il Fatto Quotidiano, 7 dicembre 2024
Il primo sciopero d’Italia contro l’AI parte da Cerved
Il primo sciopero italiano contro l’intelligenza artificiale scatterà per l’intera giornata lavorativa di giovedì 19 dicembre. A incrociare le braccia saranno i 2.700 lavoratori di Cerved, colosso nazionale delle informazioni commerciali e societarie (e di molte altre attività: finanza agevolata, rating aziendali ed Esg, modelli 231, gestione dei crediti non performing) acquisito per 2 miliardi nel 2021 dal gruppo Ion di Andrea Pignataro, tycoon italo-britannico della business intelligence che negli ultimi anni ha scalato anche i dati di Cedacri e gli asset di Prelios, le cui società – ma manca un bilancio consolidato e i debiti paiono alti – sono state valutate oltre 25 miliardi. Sono scarse le informazioni sulle origini della sua ricchezza (Pignataro è indicato come il secondo uomo più ricco d’Italia), così come sulle fonti delle intenti risorse finanziarie che ha utilizzato (a debito) per scalare le aziende acquisite. Tra l’altro l’offerta pubblica di acquisto su Cerved fu molto laboriosa: passarono mesi prima che il governo decidesse di non bloccarla con il golden power. I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs sostengono che Cerved usa programmi di formazione del personale basati sull’Ai “per mettere in difficoltà le persone e agire sugli organici senza assumersi la responsabilità di aprire le procedure di legge per la riduzione degli organici”. La mobilitazione arriva dopo l’uso di un “metodo” che segue il piano formativo di miglioramento della performance (Pip) che, per i sindacati, “ricorda Squid Game” e dopo che a diversi lavoratori “è stata proposta la possibilità di uscire dall’azienda, se non si fossero ritrovati nelle motivazioni, programmazione e gestione del piano formativo”. Secondo una nota sindacale “le persone non sanno quali sono i criteri con cui sono inserite nel piano e non sanno cosa accadrà se non raggiungeranno i livelli di performance richiesti. La situazione non ha nulla di formativo” ma “è una pressione impropria”.
Ma lo sciopero non è l’unica tensione scoppiata in Cerved. Sabato 30 novembre Cerved ha licenziato via Pec – citando una “giusta causa” – l’intera rete aziendale dei suoi 107 agenti inquadrati nel contratto Enasarco, cancellando le loro email e bloccandogli i pagamenti dell’indennizzo di fine mandato e mancato preavviso, l’equivalente di fatto del Tfr. Da questo fulmine a ciel sereno, definito “brutale” dai licenziati che raccoglievano contratti per un totale di centinaio di milioni l’anno, scatterà un duro contenzioso legale. A novembre, per sostituirli, Cerved aveva organizzato a loro insaputa un sistema di intelligenza artificiale che scremerà le richieste dei clienti e un call center per gestirle. Intanto dall’ultimo bilancio consolidato, datato 2023, emerge una situazione pesante. La fusione inversa tra Cerved e il veicolo societario usato da Pignataro per comprare il gruppo ha scaricato sulla società 1,6 miliardi di finanziamenti usati per scalarla (bilanciati da un avviamento monstre da 1,58 miliardi). Così Cerved, nonostante un risultato operativo di quasi 84 milioni su un fatturato di 482 (un margine del 17,5%) ha pagato oneri finanziari per quasi 132 milioni che hanno fatto chiudere il 2023 con una perdita di 16,4 milioni. Forse da queste operazioni finanziarie nasce l’urgenza di tagliare i costi di personale e agenti, sostituendoli con l’Ai.