Corriere della Sera, 7 dicembre 2024
I tentacoli di Mosca sulle elezioni
BUCAREST Sono due gli scenari messi in luce dai documenti dell’intelligence romena declassificati nei giorni scorsi su richiesta del presidente uscente: il primo che l’avanzata di Calin Georgescu non è stata «un risultato naturale», non è spiegabile soltanto con la scelta anti sistema dei tanti romeni delusi dai partiti tradizionali, ma è il frutto di una campagna sui social «orchestrata da un attore statale», la Russia, con la condivisione di messaggi identici e l’utilizzo di influencer. Il secondo che la Romania è stata identificata come uno «stato nemico» da Mosca e un obiettivo prioritario per quelle che definisce «azioni ibride aggressive»: sono stati segnalati 85.000 tentativi di hackeraggio dei dati elettorali, con tentativi di modificarne i contenuti anche il giorno delle elezioni in una scala «tipica degli attori sponsorizzati dallo Stato».
C’è poco di nuovo per Victor Ilie, l’autore di una serie di inchieste giornalistiche che hanno identificato la pioggia di finanziamenti russi a siti, giornali e influencer romeni ancora prima delle rivelazioni emerse dai documenti dei servizi segreti appena desecretati. «Interessante la notizia del gruppo su TikTok, che era rimasto largamente inattivo dal suo lancio nel 2016, ed è poi stato attivato due settimane prima delle elezioni» dice. Le persone coinvolte, reclutate e coordinate attraverso un canale Telegram, hanno utilizzato metodi tipici di un «operatore statale», ha osservato l’agenzia nazionale di intelligence Sri. In particolare viene identificato un account TikTok che avrebbe effettuato pagamenti per 381.000 dollari in un solo mese dal 24 ottobre, a utenti che promuovevano Georgescu.
«Da un lato è bene che ci siamo liberati del candidato filorusso, ma il modo in cui questo è avvenuto mi lascia molto perplesso. Cancellare il voto appare una mossa di opportunismo politico a vantaggio dei socialdemocratici e dei liberali al governo rimasti esclusi dal ballottaggio». Non salva quasi nessuno Victor Ilie. «Avrebbero dovuto intervenire prima. In Romania c’è una struttura che coordina i servizi di intelligence, il Consiglio supremo per la difesa nazionale, di cui fanno parte anche il primo ministro e il presidente. Non potevano non sapere della valanga di disinformazione che circolava nei social e in certi media».
Il reporter investigativo segue la pista dei finanziamenti russi a media e siti romeni da due anni. «Ho avuto la prima soffiata nel 2022: ho avuto accesso a documenti sui copiosi versamenti russi che arrivavano regolarmente a una tv romena che però non pagava i dipendenti. I soldi venivano versati da AdNow, una società di pubblicità digitale legata al Cremlino». Quando lo incontriamo sono le nove di sera e ha appena messo a letto il figlio, cui spera di poter garantire sonni tranquilli. Cosa che lui non riesce più a fare. Dopo aver pubblicato la prima puntata della sua inchiesta sulla rivista Snoop è stato minacciato di morte. «Non capisci che sappiamo tutto di te?» gli ha intimato un boss dell’organizzazione «Tracia Unita» che sostiene Georgescu. Ilie ha scoperto che almeno due milioni di euro sono stati indirizzati tra il 2016 e il 2024 da AdNow ai siti web di reti televisive come RTV e Realitatea Plus, ma anche a influencer cospiratori e pubblicazioni di estrema destra. AdNow ha il suo quartier generale a Londra nello stesso palazzo che ospita la società di un cugino di Vladimir Putin e altre società legate al Cremlino. Inclusa Bunelu Ltd che ha poi aperto una filiale in Romania e coordina una rete di aziende attraverso un responsabile dell’organizzazione Tracia Unita, quella che ha minacciato Ilie. I suoi membri frequentano l’ambasciata russa, invitano Georgescu ai dibattiti ed erano candidati nelle liste del partito di estrema destra SOS per il Parlamento o un possibile governo.