito al rigore della legge coranica: è questa la ricetta sorprendente per risollevare l’economia predicata dai nuovi signori di Damasco. Il leader fondamentalista Ahmed al Shaara, più noto con il nome di battaglia di Abu Mohammed al Jolani, ha imposto alla guida del governo siriano il suo alter- ego manageriale: Mohammed al Bashir, da gennaio premier della confraternita sunnita di Idlib che ha travolto il regime. Un altro quarantenne che vuole estendere il laboratorio innovativo della terza generazione jihadista all’intero Paese.Al Bashir è un tecnocrate islamista: uno che cerca soluzioni concrete per migliorare i servizi pubblici e aumentare il benessere, bandendo la corruzione e le oligarchie. In Siria le mazzette finora sono state una regola consolidata, dove i boiardi del clan Assad hanno fatto a gara con i capi delle varie milizie nell’arricchimento e nell’estorsione di bustarelle. Il nuovo premier ha però due lauree: una in ingegneria, da cui nasce la passione per la digitalizzazione della burocrazia; l’altra in sharia, la legge coranica, da cui scaturisce il rigore morale nell’amministrazione. “Progresso materiale e valori etici”sono la sintesi del suo programma.Contrariamente al leader che ha passato 21 anni in battaglia, al Bashir non ha sparato né viaggiato. È nato a Idlib, si è laureato ad Aleppo nel 2007 e poi è tornato nella sua città occupandosi di impianti energetici. Dal 2021 quando la svolta di al Jolani ha reso moderata la schiera jihadista e forgiato la coalizione di 13 sigle sunnite del “Governo di Salvezza del Levante”, Bashir ha iniziato a scalare le gerarchie.La sfida che l’attende è titanica: l’economia siriana è in una crisi profonda, per effetto di 13 anni di guerra civile e della depredazione di ogni risorsa. Al Bashir vuole lanciare una terapia d’urto: introdurre un’economia di mercato, liberista ecompetitiva. Promette che non ci saranno più monopoli, né restrizioni agli investimenti. Fino a ieri le attività redditizie erano statali o nelle mani degli uomini del regime, a partire dai parenti del dittatore. La priorità è riattivare il commercio e provvedere ai bisogni basici della popolazione: nella capitale e in molte città i negozi restano chiusi. Il premier intende migliorare la sicurezza e affrontare la questione chiave per la sopravvivenza: l’inflazione e la svalutazione della lira siriana sul dollaro. Il costo della vita cresce vertiginosamente causando un impoverimento generalizzato. Nei suoi piani viene esplicitata la matrice fondamentalista, con l’impegno a usare la mano dura contro la corruzione, contro i profitti sproporzionati e contro gli accaparramenti delle merci.Dal punto di vista politico, l’attenzione è al rapporto con la comunità alawita – quella del clan Assad e dei quadri del regime – offrendo la pacificazione: viene ribadito che Latakia e Tartus, le due province alawite, sono parte integrante della Siria. Un piano rivoluzionario che si dovrà misurare con un Paese in condizioni drammatiche.