Anteprima, 4 novembre 2024
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Biografia di Gennaro Cimmino
Gennaro Cimmino (1956-2024), coreografo napoletano. «Instancabile e sognatore, colto e attento a quanto di nuovo si realizzava sui palcoscenici del mondo della danza, fondò nel 2006 a compagnia di danza Körper, riconosciuta e finanziata dalla Regione Campania come soggetto attento alla formazione di giovani talenti e al sostegno dei giovani coreografi presenti sul territorio campano, invitando coreografi campani residenti all’estero al lavoro per residenze creative. Aesthetica – esercizio n°1, Change, la bellissima e inquietante Vivianesque, sono alcuni dei titoli firmati con la sua coreografia» [Baffi, Rep]. «“E mò vedimmo si se ‘mbarca ‘sta varca!”. Lo ripeteva sempre la madre di Gennaro Cimmino, quando la mattina vestiva i suoi figli, tentando di organizzare la giornata di una famiglia numerosa e vivace. È la frase dello spettacolo simbolo della parabola artistica di Cimmino, quel Vivianesque che si apre con una bocca rossa proiettata sul velatino che chiude il boccascena. […] Lascia le sorelle Cinzia, Teresa, Anna e Rosa e il fratello Alfonso (Pino era scomparso qualche tempo fa di una morte prematura), i loro figli e figlie (che amava come fossero suoi: Lina, le due Maria, Vito, Anna, Claudia, Teresa, Luigia, Daniela, Crescenzo, Mariano, i due Luigi, Francesca, Domenico, Luciano). E quella famiglia allargata che – dopo il dolore per la scomparsa di Arancio, che aveva accudito con dedizione per anni – vedeva in Vito Pizzo il compagno di una vita. Erano inseparabili loro tre, uniti da un sodalizio professionale e affettivo: Vito con le musiche in dialogo con tutte le sue creazioni (“Senza Vito non avrei potuto realizzare quello che ho realizzato, ma a lui non lo dico mai!”), Arancio con quel suo aristocratico distacco dalle volgarità di modi e stili, che teneva tutto sotto controllo (“con una precisione da istitutrice severa”). E poi il suo mondo, che attorno a Körper, il Centro di Produzione Nazionale della Danza, ha riunito un gruppo di artisti e formatori, dalla forte impronta innovatrice: Franco Silvestro (“Ma come fa? Io penso ad un gesto e lui subito immagina il segno giusto per raccontarlo”), Susanna Sastro e Federica Musella (“Le mie rocce”)» [Valente, Cds].