Libero, 10 dicembre 2024
Le chiede di sposarlo sul palco, ma lei rifiuta
Sembra quasi un siparietto “staged”, una messinscena, tanto è venuta bene. Non conosciamo la musica di Naska, ma tendiamo a credere che il momento clou del suo concerto al Forum di Assago sia stato proprio quello in cui sul palco sono saliti un ragazzo, d’accordo col cantante-paraninfo, e una sperduta ragazza, evidentemente ignara di cosa la stesse aspettando, Matilde, la quale si è vista ricevere l’immancabile proposta pubblica di matrimonio megalomane, spettacolare, destinata a diventare, nei migliori auspici di chi la fa, virale, dal suo spasimante inginocchiato verso di lei e con tanto di anello. Christian De Sica direbbe: «Na che è sta ‘cafonata!...». Un commento che, vista la sua reazione, deve avere tentato anche Matilde, che prima ancora che il suo incauto pretendente cominciasse a parlare, vincendo la timidezza e l’emozione, con vistoso gesto della mano lo avvertiva: «Ma che cavolo stai facendo?».
Ma il cavaliere in pectore, che aveva accompagnato la sua pretesa dama al concerto del suo beniamino, imperterrito, certo del suo invulnerabile sentimento, è andato fino in fondo, o per meglio dire, è colato a picco, pronunciando davanti al folto pubblico della pop star del momento, che per quel tentativo aveva interrotto lo spettacolo, le parole fatidiche: «Matilde», e lei rapida e nervosa: «Cosa vuoi?», e lui: «Vuoi sposarmi?». Al che Matilde, armata di coerenza, per nulla intenerita da quella sceneggiata (o, vedi sopra, cafonata) ha continuato, poveretta, a scuotere le mani giunte sperando in un ultimo tentativo di rinsavimento da parte del ragazzo e poi, con franchezza, gliel’ha detto: «No». Un no che è piombato sul palco ed è riecheggiato per il Forum di Assago con più potenza dei suoni e delle urla incertamente intonate del cantante. Pronunciato il gran rifiuto, Matilde se l’è squagliata dal palco, lasciando soli, e tapini, Naska e l’amante respinto.
Occorre specificare che l’eroina della serata è stata proprio la giovane, coraggiosa Matilde? Che non si è fatta influenzare dal trappolone organizzato dal callido duo e, scandagliato bene il suo cuore, senza curarsi degli effetti pubblici, social, virali o non virali della sua replica, insomma senza dare in pasto alla pazza folla quello che la pazza folla da sempre vuole, ha rovinato la festa a tutti e si è salvata. Grande Matilde, e possiamo solo augurarci che in futuro ci siano cento, mille, milioni di Matilde a infrangere l’incantesimo diabolico di queste pacchiane proposizioni nuziali urbi et orbi, che privano un tenero momento, delicato come un petalo, di ogni poesia, per trasformarlo in una baracconata da esibizionisti dilettanti, e non vogliamo nemmeno sprecare il termine “narcisismo” a questo riguardo, perché il narcisismo è una cosa più seria.
Sarebbe crudele non comprendere la confusione e il dolore del ragazzo che ha ottenuto il doppio smacco del rifiuto e della brutta figura, però dal suo fallimento può nascere un bene, e cioè la fine di questa stupida moda. Caro ragazzo, si capisce che hai voluto rendere memorabile quel momento, ma tanto per cominciare non sarebbe stato male se avessi, prima, verificato il più possibile il consenso dell’altra parte – e se già conoscevi la sua risposta negativa, come hai potuto credere che l’espediente dell’intermezzo nel concerto di Naska avrebbe potuto farle cambiare idea? Se lei ha ribadito un no, che ti aveva già fatto intendere, devi ancora di più ammirarla: solo una persona superficiale avrebbe cambiato idea a furor di pubblico. Ma ora che hai preso il due di picche, e per contrappasso è questo che è diventato virale, e non la promessa di matrimonio, non ti scoraggiare troppo, e rimedia al tuo errore. Vai in giro e predica contro i “cara, vuoi sposarmi” pronunciati in cima al K2, su un aereo che sta precipitando, mentre si fa rafting sulle rapide, o turbando le occasioni pubbliche e sociali d’ogni ordine e grado. Insegna la privacy, la riservatezza, la discrezione e la profonda verità che la proposta di matrimonio, al limite, non riguarda nemmeno i parenti dei soggetti coinvolti, ma solo loro due. È un segreto, un mistero di cui si parla in una nicchia, non è un open party. E fondamentalmente – e non c’è niente di male – agli altri, non gliene frega niente.