Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  novembre 07 Giovedì calendario

Biografia di Gordon Ramsey (Gordon James R.)

Gordon Ramsey (Gordon James R.), nato a Johnstone (Scozia, Regno Unito) l’8 novembre 1966 (58 anni). Cuoco. Imprenditore. Personaggio televisivo • «Alto, biondo, capelli da ragazzaccio e sguardo assassino, è più una star che uno chef» [Stefania Fiorucci, Novella 2000 19/8/2020] • «Il cuoco più cattivo del mondo» [Andrea Tempestini, Libero 24/6/2012] • «Ha saputo trasformare sé stesso e il suo carattere in un potentissimo brand» [Alessandra Dal Monte, Cook 5/7/2017] • Il primo cuoco a diventare una figura mediatica, presente più nell’immaginario collettivo che dietro ai fornelli, famoso più per una frase o un tono della voce che per un piatto. Divenne famoso negli anni Duemilia grazie a Cucine da incubo (Channel 4, dal 2004 al 2009), un reality in cui cercava di salvare pub e ristoranti del Regno Unito sull’orlo del fallimento, format poi replicato in tutti i Paese e in tutte le salse. «È lui il vero originale burbero di Hell’s Kitchen, Cucine da Incubo, Masterchef. Altro che Carlo Cracco e Tonino Cannavacciuolo... “Per fare un Gordon ce ne vogliono almeno due di loro. Scherzo, sono bravissimi e anche amici”» [Carlo Ottaviano, Mess 21/6/2018] • Oltre venti libri di ricette. Decine di apparizioni televisive. Diciotto milioni di followers su Instagram • Ha vinto la stella Michelin per diciassette volte • Patrimonio personale stimato in 220 milioni di dollari. Proprietario di una nutrita serie di ristoranti esclusivi, tra cui trentacinque solo in Gran Bretagna, dieci negli Stati Uniti, tre a Dubai, due in Francia e uno a Singapore, Kuala Lumpur, in Cina e in Corea del Sud • La rivista americana TV Guide lo ha inserito nella lista dei 60 cattivi più cattivi di sempre. L’antropologa femminista dell’Università di Sidney Elspeth Probyn, individua in lui, come negli altri cuochi televisivi, i veri sex symbol del nostro tempo in quanto dispensatori di piaceri, ancorché alimentari. Tutti giudizi che gli titillano l’ego • Quando gli si chiede di descriversi con tre aggettivi, risponde: «Raffinato, creativo, appassionato». Quando gli si chiede quali siano le tre cose per cui vale la pena vivere: «La famiglia, i clienti, le Ferrari». Di Ferrari, attualmente, ne ha undici. «Ne ho avute anche di piú. Me ne regalo una quando conquisto una nuova stella Michelin, ne vendo una se perdo il macaron».
Titoli di testa «Masterchef non lo guardo, mi sono antipatici. Conosco Cracco e Barbieri: non sono cattivi, però fanno la parte dei cattivi. Perfino coi bambini! La cucina è dolcezza, gioia. Il primo è stato quell’asino di Gordon Ramsey: ma perché devi fare la carogna con uno che fa da mangiare?» (Giovanni Rana) [a Francesco Battistini, Sette 27/1/2017].
