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 2024  novembre 01 Venerdì calendario

Biografia di Giulia Lunetta Savino

Giulia Lunetta Savino, nata a Bari il 2 novembre 1957 (67 anni). Attrice.
Titoli di testa «È una donna bionda, minuta, con gli occhi azzurri attraversati da lampi d’ironia e un fondo d’inquietudine, la stessa di certi suoi personaggi, madri e mogli comprensive che stirano, sognando di essere altrove» [Fumarola, Rep].
Vita Il nome Lunetta a cosa lo deve? «Sono nata quando il primo Sputnik andava sulla Luna. In più avevo tanti capelli biondissimi. Lo suggerì un amico dei miei genitori. Oggi lo trovo molto bello» [Saltalamacchia, Vanity] • Nasce a Bari in una famiglia di sinistra, impegnata in politica, e «tutt’altro che religiosa» • Il padre Gino – che oggi ha 102 anni («Fino a poco tempo fa guidava l’automobile e pretendeva di continuare a farlo per sentirsi autonomo, ma a un certo punto sono stata io a dirgli basta» [Costantini, Cds, 2022]) – era un professore di storia e filosofia, la madre Gigliola De Donato insegnava letteratura all’università • «Era una donna libera: indossava i pantaloni, aveva i capelli corti che non tingeva mai e non si truccava» [ibid.], «è stata un faro assoluto. Intelligente, generosa, colta, con lei avevo scambi di tutti i tipi, è lei che mi ha introdotto alla lettura. Che mi ha insegnato che avevo la possibilità di scegliere un lavoro che mi corrispondesse, che potessi essere autonoma» [Saltalamacchia, cit.] • «Purtroppo, dopo i settant’anni, è stata colpita dall’Alzheimer. [...]. A volte mi capita di pensare “Devo dirlo alla mamma”, poi mi ricordo che non c’è più» [Costantini, cit.] • Aveva anche un fratello minore, Marco, scomparso pochi anni fa • Da bambina le piaceva cantare, «ero pigra negli sport, mi propose mamma i corsi di recitazione» [Cappelli, Cds] • «Non amavo andare a Lecce, dove abitava una sorella di papà e per me era tutto pesante, anche l’architettura barocca così carica. Lecce è colta, mentre la borghesia barese ostenta di più la ricchezza, è sguaiata ma vitale» [ibid.] • È stata «un’adolescente del Sud, cresciuta a Bari, e per strada capitavano frasi pesanti, tentativi di palpeggiamenti. Ricordo il fastidio, la vergogna, specie se le attenzioni venivano da adulti vicini alla famiglia» [Morvillo, Cds] • «Mi prendevo sempre delle cotte ma scappavo non appena il pretendente di turno mi faceva capire che gli piacevo» [Zangarini, Cds] • Dà il suo primo bacio a sedici anni, a un universitario fuori sede, ma ne rimane un po’ turbata • A quindici anni frequenta i primi corsi di teatro, al centro teatrale dell’università di Bari • Da ragazza aveva poster in camera di qualche attrice? «Ero più rockettara, Patty Pravo, Caterina Caselli. Ora sulla scrivania ho una foto di Anna Magnani che mi guarda» [Cappelli, cit.] • Nel 1976, a diciannove anni, si trasferisce a Roma per frequentare l’università, i suoi genitori ci tengono • Abita nel convitto valdese di piazza Cavour, vicino a un teatro un po’ scalcagnato, d’avanguardia, in una cantina: l’Alberico, dove vede recitare Roberto Benigni, Daniele Formica, Paolo e Lucia Poli • Fa l’esame di ammissione per i corsi di recitazione all’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico, ma non lo supera • «Era una città difficile per una del Sud, a Roma ci si muove meglio quando le cose sono accadute» [ibid.] • L’anno seguente si trasferisce a Bologna, dove inizia a frequentare la scuola di teatro di Alessandra Galante Garrone • Si laureerà al Dams di Bologna con una tesi su Peppino De Filippo intitolata Il buffone e il pover’uomo. «Ci ho messo una decina d’anni, era già nato mio figlio. Ero fuori corso, ma l’ho fatto per far contenti i miei e per chiudere un cerchio». La