Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  dicembre 08 Domenica calendario

Niente Oscar europeo per Maura Delpero

Maura Delpero racconta la sua difficile corsa agli Oscar. Siamo a Lucerna, agli «altri» Oscar, quelli europei dell’EFA: trionfo per il musical queer Emilia Pérez di Jaques Audiard, miglior film, miglior regista e sceneggiatore (e si prenota per gli Oscar «veri»), ma vince anche la sua attrice Karla Sofia Gascón: «Non mi sono preparata perché ero sicura che non avrei vinto Ma insieme possiamo fare grandi cose. C’è tanta gente che odia». La regista di Bolzano concorreva per Vermiglio come miglior film e regia, in attesa della candidatura a Hollywood. È il suo film in dialetto, ambientato in un villaggio rurale del Trentino, nel 1944, anche con attori presi dalle valli: «I professionisti è stato difficile reclutarli». «Mi sento come Davide contro Golia. La campagna promozionale è partita. Lavoriamo tra grandi limiti. Ci vogliono tanti soldi e il nostro budget è piccolino. Stiamo cercando supporti, oltre a Rai Cinema e Cinecittà». E lancia il sasso: «Hanno tolto il fondo del ministero della Cultura per il candidato agli Oscar». È stato uno degli ultimi atti dell’ex ministro, Gennaro Sangiuliano. Il fondo per il candidato italiano ammontava a circa 150 mila euro. Una cifra non sostanziosa, ma sulla scelta poco patriottica c’è una lettura anche politica. Delpero, all’indomani del Leone d’argento vinto a Venezia, in linea col mondo del cinema schierato a sinistra, fu solidale con le critiche di Nanni Moretti: «Noi registi e produttori dobbiamo reagire alla pessima legge sul cinema». «I fondi per gli Oscar sono importanti – dice ora – soprattutto quando hai a che fare con mostri che investono milioni di dollari. Poter contare su un budget importante fa la differenza, dà la possibilità di un maggior numero di proiezioni. Quelle fatte sono andate bene,  sono tutti molto contenti e i nostri distributori internazionali esprimono un cauto ottimismo».
È una donna tosta di 49 anni, solida e tenace, tutt’altro che sprovveduta quando parla. Rai Cinema cerca di smorzare i toni e rispetto al taglio del fondo dice che si tratta di «un ritardo burocratico». Ma la campagna a Hollywood è cominciata da un pezzo, e il film in America uscirà a Natale. Finora è stata venduta in ben 40 Paesi. Una storia che tocca il cuore: «Finora le storie di mafia, spaghetti all’estero funzionavano, io sono lontana, è una realtà di confine». Agnieszka Holland, la regista che è un’autorità e a Venezia le consegnò il Leone d’argento, le dice: «Io ci sono». Hanno messo una conversazione sul portale degli Oscar. «L’Academy «ha regole stringenti sugli sponsor, non c’è un ritorno a livello di marketing, sono contributi a fondo perduto. Speriamo qualcosa si muoverà. Non sono percorsi immediati. Anche a Venezia eravamo il film col budget più contenuto». Davide contro Golia, la regista l’ha vissuta due volte. E il primo round in Italia l’ha vinto. Il suo «piccolo», delicato, poetico film ha battuto la candidatura, tra gli altri, di Parthenope di Paolo Sorrentino: ha appena vinto il biglietto d’oro per gli incassi, oltre 7 milioni, contro i 2 di  Vermiglio. Ed è un regista che ha già vinto l’Oscar, con La grande bellezza. I festival di cinema sono una gara, la piccola Delpero ha sconfitto un gigante: «Io non mi so valutare, la commissione decide sulla base di certi criteri che riguardano la qualità, la presenza di un distributore internazionale (la prima volta che mi parlò ero imbarazzata) e la risposta della stampa straniera, che nel mio caso è stata unanime. Per Sorrentino non è stata tanto tale. Parthenope? Non l’ho visto»