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 2024  dicembre 09 Lunedì calendario

Anna Netrebko fischiata alla Scala solo perché russa

«Pace! Pace!». Nel finale dell’opera, dopo tutti quei morti, le rovine, le desolazioni che si susseguono sulla giostra delle guerre ideata dal regista Leo Muscato, il grido di Leonora arriva alla Scala come un raggio di luce dopo tante tenebre. A levarlo alto, indirizzato a un dio che Verdi scrive sempre con la minuscola, la voce abbagliante di Anna Netrebko. Superstar della serata, il soprano russo l’ha cantato non solo con la sua ugola d’oro ma con evidente coinvolgimento emotivo. Perché tra i conflitti cui allude l’ultimo atto ci sono quelli di oggi, da Gaza all’Ucraina. E l’invasione di quest’ultima, per lei resta una lacerazione privata.
Nata a Krasnodar, tra i cosacchi ucraini di Kuban, cresciuta a San Pietroburgo, scoperta da Valery Gergiev, colpito da quella ragazza che lavava cantando i pavimenti del Marinskij, Anna Jur’evna Netrebko non può prescindere da entrambe le culture. Ma per qualcuno questo non è perdonabile.
I buu che l’altra sera l’hanno raggiunta per pochi istanti al termine de «La forza del destino» andavano a colpire non la cantante ma la presunta simpatizzante di Putin. «Non sono arrivati dopo le mie arie ma solo quando sono uscita per gli applausi» ha precisato alludendo alla natura politica di una contestazione che, prima dell’inizio dell’opera, aveva visto davanti al Piermarini un drappello di manifestanti ucraini issare cartelli che invocavano la sua cacciata dal teatro.
«Prendersela con Anna perché è russa è semplicemente ridicolo – ha commentato il sovrintendente Dominique Meyer – Di Netrebko ce n’è una sola, siamo felici di averla con noi». E da lungo tempo, visto che con la Scala il soprano può vantare ormai ben sette aperture di stagione, record pari solo a quello di Mirella Freni. Il primo a portarla in cartellone, 7 dicembre 2012, Donna Anna nel «Don Giovanni», fu Daniel Barenboim. Poi arrivò Chailly, che dopo l’exploit in «Giovanna d’Arco» del 2015, ha fatto di lei la sua eroina, protagonista di «Andrea Chenier», «Tosca», «Macbeth», «Don Carlo».
Un crescendo di successi e maturazione artistica, che l’altra sera ha toccato il vertice con la magnifica interpretazione di Leonora. Applausi a scena aperta per le arie Madre, pietosa Vergine, La Vergine degli Angeli e quel Pace! Pace mio dio! Ovazioni a sipario chiuso, festeggiata dai colleghi Ludovic Tézier e Brian Judge. 
Eppure, la lunga e fortunata storia di Netrebko con la Scala ha conosciuto anche i suoi scossoni. Dopo la messa al bando di Gergiev nel 2022 a seguito del suo rifiuto a condannare Putin, Anna a sua volta non prende posizione netta, e rinuncia alla prevista «Adriana Lecouvreur».
I legami con il suo paese sono molti e complessi, compresa una madre che lì viveva ancora. La cantante, decorata da Putin «artista del popolo», non poteva rinnegare quel passato. Ancor meno Gergiev, che tanto l’aveva sostenuta. Nessuna abiura. Una scelta obbligata, che però le chiude le porte dei principali teatri occidentali, da Vienna a Berlino, da Monaco al Met di New York.
Se vuole continuare a cantare deve aggiustare il tiro. La tanto attesa dichiarazione arriva, per mezzo dell’avvocato, qualche mese dopo che è scoppiato il conflitto: «Condanno espressamente la guerra contro l’Ucraina, il mio pensiero va alle vittime e le loro famiglie. La mia posizione è chiara. Non sono membro di nessun partito politico, né affiliata a nessun leader. Amo la Russia, e attraverso la mia arte mi adopero esclusivamente per la pace e la concordia». Parole che se le riaprono le porte dei teatri d’Occidente, le precludono quelli del suo Paese. A partire dall’Opera di Novosibirsk, importante ribalta della Siberia, dove il suo concerto viene annullato per aver «tradito la madrepatria». Madrepatria da cui Netrebko per altro aveva preso da tempo le distanze visto che dal 2006 è cittadina austriaca, risiede a Vienna, e all’occorrenza, si trasferisce nel suo attico a Manhattan.
Bella e spregiudicata, si dà alla pazza moda tanto che «Playboy» la inserisce nella lista delle «donne più sexy della classica». Dopo il legame con il basso baritono Erwin Schrott, da cui ha avuto il figlio Tiago, affetto da autismo, si sposa con il tenore azero Yusif Eyvazov, da cui si separa nel giugno scorso. E ora si vocifera di un nuovo amore, con un altro tenore.
La ragazza che puliva i pavimenti del Marinskij è lontana, ma Anna non l’ha dimenticata. Il suo cuore russo, lacerato da una guerra assurda, ripete sempre il grido di Leonora: «Pace! Pace!».