pubblicazione si trova ancora in vendita su Amazon, e comprende un’introduzione scritta da Massimo Troisi • Debutta a teatro nel 1980, a ventitré anni, come strega nel Macbeth di Glauco Mari • Nel 1984 recita ne Il mercante di Venezia, nel 1986 lavora con la compagnia napoletana di Luigi De Filippo, nel 1988 interpreta Peggy l’americana ne Le sorelle materassi, nel 1994 è MedeaParallelamente alla recitazione in tv e al cinema, ha sempre continuato a fare teatro: è stata Nora per le centocinquanta repliche di un adattamento di Casa di Bambola di Ibsen nel 2007, Medea in una rielaborazione dei testi classici all’antico teatro greco di Siracusa nel 2020, Anna ne La madre di Florian Zeller l’anno scorso • «La gavetta è stata fondamentale, perché ti fa capire che non devi mollare anche quando sei tentata di farlo» [EffettoNotte, Tv2000], anche quando la carriera da attrice non ingrana • «Quando, dopo Bologna, sono tornata a Roma, avevo preso in affitto un appartamento sulla Cassia, ho vissuto un periodo complicato: la nascita di mio figlio [nel 1988, ndr], la separazione da mio marito, la carriera d’attrice interrotta» • Pensa di rinunciare alla recitazione, prova a farsi assumere come segretaria, presenta alcune domande per fare l’insegnante («Meno male che non sono andate in porto» [Cappelli, cit.]) • Ma poi le propongono di recitare un monologo teatrale un po’ scabroso. Dopo due mesi di tentennamenti, accetta • Nel 1995 va in scena a Roma (prima al teatro dell’Orologio e poi al teatro dei Satiri) Prova orale per membri esterni, scritto e diretto da Claudio Grimaldi, dove Savino interpreta la professoressa Alda Santi Bocconi del Centre Pompinou, cioè un’insegnante di sesso orale in tailleur rosa e azzurro – «stile Almodóvar» – e con una borsetta piena di ortaggi • C’era imbarazzo nel pubblico? «Sì, era molto spiazzato. Soprattutto perché il meccanismo era quello della scuola. Giocavo molto con gli spettatori, tiravo giù i pantaloni ai maschietti che venivano interrogati. Era l’epoca dello scandalo Bill Clinton-Monica Lewinsky, era il momento clou di questo argomento» [Sylos Labini, Giornale] • «Aspettavano il momento in cui mi sarei spogliata, cosa che ovviamente non accadeva. È stata dura. L’ho fatto per soldi, solo per soldi. Ma le recensioni furono ottime ovunque» [Speroni, IoDonna] • Fu un successo clamoroso. «E del tutto inaspettato, perché era uno spettacolo autoprodotto, lanciato in sordina e cresciuto in maniera esponenziale grazie al passaparola. Sono rimasta in scena per mesi e mesi e non potevo chiedere di meglio perché, con un bambino piccolo, non avrei potuto affrontare l’impegno di una tournée» [Montini, Rep] • Lo spettacolo andrà in scena fino al 2000 • «In tutto l’ho fatto per sei anni, anche alle fiere del sesso, anche nei locali gay. Una sera, mentre stavano preparando il cast di Un medico in famiglia, venne a vederlo un dirigente Rai» [Scarpa, Vanity] • Ottiene così il ruolo di Cettina nella serie comedy Un medico in famiglia • Il 6 dicembre 1998 su RaiUno va in onda la prima puntata • Savino interpreterà Concetta, detta Cettina, Gargiulo, la cameriera casertana di casa Martini, fino alla quinta stagione della serie • Spesso in scena con Lino Banfi, che interpretava nonno Libero. «Siamo entrambi pugliesi, molto differenti, eppure tra noi c’è sempre stata un’empatia totale» [Costantini, cit.] • Cettina prima si fidanza con lo sfaccendato Giacinto (Enrico Brignano: gli autori gli diedero più battute per assecondare l’entusiasmo del pubblico verso il suo personaggio) e poi l’impresario funebre Torello (Francesco Salvi: rinunciò al ruolo del soldato romano in The Passion di Mel Gibson perché impegnato sul set) • «Dopo Un medico in famiglia tutti mi facevano passare avanti nella fila