Vita «Gordon è […] secondo di quattro fratelli e sorelle, nei primi dieci anni di vita si trasferisce spesso con la famiglia. Si stabilisce infine a Stratford-upon-Avon, in Inghilterra, città natale di Shakespeare. È il padre a trascinare l’intero nucleo famigliare qua e là, a causa dei suoi continui cambi di lavoro che sono un susseguirsi di insuccessi. I Ramsay non hanno mai fatto letteralmente la fame, ma certo non se la passavano benissimo. Nella sua autobiografia, Humble Pie, Ramsay descriverà il padre come violento, ubriacone e donnaiolo, e confesserà che la sua infanzia è stata segnata da abusi e indifferenza […] A volte definito come lo chef ex calciatore, e addirittura come una promessa del pallone la cui carriera è stata precocemente stroncata da un infortunio. In verità, neanche lo stesso Ramsay si è spinto ad affermare tanto. Ha raccontato che a 12 anni ha iniziato a giocare a calcio e che prima dei 14 è entrato nei Glasgow Rangers, la squadra per cui ha sempre tifato, arrivando a giocare due partite in prima squadra […] la realtà pare ancor meno scintillante: secondo la versione ufficiale del club si trattava di amichevoli, comunque non della prima squadra, e il ragazzo era ancora in prova: “Si allenò con noi per qualche mese e poi si infortunò” […] “Il dolore per aver lasciato a causa dell’infortunio è stato lenito solo molti anni dopo, quando ho ricevuto la prima stella Michelin” e “Senza quel colpo, non sarei quello che sono oggi” […] A diciannove anni Gordon entra in un college dove studia Hotel management, ma già negli anni precedenti ha iniziato a lavorare nelle cucine di ristoranti, prima fuori e poi a Londra (da uno di questi, andrà via per aver avuto una storia con la moglie del proprietario – ancora l’ombra del padre). La svolta vera avviene quando entra al ristorante Harveys sotto Marco Pierre White, che sarà il suo più utile mentore e il suo più acerrimo nemico. Marco Pierre White è stato un ragazzo prodigio della cucina inglese: nel 1994 stabilì un doppio record, essendo il più giovane in assoluto (32 anni) e il primo inglese a prendere tre stelle Michelin. White si può definire come il primo cuoco diventato una celebrity, un Ramsay ante litteram, insomma […] “Non credevo ci fosse qualcuno in grado di far piangere Gordon”, dirà un testimone di quegli anni. Ramsay, che pure gli deve tanto a livello tecnico, dopo più di due anni lo lascerà per andare ad approfondire la cucina francese: prima nella stessa Inghilterra e poi a Parigi. Dai 23 ai 26 anni, per Ramsay è un periodo decisivo ma stressante, tanto che si prende una sorta di anno sabbatico andando a fare il personal chef su uno yacht: solcando vari mari, tra cui il Mediterraneo, conosce meglio la cucina italiana. Al rientro a Londra, ancora grazie a Marco Pierre White, diventa capo cuoco di Aubergine, nel quartiere di Chelsea a Londra, premiato prima con una e poi con due stelle Michelin. Se ne va nel 1998, sia perché i proprietari vogliono trasformare il marchio in una catena, sia perché freme per aprire un locale suo […] Apertura che realizza in società con Chris Hutcheson, il padre di sua moglie Tana: il Restaurant Gordon Ramsay nel giro di quattro anni prende 3 stelle Michelin […]. Il periodo successivo, gli anni zero, è caratterizzato da continue aperture ed espansioni: il noto Pétrus, poi Glasgow (Amaryllis), il ristorante presso l’hotel Claridge’s. Sempre in un albergo, il Dubai Creek, è la sua prima apertura intercontinentale, negli Emirati. Seguirà Verre, ancora a Dubai, e due locali a Tokyo (Gordon Ramsay at Conrad Tokyo e Cerise by Gordon Ramsay). Nel 2006, Ramsay sbarca a New York […] Segue l’Irlanda, e poi la West Coast americana, nel London West Hollywood Hotel di Los Angeles, e il Canada […] Una strategia espansiva impressionante, ma non priva di astuzia: piuttosto che puntare sul franchising, Ramsay si è inventato un nome e una formula diversa per ogni apertura, spesso dando fiducia e visibilità ai suoi protetti […] ma altrettanto spesso terminando le collaborazioni con litigi e insulti. Con lo stesso suocero, Chris Hutcheson, suo partner in affari nella company Gordon Ramsay Holdings Limited, è finita in tribunale, prima per una questione di soldi e poi perché il genero accusò il suocero di avergli spiato la casella di posta elettronica […] Tuttavia, lo chef scozzese non si ferma: secondo Forbes nel 2019 Ramsay avrebbe ricevuto da un fondo 100 milioni di dollari per aprire 100 ristoranti entro il 2024. Naturalmente, tutto questo non esisterebbe senza la visibilità mediatica. E Ramsay l’ha capito bene, cavalcando da subito l’onda del food. Parallelamente alle aperture, quindi dal 1998 in poi, si moltiplicano le apparizioni televisive e i programmi che lo vedono come protagonista: Ramsay’s Kitchen Nightmares e Hell’s Kitchen – tipici reality con le formule della gara e del ristorante da salvare. C’è anche il più articolato The F Word, infine Gordon’s Great Escape e Ramsay’s Best Restaurant, in cui lo chef parte alla scoperta delle cucine del mondo. Nel 2019 è arrivato anche in Italia il suo ultimo show, Cocaina al ristorante. Le urla, le scenate, gli improperi e le offese personali sono molto televisive, e tanto più aumentano i beep per coprire le parolacce, tanto più l’audience sale. Quindi, il Ramsay personaggio feroce è totalmente costruito e funzionale a questa narrazione? Difficile dirlo, ma certo una sincera tendenza all’aggressività non manca. Oggi comunque Ramsay è a capo di una vera e propria galassia mediatica, dove vengono pensati e realizzati i lunghi show come i mini video su YouTube. Il tutto com’è ovvio giova alla sua fama ma forse nuoce al suo credito presso gli esperti del settore: in un lungo profilo realizzato qualche anno fa dal New Yorker si diceva che il suo ristorante non fa “i promessi fuochi d’artificio” e che una città sofisticata come New York si aspetta interazione, improvvisazione, fantasia; tutte cose che Ramsay, non essendo quasi mai fisicamente presente nel locale, non può permettersi. E nel 2013 il ristorante ha perso le sue due stelle, chiudendo dopo poco i battenti. È lo stesso chef ad ammettere che ormai non cucina quasi più, se non davanti a una telecamera: al massimo qualche volta prepara una bistecca per i figli. Anche se su questa cosa della tv non transige: “Io non sono una celebrity!”, ha urlato all’intervistatore: “Tutto quello che faccio è per restituire al mondo del food quanto ho avuto”» (dal sito Il Cucchiaio d’Argento).
