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 2024  dicembre 09 Lunedì calendario

Natalia Aspesi è andata alla Scala

Una notte infernale all’opera: noi stupidelli chiamiamo per tempo per andare, ingenui, alla Scala, ma il taxi come sempre ha altro da fare, figurarsi se si ricorda di un appuntamento.Piove e ormai sono quasi le diciassette, e non sarà certo come a Notre-Dame dove nello stesso giorno i capi di Stato, una quantità, si festeggiano e arrivano alla cattedrale come fosse niente. Già fuori tempo, finalmente di taxi ne troviamo uno, e qui inizia la nostra agghiacciante avventura. Ci sono gli “Obei obei”, tutta Milano è fuori casa, via Torino sotto la pioggia e una massa ingorda che vuole comprare regali di Natale a due euro (qui ce n’è). Il conducente è molto carino, sfreccia come può nell’ingorgo.Alla fine ci chiede 70 euro.Perché intanto tutto il centro dove si trova la Scala è barricato contro chiunque voglia entrare, anche i disgraziati signori in smoking. C’è una manifestazione, là non si può passare, più giù è proibito.Milano non si muove, l’unica salvezza è entrare in via Manzoni. Ci arriviamo, affranti, dopo circa un’ora. Ma poi, che serata il 7 dicembre, La forza del destino !Sarà perché ero quasi morta, mi è girata la testa mentre girava continuamente su di sé il palcoscenico in mano a Leo Muscato, regista, che l’ha riempito di crocerossine anni 40 e di abiti del Settecento con neve e vento. Mai, si sentiva dire, il maestro Chailly era stato così divino, e tutti quei preti che cantavano sgambettando, forse era lì che portavano male facendo morire anche Leonora che è poi la bravissima Netrebko.Devo dire che a Verdi, per la serata alla Scala del 1869, i morti non bastavano mai.Ormai ripresa dal viaggio potevo guardarmi intorno: folla immensa arrivata da non so dove, signore in nero, nessuna follia, un giovanotto altissimo vestito da monaco bianco. Non tutti entusiasti della Forza, che ha rimesso qui quelli che avevamo fatto una guerra per liberarcene.Certo, c’erano i sostituti, nel senso che Giorgia Meloni e Sergio Mattarella partecipavano a Parigi ai festeggiamenti di Notre-Dame risorta, mentre Matteo Salvini se ne stava nascosto da qualche parte, e non restava che il presidente del Senato Ignazio La Russa e signora.Nessun fischio, o boato, né una sommossa, la Milano dai capelli bianchi, signorilmente o ciecamente, si è tenuta il suo La Russa come un ospite non da applausi ma neppure da fischi.Tutto sembra smorto anche alla Scala, e ce li teniamo.