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 2024  dicembre 09 Lunedì calendario

Paolo Ruffini scende in campo: sarà il nuovo Prodi?

Si fa presto ad invocare il “nuovo Prodi”. Da 16 anni, da quando il Professore ha lasciato la politica, la retorica mediatica ha tenuto in vita una suggestione che sinora nessuno ha saputo interpretare e dunque c’è da scommettere che nei prossimi giorni proprio quella etichetta sarà riproposta per un personaggio che, certo la respingerà, ma che potrebbe presto diventare un nuovo protagonista del centro-sinistra italiano: Ernesto Maria Ruffini, da cinque anni direttore dell’Agenzia delle Entrate. Delicato incarico nel quale è stato confermato da governi distantissimi tra loro: Gentiloni, Conte 2, Draghi, Meloni.Proprio oggi Ruffini farà il primo passo per un suo probabile ingresso in politica: parteciperà assieme al padre gesuita Francesco Occhetta, una delle più forti voci “bergogliane” in Italia e a Giuseppe Fioroni, ministro della Pubblica istruzione dell’ultimo governo Prodi, ad un convegno sull’impegno dei cristiani nella società italiana. A prima vista un incontro come tanti e tuttavia il sottotesto è un altro: da tempo Ruffini ha confidato ad alcuni amici – influenti e non – il suo desiderio di trasformare la sua passione politica in impegno in prima persona. Certo, per ora non c’è nulla di deciso e fino a quando Ruffini manterrà il suo incarico, non svolgerà contemporaneamente alcuna attività politica. Ma l’intenzione e c’è anche il retroterra politico e culturale.La sua passione civile, negli ultimi dieci anni, si è espressa negli incarichi in campo fiscale, ma anche in alcuni libri, segnati da un approccio cattolico-progressista. Dalle prefazioni di alcuni di questi libri arriva una prima indicazione sul personaggio: Ruffini può contare sulla stima privata delle due più importanti personalità politiche della cultura cattolico-democratica dopo la caduta del Muro di Berlino: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Romano Prodi. Il più recente libro di Ruffini, Uguali per Costituzione. Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 ad oggi, edito da Feltrinelli, è preceduto da una prefazione del Capo dello Stato, che tra l’altro scrive: «Questo libro racconta la nostra storia, le nostre radici e ci invita a fidarci del futuro». Nel 2013 Ruffini aveva scritto L’evasione spiegata a un evasore e in questo caso la prefazione era firmata da Romano Prodi. Naturalmente Mattarella e Prodi sono e resteranno niente più che due amici e in particolare il Capo dello Stato è sempre stato rigorosissimo nella sua equidistanza da tutti gli attori politici.Cinquantacinque anni, palermitano di nascita, figlio di Attilio, partigiano cattolico e più volte ministro democristiano, Ernesto Ruffini è fratello di Paolo, già direttore della RaiTre di maggior successo dopo la stagione-Guglielmi e da sei anni prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Se Ruffini romperà gli indugi, si giocherà una partita dagli obiettivi ancora indefiniti: capofila di un’area laico-cattolica del campolargo rimasta senza leader? O possibile candidato premier? Da anni Ruffini può contare sulla stima discreta di ministri, manager, associazioni di base, su tante simpatie in Vaticano e su quella di vecchi amici come Dario Franceschini, Bruno Tabacci, Lucio D’Ubaldo, ma se scenderà in campo – come in privato fa capire – l’attuale capo dell’Agenzia delle entrate partirà da un background personale che è fatto essenzialmente di due risorse. Anzitutto, una cultura di governo acquisita alla guida di Equitalia e dell’Agenzia delle entrate: proprio qui, muovendosi tra ministri, evasori fiscali e grandi burocrati dello Stato, ha contribuito ad accrescere ogni anno la quota di evasione fiscale recuperata, raggiungendo nell 2023 il record di oltre 31 miliardi di euro.Ma se entrerà in politica, Ruffini intende far valere soprattutto altro: l’effetto-novità (una dei segreti dell’ascesa repentina di Elly Schlein), ma anche un profilo agli antipodi con l’agonismo che domina in questa stagione. Alcune settimane fa, intervenendo alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione, Ruffini si è congedato con una chiusa irrituale: «Ognuno di voi ha le sue competenze e letto libri diversi dagli altri, ma se guardate i vostri curricula, c’è una parte importante, uguale per tutti: gli spazi bianchi tra una riga e l’altra. Spazi che rappresentano i nostri errori e fanno parte di quel che siamo. Non archiviate i vostri errori, concentrandovi solo sui successi!». Una visione molto diversa dalla cultura dei leader di stagione: quella della vittoria a tutti i costi, costi quel che costi.