al ristorante o all’ufficio postale» • «Se il personaggio di questa moderna Mary Poppins del Sud, la tata che tutti avrebbero voluto avere, si è fissata nell’immaginario collettivo, c’era qualcosa di autentico. A Cettina sono grata e continuo ad esserlo, anche se a un certo punto ho capito che dovevo liberarmene» [Montini, cit.] • «Ho dovuto faticare un po’ per convincere il pubblico, e anche altri produttori, registi, che ero capace di fare cose diverse. Tanto più amato è un personaggio, tanto è più difficile uscirne» [Costantini, cit.] • Dopo Un medico in famiglia, ha recitato in molte fiction e mini-fiction tv, tra le quali: Il bello delle donne nel 2001, Raccontami nel 2006, Due mamme di troppo nel 2008, Pietro Mennea nel 2015, Le indagini di Lolita Lobosco dal 2021 con Luisa Ranieri («Siamo entrate subito in sintonia, anche perché sa ascoltare e accetta suggerimenti. Per esempio, quelli che ogni tanto le davo sull’accento pugliese» [Confidenze]) • Ha interpretato la madre di Peppino Impastato nel film Felicia Impastato, che andò in onda su per RaiUno nel 2016 e venne visto da sette milioni di persone (share del 27 per cento) • Per interpretare l’avvocato Marina Battaglia nella fiction Rai del 2022 Studio Battaglia si è ispirata a Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada («Quando vidi quel film rimasi incantata […]. Eleganza, stile, cinismo: c’è tutto in Miranda Priestley» [Duello, FanPage]) ma anche a Glenn Close in Damages. «Da tempo aspettavo un personaggio brillante e anche un po’ scorretto» • Ha esordito al cinema nel 1981 con il film Grog, e ha lavorato con registi come Nanni Loy (in Mi manda Picone nel 1983), Matteo Garrone (in Terra di mezzo nel 1997), Cristina Comencini (in Matrimoni nel 1998 e in Liberate i pesci! nel 2000) che – ha detto – l’ha fatta innamorare del cinema, Ferzan Özpetek (in Saturno contro nel 2007 e Mine vaganti nel 2010), Luca Lucini (Oggi sposi nel 2009 e Io e mio fratello nel 2023), Riccardo Milani (in Scusate se esisto! nel 2014)«Il mio modello sono certe attrici francesi o anglosassoni, che fanno un po’ di tutto» [Montini, cit.] • «Io mi trovo molto bene con i registi esigenti, preferisco quelli che una scena me la fanno ripetere anche più volte per raggiungere il risultato» [Intermite, DomaniPress] • Ottiene il primo ruolo da protagonista al cinema a 61 anni, nel film Rosa di Katja Colja del 2019, per il quale ha ottenuto una candidatura ai David di Donatello come migliore attrice protagonista • Ha interpretato spesso il ruolo di madre, come in Tutto tutto niente niente del 2012, dove suo figlio era Antonio Albanese (che ha solo sette anni in meno di lei) • Ti hanno inquadrata nel ruolo di mamma. «Verissimo, ma non scelgo io quel ruolo, sembra che dopo una certa età si possa solo essere mamma» [Intermite, cit.] • Che donna le piacerebbe interpretare? «Donne che abbiano in sé delle contraddizioni. Non più solo la fidanzatina, l’amante, la mamma per eccellenza. Le donne sono molto cambiate nel frattempo, la realtà è molto più sfaccettata. Non ci sono solo gli stereotipi» [Saltalamacchia, cit.] • «Non so cosa avrei dato per poter interpretare un film come Irina Palm» [Montini, cit.] • Aveva fatto il provino per interpretare la madre del protagonista in È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino • «Odio tutti i baci cinematografici. […] In California Suite, dove ero in scena con Neri Marcorè, lo spettacolo si chiudeva con lui a letto. Io dovevo andargli sopra e baciarlo, invece gli facevo una gran pernacchia. Massimo Ghini invece è scafatissimo, un baciatore provetto!» [Zangarini, cit.] • «Visti sullo schermo gli attori sono tutti desiderabili, ma nella maggior parte dei casi quando li incontri sono una delusione» [ibid.].
