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 2024  novembre 06 Mercoledì calendario

Biografia di Carmine Antonio

Carmine Antonio (padre Quirino) Salomone (1938-2024), frate abruzzese. Originario di Taranta Peligna, per ventidue anni rettore della Basilica di Collemaggio e fondatore del Movimento celestiniano. «Era bravo a scuola, tanto che la maestra gli suggerì di entrare in Seminario affinché potesse proseguire gli studi. Raccontava che, quando presi i voti, l’insegnante quasi si scusò con la mamma per aver condizionato la scelta. Dopo il seminario nel convento aquilano di San Giuliano, girovagò tra i vari conventi abruzzesi: citava, tra gli altri, Orsogna e Tocco Casauria. Sul finire degli anni ‘70, ritornò n età capoluogo abruzzese: destinazione Collemaggio, rettore della basilica e cappellano nel limitrofo “manicomio”. Il primo vero incontro ufficiale con la città è avvenuto un giorno di Carnevale nel centro storico. Si stava recando negli studi televisivi di nell’emittente aquilana Rta in via Pizzodoca. Doveva essere intervistato da quello che diventerà uno dei suoi migliori amici, Dante Capaldi, quando, lungo il corso, incontrò dei ragazzi che esclamarono: “Toh! Uno vestito da frate!”. "Poi negli anni successivi, effettivamente, mi capitò che alcuni mi chiesero il saio per i travestimenti o per recite e una volta non me lo restituirono”. Il nome di Padre Quirino resta indissolubilmente legato a Celestino e la Perdonanza. Lui stesso affermava: "Più che francescano sono un tifoso di Francesco d’Assisi e di Celestino, o meglio di fra Pietro del Morrone". Insieme a don Tullio de Ruibeis e a Enrico Centofanti fu uno dei padri della Perdonanza moderna. Con altri soci fondò il Centro internazionale studi celestiniano attivo per convegni, forum e come casa editrice di volumi e della rivista La Perdonanza. Come rettore della basilica di Collemaggio nel 1982 il 28 agosto eliminò il rito della benedizione della macchina e introdusse la solenne apertura della Porta Santa che poi, dall’anno dopo, determinò la nascita del corteo del Fuoco del Morrone e della Bolla. Tra le tante edizioni a cui partecipó attivamente ricordava quella del 1995 quando dovette scortare 4 fanciulli che provenivano dai Balcani in guerra. Erano loro incaricati a passare il Fuoco all’ultimo tedoforo (Ondina Valla) prima delle fontane luminose e scoppiettanti dalla torre civica e gli spari a festa. Quei botti colorati riaccesero una ferita nei bambini di Sarajevo che, piangenti e terrorizzati, si aggrapparono al collo di padre Quirino. Non meno emozionante fu quella del 1988. Quattro mesi prima, in aprile, fu sottratto dal mausoleo il corpo di Celestino. Il ladruncolo aquilano, due giorni dopo, fece ritrovare le spoglie nel cimitero di Rocca Passa, vicino ad Amatrice. E il rettore Quirino andò a riprendersi le spoglie, per poi presenziare all’autopsia che appurò che il buco nel cranio, con cui si alimentò la tesi del papicidio, era un foro post mortem. Appassionò, con il pensiero di Celestino, anche due santi del XX secolo che accolse a Collemaggio: Giovanni Paolo Il il 30 agosto 1980 quando fu testimone della sua preghiera privata davanti al mausoleo e la già premio Nobel per la pace madre Teresa di Calcutta il 12 maggio del 1989. Ricevette anche un altro premio Nobel per la pace, il Dalai Lama era il 16 giugno del 1994, e sfidò l’arcivescovo Mario Peressin che avevo interdetto all’allora guida spirituale buddhista tibetana la visita in forma pubblica. Ai grandi, potenti della terra, padre Quirino preferiva gli ultimi. Agli emarginati aveva pensato quando alla fine degli anni ’90 ideò la mensa di Celestino: un piatto caldo per i meno abbienti. E poi i bambini: lasciato, talvolta, il serioso saio e, imbracciata la chitarra o la fisarmonica, li educava alla musica nelle scuole materne o elementari. E il primo neonato nella missione delle suore celestine a Banqui. Contribuì, infatti, con una raccolta fondi al desiderio delle suore di clausura aquilane: evangelizzare il cuore dell’Africa, portare sollievo agli orfani e alle loro mamme nel nome dell’Eremita del Morrone. Abituato a salire in alto, da buon montanaro, era stato ai vertici aquilani, oltre che della basilica di Collemaggio, anche di San Bernardino, di Sant’Angelo d’Ocre e di San Giuliano. È, inoltre, stato responsabile della Caritas francescana (promosse diverse spedizioni di tir di viveri in aiuto alle popolazioni in guerra a Sarajevo) e membro della commissione Giustizia e Pace e salvaguardia del Creato. Come tale ha partecipato all’incontro interreligioso di Assisi del 1986 che vide la presenza di papa Giovanni Paolo Il e degli altri capi delle religioni mondiali. E, infine, la chiesa di San Bernardino a piazza D’armi, sorta quando, per il sisma, tutto era inagibile nel centro storico» [Mess].