Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  dicembre 09 Lunedì calendario

“SONO STATO COSTRETTO A LASCIARE” – IL SOVRINTENDENTE DELLA SCALA DOMINIQUE MEYER SI TOGLIE I MACIGNI DAGLI SPARTITI – “NEL MOMENTO IN CUI ANNUNCIAVO UN UTILE DI QUASI 9 MILIONI DI EURO, COSA MAI SUCCESSA, HO SAPUTO CHE MI SAREI FERMATO. TROVO LA NORMA, VOLUTA DALL’EX MINISTRO SANGIULIANO, BIZZARRA. IN ITALIA SI PUÒ ESSERE CAPO DELLO STATO O PRESIDENTE DEL SENATO BEN OLTRE I 70, PER UN INCARICO MOLTO MENO ONEROSO COME LA SOVRINTENDENZA DI UN TEATRO C’È UN LIMITE DI ETÀ. LAVORO 90 ORE ALLA SETTIMANA, CON LA STESSA ENERGIA DI VENT’ANNI FA” – LO STATO FACCIA DI PIU’: L’OPÈRA DI PARIGI PERCEPISCE 100 MILIONI DI EURO DI FINANZIAMENTI PUBBLICI…” -

La mattina dopo la Prima della Scala, Dominique Meyer fa colazione con una tazza di tè e una fetta di panettone. Per pranzo cucinerà un risotto, con molta calma. Giornata di riposo, alla fine della corsa verso il 7 dicembre, il suo ultimo da sovrintendente, con La forza del destino di Giuseppe Verdi diretta da Riccardo Chailly e la regia di Leo Muscato.

Alsaziano di Than, 70 anni il prossimo agosto, una carriera nei teatri d’opera più importanti del mondo, dall’Opéra di Parigi alla Wiener Staatsoper, è arrivato alla Scala nel 2020, in pieno Covid, la lascia cinque anni più tardi per scadenza di un mandato che non è stato rinnovato.

(...)

Cominciamo dalla Prima dell’altro ieri. Soddisfatto? «Molto. Del risultato complessivo e di alcune cose in particolare. L’orchestra, che sotto la direzione di Chailly, ha suonato benissimo, e il coro, che grazie al lavoro eccezionale del suo maestro, Alberto Malazzi, ha raggiunto livelli eccezionali. Ma anche i macchinisti. I cambi scena sono molto impegnativi. Avevo chiesto loro il massimo silenzio. Non era facile, ci sono riusciti».

Un successo, con qualche fischio per Anna Netrebko. «I fischi non erano contro la sua performance, che è stata semplicemente straordinaria, ma perché è russa. Una manipolazione ingiusta». In passato Netrebko non ha nascosto la sua vicinanza a Vladimir Putin. «Questione di prudenza, la sua famiglia era ancora in Russia. Giudizi superficiali».

La sua ultima Prima. «L’ho preparata e sviluppata senza pensare che fosse l’ultima, da bravo soldato. Con la gioia di constatare quanto l’arte lirica sia viva e rivolta al futuro. L’ho visto nel ricambio generazionale avvenuto nel coro e nell’orchestra, nello slancio di nuovi progetti, come l’opera di Francesco Filidei tratta da Il nome della rosa, con la regia di Damiano Michieletto, al debutto in aprile».

L’ha messe in cantiere lei ma non si godrà il risultato. «Questo mi rattrista. Il tempo di maturazione di una nuova opera lirica è più lungo del mandato di un sovrintendente».

Tecnicamente non è stato rinnovato per via della nuova norma che fissa a 70 anni il limite di età per il ruolo di sovrintendente delle fondazioni lirico sinfoniche. «Nel momento in cui annunciavo un utile di quasi 9 milioni di euro, cosa mai successa alla Scala, ho saputo che lì mi sarei fermato. Trovo questa norma, voluta dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, piuttosto bizzarra. In Italia si può essere capo dello Stato o presidente del Senato ben oltre i 70, per un incarico molto meno oneroso come la sovrintendenza di un teatro c’è un limite di età. Lavoro 90 ore alla settimana, con la stessa energia di vent’anni fa. Certo, qualcuno potrebbe dire che è un’illusione dovuta alla senilità precoce».

(...)

Parliamo di sponsor. Il loro contributo l’anno scorso ha garantito un ricavo di 44 milioni di euro. Ministero, Regione e Comune insieme arrivano a 40. I privati sono più attenti delle istituzioni pubbliche? «L’Opèra di Parigi percepisce dallo Stato 100 milioni di euro, il dato parla da solo».

Che cosa augura a Fortunato Ortombina, il suo successore? «È un amico da trent’anni, non posso che augurargli tutto il meglio».