Femminista «La bellezza conta, eccome. Nel mio lavoro, soprattutto agli inizi, è un argomento centrale. Poi, tutto cambia. Certo che prevalgono professionalità e personalità. Ma i primi passi per entrare nel mondo dello spettacolo, li fai meglio se hai le gambe. Lunghe. […] Io ero una ragazza carina, avevo studiato, ero già spiritosa, ma i no grazie sono stati parecchi. La storia più divertente è stata quella di un provino che feci per Ofelia, Shakespeare. Mi sentii rispondere dal regista, un nome prestigioso che non rivelo neppure sotto tortura: benissimo, ma non ha il profilo giusto! Profilo? Ma che profilo deve avere Ofelia? L’unica soddisfazione è che l’attrice che presero al posto mio praticamente non lavora più. Sono uno Scorpione, la vendetta ha il suo perché» [Antonucci, Mess] • Si è spesa per il movimento femminista Se non ora quando, anche salendo sul palco della manifestazione organizzata in Piazza del Popolo a Roma nel 2011 • «Vorrei cancellare la data del 25 novembre, la giornata della violenza sulle donne» Perché? «Ovviamente è una celebrazione che mi addolora, ma basta con le lacrime, vorrei tanto poter fare un altro racconto sulle donne e, infatti, con Se non ora, quando?, noi tramutammo questa data nel “giorno delle leonesse”. Insomma, sono stufa di sentir parlare di noi come soggetti fragili. I femminicidi sono dovuti alla debolezza degli uomini e non delle loro mogli o compagne, e sono gli uomini che devono interrogarsi su questo e devono curarsi» [Costantini, cit.] • «Giravamo l’Italia, io e Isabella Ragonese, portando nei teatri Libere, di Cristina Comencini, poi seguiva il dibattito. È stata una delle cose più entusiasmanti della mia vita. Io ho scoperto tardi il mondo del femminismo. Da ragazza, scansavo la parola perché aveva a che fare con il separatismo. Poi ho scoperto il femminismo della differenza, che non è contro l’uomo ma è un “uno più uno”, anche se le cose ce le dobbiamo ancora conquistare con coraggio» [Morvillo, cit.].
Amori Il primo amore che ricorda è per un attore conosciuto sul palcoscenico a Bari. «C’era una scena in cui lui doveva avvicinarsi a me. In sottofondo una musica di Mahler, che poi ho a lungo cercato senza mai trovarla. Dovevo abbracciarlo, il cuore mi batteva a mille, ricordo ancora il suo profumo mentre mi veniva incontro dicendomi che non mi avrebbe mai lasciato, che saremmo stati sempre insieme» [Zangarini, cit.] • «Ho questo tipo di romanticismo un po’ ingenuo: mi piace talmente il mondo della finzione che a volte confondevo il personaggio con l’attore. È successo con mio marito» [Speroni, cit.] • Divorzia dal padre di suo figlio, l’attore Franco Tavassi, nel 1994. «Mi sono affacciata nella valle dei single e ho trovato un disastro […] Dopo i quaranta o sono sposati o sono bacati» • Dopo alcune storie, ora sta con Saverio Lodato, 73 anni, giornalista. «Ci siamo conosciuti a una cena informale a casa di amici comuni. Lui non sapeva chi fossi io, io non sapevo chi fosse lui, siamo partiti da zero e, da allora, stiamo vivendo una storia importante» [Costantini, cit.] • Cosa cambia quando ci s’innamora a 60 anni? «Che il motivo per stare insieme dev’essere che quell’amore ti arricchisce la vita. [...] Oggi, il rapporto con l’uomo non è più centrale per noi» [Morvillo, cit.] • «Quando vedo coppie di amici (sempre più rari, in verità) che reggono nel tempo 30 o 40 anni, sono curiosa di capire se c’entra la fortuna di aver incontrato la persona giusta in giovane età o se, come credo, sia l’indole che ti porta a essere costante. Non che io sia incostante, ho avuto storie importanti. Però non quella che dura tutta la vita» [Speroni, cit., 2012].
