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 2024  dicembre 10 Martedì calendario

Roberto Fico commenta la fine dell’era Grillo

Milano Roberto Fico, si chiude l’era Grillo. Era un passaggio necessario? 
«È stato un passaggio deciso da un’intera comunità, ed è bene ricordare come il voto degli attivisti non sia contro Beppe Grillo, ma per l’abolizione del ruolo del garante. Lui resta il fondatore». 
Storicamente lei è stato uno dei più vicini a Grillo. Ora il fondatore si è sentito un po’ abbandonato al suo destino. Anche da lei. 
«Noi tutti siamo sempre artefici del nostro destino. Dobbiamo distinguere il lato personale da quello politico. Sotto questo aspetto ho espresso più volte in questi mesi una convinzione, quella che non si possa tornare alle origini. Negli anni abbiamo fatto un percorso, abbiamo fatto delle scelte e le abbiamo fatte tutti insieme. Lo stesso Beppe le ha fatte. Penso alle alleanze, ai governi di coalizione e a quelli istituzionali. Ma penso anche a modelli di leadership del Movimento che non facevano parte del suo dna eppure sono stati accettati». 
Il nuovo Movimento è cambiato del tutto: dovrebbe cambiare nome a suo avviso? 
«Non lo penso affatto. Anzi io credo che il nostro nome sia prezioso perché ci ricorda la strada che abbiamo fatto, da dove proveniamo e chi siamo. Siamo un movimento radicato nella sua storia ma anche proiettato verso il futuro». 
Chi si rivede nel M5S delle origini e in Grillo potrebbe non seguirvi più a livello elettorale. Teme un calo dei consensi? 
«Il tema delle origini mi sta a cuore e lo comprendo, ma è nei fatti superato da tempo. Poi è chiaro che da parte nostra ci deve essere un impegno rinnovato per rafforzare la nostra azione politica. Dopo l’assemblea costituente siamo tutti chiamati a uno sforzo aggiuntivo». 
Conte ha detto che oggi farebbe correre il Movimento da solo. Lei da sempre sostiene l’asse con il Pd. 
«Noi e il Pd siamo due forze politiche diverse, per storia e percorso. Lo sforzo in prospettiva deve essere quello di realizzare proposte politiche comuni per costruire un’alternativa a questo governo che sta distruggendo lo stato sociale e la coesione nazionale, mettendo in discussione anche i diritti civili». 
Eppure con il Pd ci sono distanze evidenti, per esempio sul sostegno militare all’Ucraina. 
«Sì, su questo come sulla commissione von der Leyen abbiamo posizioni diverse. Ma abbiamo posizioni comuni sul salario minimo a norma di legge, così come sul reddito di cittadinanza. Temi che il Movimento pone da tempo. E che ora trovano spazio nel dibattito. Senza dimenticare la battaglia che abbiamo fatto e continueremo a fare contro l’autonomia differenziata». 
Lei è anche indicato come papabile governatore in Campania. Vincere senza i dem sembra impossibile. A livello locale il discorso è diverso? 
«Mi faccia dire che i nomi vengono sempre dopo temi e programmi, è prematuro parlarne ora. Credo si debba ragionare innanzitutto su progetti e obiettivi per la Campania per costruire una proposta politica comune, come abbiamo fatto a Napoli, dove in coalizione ci siamo noi, il Pd, Avs e le forze riformiste». 
La sua eventuale candidatura dipende anche da come Conte gestirà il superamento del tetto dei due mandati. Si parla già di frizioni tra vecchia guardia e nuove generazioni 
«Non ci sono frizioni. Sui mandati c’è stato un voto chiaro degli iscritti rispetto alla revisione di questa regola. Adesso verrà elaborata una proposta coerente con le indicazioni della Costituente». 
Infine c’è lo scenario europeo. Conte guarda a Sahra Wagenknecht e a una forza progressista anche a Strasburgo. Ma siete in Left oggi… 
«Il M5S è una forza progressista e la collocazione nel gruppo Left al Parlamento europeo riflette questo posizionamento, quindi l’attenzione che abbiamo sempre avuto per diritti sociali e civili, ecologia, pace. Questo non confligge con il confronto con altre esperienze politiche e con i temi da queste portati avanti».