il Fatto Quotidiano, 9 dicembre 2024
Le ragazze vogliono diventare tutte rifatte
A tredici anni le labbra alla russa, a quattordici gli occhi a coda di volpe. A quindici – con le prime paghette – una siringa con le amiche di acido ialuronico. E poi a diciotto anni, finalmente, il seno.
Ci sono date e date. Compleanni e ricorrenze. C’è il regalo di Natale e il diciottesimo. C’è da scegliere se essere belle o bellissime. Addirittura perfette. Ci sono ragazzine e ragazzine.
Nello studio di Roberta Lovreglio, coordinatrice nazionale dei centri di medicina rigenerativa della Lilt (Lega per la lotta ai tumori) c’è un via vai di mamme.
È l’effetto collaterale di un fenomeno enorme che coinvolge le quasi bimbe e le rende drammaticamente adulte, trasformando la pubertà nella via disgraziata a quel che si ritiene sia la felicità.
La corsa all’ingiù verso il felicemente rifatto.
Le nuove schiave di tik tok, di instagram, dei filtri fotografici. La folla ansiosa di giovanissime che l’intelligenza artificiale manda a questa specie di macero corporale.
Nel suo studio vengono e chiedono.
Noi non rispondiamo alle loro esigenze, chiamiamole estetiche e fermiamoci qui, ma con trentadue anni di esperienza vuole che non abbia sentito, visto, diagnosticato i più tristi fenomeni di rimodellamento?
La mamma per il diciottesimo compleanno della figlia.
Dottoressa, avevo promesso che con la maggiore età le avrei regalato il seno e non mi sento di negarglielo.
Il seno d’oro.
Il seno costicchia: siamo sui diecimila euro. Ambisce al senso rifatto quella figliolanza del ceto medio alto, le figure femminili che la pubertà le ha trasformate in piccole donne. Mai state bambine, mai interessate a studiare, poco amanti dello sport. Tanto tempo libero e tanto computer.
Lei prima diceva: ci sono ragazze e ragazze.
Esattamente: c’è la generazione botox, dove l’apparenza è la più cospicua forma di gratificazione, e il resto del mondo femminile che studia, fa sport, s’innamora e non pensa al rinofiller.
Il naso coi fiocchi.
Ieri la figlia di un carrozziere è venuta da me a espormi il suo dramma. Dopo essersi fatta rifare il naso ha notato, guardandosi per settimane intere allo specchio e credo perdendosi in esso, dei millimetri di differenza tra la narice destra e quella sinistra. Un fatto invisibile agli altri umani, a chiunque l’avesse osservata, e invece una dismetria sconvolgente per lei. Che l’ha portata a chiedere una seconda prova di rimodellamento, a infliggere un’ulteriore pena al suo corpo. La tristezza sa qual è stata?
Il padre accondiscendente.
Quel papà che piegava il capo, assicurandole ogni comprensione.
I papà fanno queste cose?
In genere no, sono le mamme. Soprattutto quelle mamme che hanno trovato già gratificante per se stesse un bel paio di labbra.
Oggi per le più piccine vanno di moda le labbra alla russa.
Sul web si vendono queste fiale di acido ialuronico, si fanno le collette settimanali per farsele iniettare. Pochi soldi, tanti rischi.
Come se ne esce?
Solo entrando nelle scuole a spiegare, illustrare, confortare.
Forse bisognerebbe prima entrare nella testa delle mamme.
Le mamme di quelle ragazze che non trovano sicurezze nello studio, non hanno un lavoro né un hobby qualunque.
Non studiano, escono poco.
Stanno davanti allo specchio nei pochi momenti di libertà dall’assillo del telefonino.
È lì il processo ricostituente.
Lì guardano le bellissime, quelle che i filtri magici rendono così perfette da essere inimitabili e decidono la scalata verso il paradiso.
Mamma, per Natale voglio farmi all’occhio l’effetto a coda di volpe.
Allungarlo, a mo’ di giapponesina.
L’occhio per Natale per le più piccine.
Soprattutto le labbra per Natale.
Il seno al compleanno.
Piccola, la mamma ti promette che a diciotto anni ti regalerà il seno.
E a venticinque?
Liposuzione, eccetera.