Figlio Ha un figlio di 36 anni, Antonio, che si è trasferito in Inghilterra, dove gli invia pacchi pieni di cibo. «Sono una tipica mamma del Sud: continuo a rifornire mio figlio di derrate alimentari, forse perché è magro» [Speroni, cit.] • «Mi ricordo il momento in cui l’ho accompagnato all’aeroporto. Quando l’ho salutato non ho pianto, dopo mi sono girata e un po’ sì» • «Secondo me è importante fare capire ai figli che tu genitore ci sei, ma che hai bisogno anche del tempo per te e per la tua realizzazione e ti auguri che la stessa passione per il lavoro animi anche loro» [Intermite, cit.].
Curiosità È alta un metro e sessantacinque • Virginia Raffaele ne ha fatto un’imitazione, ma lei non si è offesa, anzi: dopo averla vista, le ha scritto un messaggio che Raffaele ha definito «carino» • Pochi giorni fa ha raggiunto i 100 mila followers su Instagram • Ha vissuto a Napoli per quattro anni, dal 1990 al 1994 • Durante il confinamento in casa per la pandemia, faceva le prove nel suo salotto, tra il divano e la libreria («Sono fortunata perché ho un salone che si presta bene, è spazioso» [Saltalamacchia, cit.]), ha organizzato una challenge di lettura ad alta voce e qualche diretta su Instagram • «Abito di fronte a Villa Albani, sulla Salaria, e trovo che questa parte di Roma con i suoi palazzi anni ’20 e ’30 dai colori tipicamente capitolini, i rossi intensi, i gialli ocra, si armonizzano perfettamente con la luce della città, capace di esaltare architetture e atmosfera» [Montini, cit.] • «A volte quando arrivo al portone guardo il palazzo e mi dico “Però Lunetta, che brava sei stata, guarda dove vivi”» [Speroni, cit.] • Nel quartiere frequenta la libreria Minerva in piazza Fiume, il cinema Mignon • «Sono molto legata alle mie origini pugliesi e torno sempre volentieri a casa, ma nessuno mi tocchi Roma, che identifico come un mega contenitore dove ogni quartiere è come una città a parte» [ibid.] • Anche i suoi genitori si erano trasferiti in un appartamento nel suo palazzo, dove abita anche la regista Cristina Comencini • Le piacciono molto i libri di Elizabeth Strout e Amoz Oz, la canzone Fai rumore di Diodato, l’attrice Monica Vitti • Ha prestato la voce per l’audiolibro de Il libro degli errori di Gianni Rodari • Da ragazza ha seguito corsi per fare il clown, dice che le riesce bene Stanlio • Fellini vide una sua foto dove notò i suoi «occhi da tigre buona» e la volle vedere per un ruolo in Amarcord. «Vado nel suo studio: una stanza enorme, una scrivania grandissima e lui che mi osservava, mi studiava. Quando terminò la nostra conversazione e ci siamo salutati, ricordo la sua voce gentile, suadente dietro le mie spalle» Cosa diceva? «Ammirava la mia andatura, il mio incedere lungo il corridoio. Ero talmente incantata, che mi son detta: pure se non mi prende nel film, voglio tornare da lui almeno una volta al mese...» E poi l’ha scritturata? «No, ma non ci sono rimasta male. Quell’incontro è stato comunque sorprendente, direi miracoloso, i suoi complimenti sono stati meglio che andare dallo psicanalista e sono bastati a inorgoglire il mio ego» [Costantini, cit.] • «Il suo riso con cozze e patate è da nomination all’Oscar» (Emilio Solfrizzi, attore, suo amico).
Titoli di coda «Ho cambiato città, modi di vivere, ho affrontato diverse situazioni e oggi sono certa di una cosa: non sono un’insoddisfatta» [Saltalamacchia, cit.].