Corriere della Sera, 10 dicembre 2024
Report fa schifo
Ma è giornalismo del servizio pubblico mandare in onda una conversazione tra una moglie furibonda perché tradita e un marito che pavidamente accampa scuse? È uno scoop o solo una mascalzonata? Che cosa c’entra quel dialogo con l’informazione, con presunte irregolarità pubbliche?
Doverosa premessa. Sto parlando di «Report» e di una vergognosa inchiesta di Luca Bertazzoni, non nuovo a questi «servizi». Sto parlando di un ex ministro che non avrebbe dovuto fare il ministro e di una sua ex collaboratrice; di un ex ministro che, complice il direttore del Tg1, ha scritto una delle più brutte pagine di quella testata; di un ex ministro che si dice affranto, voglioso di scomparire e di fare il dipendente anonimo della Rai, chiuso in un archivio, e poi (in tanta afflizione d’animo) ti scodella subito un libro su Trump e va in giro a presentarlo. Per non parlare di lei, della signora dal discusso rapporto col ministero della Cultura. Fine della premessa.
Non è la prima volta che «Report» di Sigfrido Ranucci (descritto molto vicino ai 5 Stelle) s’incanaglisce con questi audio rubati («audio esclusivi venuti in possesso di “Report”!»), con queste interviste con la telecamera nascosta, con questi fastidiosi pedinamenti stradali, con questa spazzatura spacciata per giornalismo d’inchiesta (Rai3). Se mai «Report» azzeccasse qualche volta un servizio, verrebbe comunque macchiato per sempre da queste cialtronate. Il ministro si è dimesso, nessuno nega che abbia commesso delle leggerezze, ma non si capisce dove siano tutte queste informazioni sensibili che mettono in pericolo il G7 della Cultura. Che scopo ha questa inchiesta? Mettere alla berlina un funzionario del ministero, Francesco Gilioli, che è stato sostituito per avere eseguito gli ordini del ministro? Inseguire per strada Clemente Contestabile, consigliere diplomatico del ministero, solo per infastidirlo? Soprattutto, ma a chi interessa ancora questa storia?
Del caso se ne sta occupando la magistratura, questo finto giornalismo d’assalto (togliamo pure giornalismo) non aggiunge nulla di nuovo, se non discredito sul servizio pubblico.