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 2024  dicembre 09 Lunedì calendario

A due anni dal Qatargate, parla Francesco Giorgi

A due anni dagli arresti che sconvolsero la politica europea, nessuno parla del Qatargate, delle presunte ingerenze su europarlamentari alimentate con mazzette da Marocco e Qatar. Le indagini sono praticamente ferme a quando finirono in manette l’ex europarlamentare Pd e Articolo Uno Antonio Panzeri, l’allora vice presidente dell’eurocamera, la greca Eva Kaili, suo marito Francesco Giorgi e altri. Poche le voci in difesa dei diritti degli indagati (accuse fumose, indagini illimitate nel tempo e quasi esclusivamente fatte dai servizi segreti con metodi non verificabili dalle difese). Unici indizi di esistenza dell’inchiesta, la presenza nei giorni scorsi a Milano di due nuovi pm belgi (Laurent Pierard e Marie Astrid Dembour), nell’ufficio del collega Fabio De Pasquale che indaga su un filone (già archiviata una parte) e un’ udienza di routine il 7 gennaio a Bruxelles. Per la prima volta parla Giorgi. 
Cosa sono stati questi due anni dall’arresto? 
«Un’ esperienza che ha cambiato profondamente la mia vita». 
Negativa? Sei mesi tra carcere e domiciliari. 
«L’arresto è stato uno choc, ma non si può dire che un’esperienza è stata solo negativa se la trasformi in qualcosa che ti dà forza. Anche nelle situazioni peggiori ci può essere un’opportunità». 
Qual è stata per lei? 
«Per certi versi la mia vita è anche migliore. Ora riesco a dedicarmi alle cose che mi piacciono di più, per esempio la vela, e che reputo davvero importanti, come mia figlia che ora ha quasi 4 anni». 
Il sistema giudiziario belga è diverso dall’italiano, di cui spesso si parla male. 
«Sulla giustizia belga parlano i fatti. Il procuratore federale, la più alta autorità giudiziaria, aveva detto che le indagini sarebbero state chiuse entro dicembre 2023, invece sono nel caos totale. Il giudice istruttore Michel Claise, che ordinò gli arresti, è stato costretto ad astenersi per conflitto di conflitti d’interessi, il pm Raphael Malagnini ottenuto il trasferimento ed il poliziotto a capo delle indagini Ceferino Alvarez Rodriguez in un audio registrato da me ha confermato che Panzeri ha confessato per ottenere sconto di pena e che tutto l’impianto accusatorio è basato sulle sue menzogne. C’è anche un’indagine sul ruolo dei servizi segreti». 
Resta che tra casa sua e di Eva Kaili e quella di Panzeri furono trovati più di un milione e mezzo in contanti. 
«La magistratura belga mi ha impedito di parlare con la stampa pena l’arresto, per la prima volta posso rispondere a speculazioni e menzogne. I soldi non erano miei e non c’era nessuna corruzione. Le carte lo dimostrano». 
L’accusa dice il contrario. 
«Capisco che la visione dei contati possa sembrare insolita. Ma insolito non vuol dire illecito. Io sono stato assistente di Panzeri per più di 10 anni ed ho continuato ad aiutarlo come volontario nella sua ong Fight impunity dopo che è uscito dal parlamento. Quando c’è stato il colpo di stato dei Talebani in Afghanistan siamo riusciti a far evacuare diverse donne e attivisti in pericolo di vita. Queste operazioni non si fanno con bonifici tracciati. Tutti i soldi che mi riguardano arrivano dal mio stipendio e mia moglie non era a conoscenza delle questioni finanziarie di Panzeri». 
Lei però ammise di essere coinvolto nelle sue attività. 
«Mi sono preso colpe che non avevo per proteggere mia figlia. In quei giorni terribili, mi furono fatte pressioni enormi durante gli interrogatori. Hanno provato di tutto per farmi patteggiare. In assenza del mio avvocato, mi dissero che non avrei più rivisto mia figlia se non avessi accusato mia moglie. Non c’era alcuna prova, ma volevano che dicessi che quei soldi erano frutto di corruzione». 
Gli inquirenti non la pensano così. 
«Dopo anni di sorveglianza illegale da parte dei servizi segreti nel Parlamento europeo, intercettazioni e analisi finanziarie, emergono solo attività di consulenza e diplomazia parlamentare. Nel mio caso è scritto che non ho ricevuto tangenti e che mia moglie non è coinvolta». 
Panzeri ha fatto molte ammissioni che la coinvolgono. 
«Panzeri rischiava 15 anni che con il patteggiamento che sono stati ridotti a meno di un anno a scapito della verità. Ha accusato altri sotto pressione sapendo che la libertà della moglie della figlia (Maria Colleoni e Silvia Panzeri anche loro arrestate, ndr.) dipendeva da questo. Le sue ammissioni sono infondate. È normale che nel cuore dell’ Europa i figli vengano usati per ricattare i genitori?». 
Come ha influito tutto sul rapporto con sua moglie? 
«C’è stato un momento molto difficile all’inizio. Hanno tentato di metterci uno contro l’altro dicendo che io avevo confessato ed avevo parlato contro di lei. Non ci sono riusciti».