Alberto Mattioli per “la Stampa”, 7 dicembre 2024
SU E GIU’ PER LA SCALA - STORIE, LEGGENDE, CURIOSITÀ: TUTTO CIÒ CHE C'È DA SAPERE SU "LA FORZA DEL DESTINO", CHE OGGI INAUGURA LA STAGIONE DELLA SCALA – ALBERTO MATTIOLI: “COME TUTTI SANNO, IL TITOLO SCELTO PER L'INAUGURAZIONE PORTA SCALOGNA E MENA GRAMO. POICHÉ NON È VERO MA CI CREDO, EVITARE DI NOMINARLO E USARE PERIFRASI TIPO ‘LA POTENZA DEL FATO’, ‘L'OPERA DI PIETROBURGO’, ‘LA VENTIQUATTRESIMA OPERA DI VERDI’ È BON TON OPERISTICO ED ELEMENTARE PRUDENZA…” -
Ci risiamo con la Prima della Scala. Inno alle 18, a seguire La forza del destino di Verdi. Dalla A alla Z, ecco tutto o quasi quel che c'è da sapere sull'opera in generale e su questa edizione in particolare.
ARIA RICICLATA La prima aria di Leonora, Me pellegrina ed orfana, ha lo stesso testo che Antonio Somma aveva previsto per Cordelia in quel Re Lear che Verdi avrebbe sempre voluto scrivere e alla fine, per una ragione o per l'altra, non scrisse mai.
BORDEAUX Provviste ordinate dalla sciura Giuseppina Strepponi in Verdi prima del viaggio a Pietroburgo per mettere in scena l'opera: riso, maccheroni, formaggi, salumi e «N° 100 Bottiglie piccolo Bordeaux per pasteggiare. N° 20 Bottiglie Bordeaux fino. N° 20 Bottiglie Champagne». I soliti italiani che mettono in valigia lo spaghettino, non si sa mai.
CHAILLY, RICCARDO È il suo penultimo Sant'Ambroeus come direttore musicale della Scala, e sicuramente uno dei più impegnativi.
DIRETTA Dalle 18 su Raiuno e Radio3. In tivù officiano Bruno Vespa & Milly Carlucci, la coppia di fatto della Scala.
ENKHBAT Di nome Amartuvshin, per tutti «il mongolo» dato che da lì viene e che il nome è di non facile pronuncia. Baritono poderoso, all'ultima replica del 2 gennaio sostituirà il Don Carlo titolare, il francese Ludovic Tézier.
FRA MELITONE Cappuccino petulante, pettegolo, iracondo e anche un po' razzista, una delle rare parti comiche nelle serissime opere di Verdi.
GUTTUSO Sue le scene per la mitica produzione scaligera del 1978, passata alla storia come una delle migliori mai ascoltate. E ci credo, con Caballé-Carreras-Cappuccilli-Ghiaurov-Bruscantini (esiste il live, ascoltare per credere).
HUGUENOTS Prima che nell'Innominabile (vedi), un «Rataplan» c'è anche nel grand opéra di Meyerbeer, uno dei titoli più popolari di tutto l'Ottocento. E, per la verità, anche nella Fille du régiment di Donizetti.
INNOMINABILE Come tutti sanno, il titolo scelto per l'inaugurazione porta scalogna e mena gramo. Poiché non è vero ma ci credo, evitare di nominarlo e usare perifrasi tipo «La potenza del fato», «L'opera di Pietroburgo», «La ventiquattresima opera di Verdi» è bon ton operistico ed elementare prudenza.
JAGDE, BRIAN Vice Kaufmann.
KAUFMANN, JONAS Tenorissimo bavarese scomparso dalla locandina per misteriose e improbabili «ragioni familiari». Ammiratori e soprattutto ammiratrici in gramaglie.
LUTTI Ricapitolando la trama: il tenore ammazza inavvertitamente il padre della primadonna, che viene uccisa dal fratello baritono, a sua volta soppresso dal tenore ma questa volta volontariamente, in duello. Il destino è cieco, ma la sfiga ci vede benissimo.
MATTARELLA (E MELONI) Non ci saranno né l'uno né l'altra, il primo perché a Parigi alla riapertura di Notre-Dame, la seconda chissà. Così il più alto in grado nel palco reale sarà Ignazio La Russa, seduto accanto a Liliana Segre e ad Alessandro Giuli, alla sua prima Prima da ministro della Cultura.
NETREBKO, ANNA Primadonna. Diva. Divina. Per lei è il settimo «7». Annunciate contestazioni ucraine (fuori dal teatro, però) per il suo presunto putinismo.
ORGANICO Per suonare l'Innominabile ci vogliono ottavino, due flauti, due oboi, due clarinetti, clarinetto basso, due fagotti, quattro corni, due trombe, tre tromboni, basso tuba, due arpe, timpani, percussioni e archi. Sul palco: organo, sei trombe e due tamburi.
PRIMINA Celebrata mercoledì per gli under 30 e anche per un congruo numero di over 30 imbucati a vario titolo. Giornali in estasi per la Scala piena di gggiovani con reportage identici di anno in anno, cambia solo il titolo dell'opera. L'eterno ritorno del sempre uguale, avrebbe detto Nietzsche.
QUATTRO Gli atti dell'opera, che il regista Leo Muscato ha ambientato in quattro secoli diversi, dal Settecento al nostro. Per il resto, attesa una messinscena «tradizionale», così tutti sono tranquilli e non devono fare sforzi ermeneutici.
RIVAS Per la precisione: Ángel Pérez de Saavedra y Ramírez de Baquedano, terzo duca di Rivas. Dal suo drammone Don Álvaro, o La fuerza del sino (1835), Verdi e Piave trassero nel 1862 il soggetto dell'opera per Pietroburgo, poi rifatta per la Scala nel '69 con il libretto revisionato da Antonio Ghislanzoni.
SPALLA COTTA Non il violino di spalla della Scala ma la spalla di maiale, che era il piatto preferito da Verdi. A seguire, nel menu della cena di gala per 500 alla Società del Giardino, risotto ai funghi, lesso glassato al pepe nero e «panettone 2.0», speriamo non virtuale. Cucina lo chef bistellato Andrea Aprea.
TEBALDI A vent'anni dalla morte della signorina Renata, l'opera è dedicata a lei, che tante volte la cantò. La sua Vergine degli angeli è in effetti una delle poche prove incontrovertibili dell'esistenza di Dio.
UNA LADY MACBETH DEL DISTRETTO DI MCENSK Opera di Sostakovic, titolo già annunciato per l'anno prossimo per la prevedibile felicità di politici, sciure, influencer, Carlucci e famosi per essere famosi.
VECCHIE GLORIE In platea anche Raina Kabaivanska, Plácido Domingo e José Carreras. Non potendo più ascoltarli (oddio, Domingo ancora sì: «If I rest I rust» è il suo motto, se mi riposo arrugginisco), avremo almeno la gioia di vederli.
WALLENSTEINS LAGER Dalla tragedia di Schiller fu tratta la scena dell'accampamento del terzo atto, che in Ángel Pérez eccetera non c'è.
ZAR Dopo diverse traversie, l'opera debuttò al Teatro Imperiale di Pietroburgo il 10 novembre 1862. Per l'occasione, lo zar liberale Alessandro II, quello che abolì la servitù della gleba, decorò Verdi con l'ordine di San Stanislao.