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 2024  dicembre 09 Lunedì calendario

Alberto Tomba ricorda i suoi anni d’oro

«Prego, passi avanti, per me è un onore» fa una signora, riconoscendo Alberto Tomba al supermercato. Lo sciatore che ha portato nelle case di milioni di italiani nomi come Sestola, Castel de’ Britti, Corno alle Scale, facendo dello sci quel che è oggi il tennis, non ha mai abbandonato il suo territorio, le sue montagne, la sua villa dove vive vicino alla madre Maria Grazia dopo la scomparsa del padre Franco. A quasi 58 anni (il 19 dicembre), a quasi ventisette dal ritiro dopo la vittoria numero 50 in Coppa, Tomba non solo è un mito ma anche un brand: uno stilista ha disegnato una linea dedicata a lui, l’Appennino dell’Emilia- Romagna ha rinnovato il suo contratto come ambassador.Alberto Tomba, ci stupisca con la sua memoria.«Trent’anni fa, il 3 dicembre ’94, ero 21° dopo la prima manche del gigante di Tignes, ma poi ho fatto una grande seconda che quasi tiravo giù dal podio quelli che stavano alla premiazione. Finii quarto, arrivai a pochi centesimi dal podio, poi il giorno dopo, vinsi lo slalom inaugurando la serie di 11 vittorie che mi permisero di conquistare la Coppa del mondo generale a Bormio ’95. Vent’anni dopo il parallelo di Ortisei tra Gustavo Thoeni e Ingemar Stenmark».Ha lasciato una traccia indelebile, se quando Odermatt quasi casca e si rialza si dice che ha fatto un recupero alla Tomba.«Odermatt negli ultimi anni è davvero il più forte. Ma mi fa piacere che si ricordino ancora le mie rimonte, e ringrazio tutti quelli che citano le mie gesta: vi ricordate il gigante di Sierra Nevada? O lo slalom di Lech, quando ero già fuori ma poi ho vinto? Eh quanti ricordi, e la rimonta alle Olimpiadi di Lillehammer ’94, da dodicesimo a secondo in slalom?».La avvicinano anche bambini che non erano nati quando vinceva?«Fanno presto, vanno su Google, oppure ascoltano il papà che è uno sciatore. Già a sei, sette anni sono miei tifosi, sanno di tutto e questo mi fa molto piacere. Certo per un ventenne di oggi è difficile capire, se ci pensi ho smesso 26 anni fa».La sensazione mai sparita è che si sia ritirato troppo presto.«Dovevo arrivare forse a Torino 2006, e qualcuno si sarebbe ricordato meglio di me. Ho smesso a 31 anni, c’è tanto rammarico se ci penso adesso. Però, come dicono quelli del mio fan club, Alberto ha smesso da vincente. Bene così, a differenza di altri…».Ha visto com’è finito Hirscher, subito infortunato dopo 5 anni di stop? E ora torna Lindsey Vonn.«Hirscher era il più forte di tutti prima di questo “comeback”. Il suo incidente capita, ma se torni devi fare una sola disciplina, non due. Non puoi fare slalom e gigante, perché portano via tempo e dopo una certa età devi perfezionare una disciplina sola. Anche Lindsey Vonn deve fare attenzione, gliene serve proprio tanta soprattutto perché fala discesa libera, abbiamo visto ultimamente tanti incidenti».Anche Mikaela Shiffrin non si sa quando tornerà.«In questo sport puoi essere in forma, ma quando sei in gara cambia tutto. Ti alleni per la Coppa del mondo, tendi a sottovalutare il gigante ma quando scendi a 80-100 all’ora basta un attimo. Puoi dire che è colpa della neve artificiale che è più pericolosa, delle sciancrature degli sci, ma ogni incidente fa storia a sé e per capire bisognerebbe essere sul posto».Sta per tornare in gara anche Sofia Goggia, che l’ anno scorso di lei disse: “Omaggiamo il Messia”.«Grande Sofi, le faccio sempre gli auguri di compleanno. È veramente forte, dopo gli infortuni prende, riparte, rivince, ha un bel fisico. Maabbiamo anche Federica Brignone e Marta Bassino, le donne sono quelle forti, mentre continuiamo ad aspettare un erede di Tomba e non è facile. Siamo vicini alle Olimpiadi di Milano Cortina ma non c’è la costanza, manca qualcuno che veramente…».Nel tennis invece un Tomba è venuto fuori e si chiama Sinner.«Ogni tanto ci sentiamo, in fondo lui è un ex sciatore. Ci voleva uno come lui, ho sognato anni fa che sarebbe arrivato qualcuno in grado di diventare il numero uno del mondo, ed ecco qua Jannik. In questo anno di Olimpiadi e Paralimpiadi, per lo sport italiano i suoi Slam sono qualcosa di inavvicinabile. Lui e io siamo divisi da epoche lontane e sport diversi. Lui ha lasciato lo sci perché non si può sbagliare, commettere un singolo errore, ma è come se ci fossimo scambiati i ruoli: io potevo fare il tennista, avevo il campo nel parco di casa, e lui lo sciatore».Cosa ha pensato quando ha visto l’Italia vincere la Coppa Davis?«Che quella parte della Spagna porta fortuna, si atterra a Malaga per salire verso Sierra Nevada dove ho vinto due ori ai Mondiali ’96».Avrebbe potuto vivere a Milano, Roma, Miami, ma non ha mai lasciato Bologna.«Sono fedele nei secoli. Sto bene qua, ci sono i posti più belli, dove salivo con mio padre e c’era tantissima neve, speriamo torni così abbondante. L’Appennino mi ha caricato molto anche nelle ultime stagioni di Coppa del mondo, mi allenavo, andavo alla Croce del Corno perché mi portasse fortuna. Dopo i due ori ai Mondiali in Spagna sono tornato a toccarla, sono cose che rimangono nel cuore a vita. Una volta c’era la pista rossa, blu, verde, adesso c’è la Tomba 1, Tomba 2...».Oggi come si tiene in forma?«Mi prendo tutto il mio tempo e poi salgo in cima alla montagna con le pelli (permettono di andare all’insù quando sono applicate sotto gli sci,ndr ).Prima, quando sfrecciavo a 100 l’ora era difficile vedere il paesaggio. Oggi a volte salgo quando hanno già chiuso gli impianti, e a marzo anche dopo una certa ora c’è ancora luce: così vedo certi tramonti, il mare, la Croce, e mi spingo fino al Cimone, a Cerreto Laghi. Quest’anno mi hanno mandato una foto di me bambino in una gara che si chiamava gran premio Saette Coca Cola. Santo cielo, quanto tempo».Se potesse cambierebbe qualcosa del suo passato?«Della mia vita non cambio niente».