Corriere della Sera, 8 dicembre 2024
Bisogna temere una nuova pandemia?
«Non ci sono avvisaglie dell’arrivo di nuovi virus capaci di originare una nuova pandemia. Anche quello dell’influenza aviaria non possiede ancora le caratteristiche per trasmettersi all’uomo», inquadra, ridimensionandoli, i pericoli infettivi che si stanno profilando in Africa e Stati Uniti (influenza aviaria) il virologo Giorgio Palù.
Il ministero della Sanità del Congo ha diffuso notizie ufficiali sull’epidemia che sta coinvolgendo un’area remota del Paese, vittime soprattutto bambini. Secondo gli esperti locali «la situazione potrebbe essere contenuta». Ma manca ancora la diagnosi in quanto sul posto molto impervio, ai confini con l’Angola, dove imperversa un conflitto ed è stagione delle piogge, non sono ancora arrivati né i tecnici del ministero di Kinshasa né quelli dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Si parla di una infezione misteriosa, è così?
«È una regione molto selvaggia e sguarnita di presidi medici dove è presente ogni genere di malattia: tubercolosi, Aids, malaria, colera, Ebola, vaiolo delle scimmie e morbillo. Non dimentichiamo che anche Zika e Chikungunya, infezioni trasmesse dalle zanzare infette, con alcuni casi in Italia, nascono lì».
Che cosa si può ipotizzare?
«Siamo a oltre 800 chilometri da Kinshasa. Il fatto che i bambini siano i più colpiti fa pensare a un virus respiratorio che interessa i polmoni ma non si può escludere neppure un batterio. Adulti e anziani sembra siano protetti probabilmente per aver già incontrato questa infezione e aver sviluppato una certa immunità».
C’è preoccupazione fra i suoi colleghi dell’Organizzazione mondiale della sanità?
«La vera preoccupazione è che possa trattarsi di un virus simile a quello che origina la febbre di Lassa, ora presente in Namibia ma non segnalato finora in Congo. Provoca emorragie di cui però non si ha notizia in questo caso».
L’Italia ha intensificato i controlli sui passeggeri in arrivo da quell’area del mondo.
«È bene che l’Ue si sia preparata organizzando un sistema di sorveglianza più stretto in modo da essere pronta se si creassero i presupposti per un allarme più esteso».
Vede dei pericoli?
«Sinceramente no. La popolazione colpita è denutrita, vive in estrema povertà, è esposta a tutte le malattie. Anche virus e batteri banali possono essere mortali per bimbi così indifesi. Attenzione sì, paura no. Aspettiamo la diagnosi per capire».
Come mai la maggior parte delle novità infettivologiche arrivano dalle zone sub equatoriali e equatoriali dell’Africa?
«Ricordo che ci troviamo laddove la specie homo sapiens si è evoluta. Tutto nasce lì dove oltretutto la coabitazione uomo-animale è molto stretta ed è facile che virus animali passino all’uomo».
L’influenza aviaria può generare una pandemia?
«No, perché è dal ’97 che sta circolando e il virus da cui dipende, l’H5N1, in tanti anni non si è dimostrato capace di diventare pandemico. Si è trasmesso all’uomo solo in circostanze accidentali senza mai dare sintomi gravi oltretutto. Attualmente l’H5N1 non ha i recettori necessari per legarsi alla cellule che si trovano lungo le vie respiratorie dell’uomo e contagiarlo».
Però ha infettato cinquanta specie aviarie e un centinaio di mammiferi tra marini e terrestri, selvaggi o domestici.
«La vera novità è che negli Usa si è diffuso nelle mucche da latte che hanno nelle mammelle recettori al virus molto simili a quelli degli uccelli. Circa 13 operatori del settore lattiero caseario si sono ammalati ma con sintomi lievi; non c’è stata trasmissione tra individuo e individuo».
In una situazione comunque in evoluzione lei consiglia di vaccinarsi contro l’influenza?
«Certo, si fa ancora in tempo. Il vaccino induce una difesa contro tutti i virus dell’influenza non solo quelli da cui è composto»