Amori La moglie, Cayetana Elizabeth, insegnante • Gli ha dato sei figli: Megan (n. 1998), i gemelli Jack e Holly (n. 2000), Matilda (n. 2001), Oscar (n. 2019) e Jesse (n. 2023). «Gli altri genitori regalano l’ultima versione dell’iPhone o altri gadget elettronici. Io la macchina per fare la pasta in casa. E tutti sin da piccoli hanno amato cucinare, senza alcuna imposizione» [Ottaviano, cit.] • Nel 2016 aspettavano Rocky, bimbo che non è mai nato. Se ne è andato con un aborto spontaneo: «Ci manchi tutti i giorni». Ogni membro della famiglia indossa un gioiello con il suo nome.
Denari Gordon passa ai figli una paghetta settimanale di 50 sterline. «Tana e io vogliamo che agiscano in base alla responsabilità e al rispetto. Se desiderano comprarsi un paio di jeans o di sneakers devono mettere da parte i soldi necessari. Così capiscono il valore del denaro». Ha vietato loro di andare a mangiare nei suoi ristoranti.
Vizi Nel 2017 «Suo fratello più giovane è un tossicomane che è stato visto l’ultima volta sei mesi fa a suonare per strada in Portogallo. Dopo di che se ne sono perse le tracce. Ramsay ha rivelato che il fratello, nel 1998, aveva accettato di partecipare al funerale del padre solo se Gordon gli avesse pagato i debiti con gli spacciatori e gli avesse comprato una dose di droga. “Me ne sono dovuto stare lì seduto a guardare” ha raccontato lo chef “mentre lui riscaldava quell’acqua marrone con un accendino in un cucchiaio arrugginito e poi l’aspirava con un ago. Proprio una roba di merda”. Sempre suo fratello lo scorso dicembre si è presentato davanti a uno dei ristoranti di Ramsay, a Chelsea, e si è messo a chiedere soldi ai clienti che uscivano. “Abbiamo dovuto chiamare la polizia per farlo andare via – ha ammesso Gordon –. È stata una brutta cosa”» [Luigi Ippolito, Cds 11/10/2017].
Curiosità Cavaliere dell’Impero britannico, per nomina della regina Elisabetta • Molto sportivo • Appassionato di triathlon • Adora la Sardegna, «potrei passare ore al mercato del pesce di Cagliari» • Un giornalista scrisse che le cucine da incubo di Kitchen Nightmares erano state orribilmente esagerate ad arte, lui gli fece causa • Ha cucinato per gli uomini più potenti del mondo, gli manca il Papa • Un piatto italiano che lo ha emozionato: gli agnolotti di Nadia Santin, Dal Pescatore, tre stelle, a Canneto sull’Oglio, provincia di Mantova • Piatto preferito da mangiare: lo shepherd’s pie inglese, un tortino di carne e patate • Piatto preferito da cucinare: le aragoste (il piatto più richiesto al Gordon Ramsay Restaurant di Londra sono i ravioli all’aragosta e purea di pomodoro) • «A casa, quando invito gli amici, mi piace partire con un antipasto di prosciutto, salame e olive. Non c’è modo migliore per iniziare: facile, perfetto per socializzare e per scaldare l’atmosfera. Poi magari faccio seguire un maialino da latte arrosto: adoro il sapore della sua carne, che il giorno dopo è perfetta per prepararsi un panino» • Suo grande rimpianto: che il padre ubriacone e donnaiolo non abbia mai fatto in tempo ad assaggiare un suo piatto • Suo grande terrore: che uno dei figli gli riveli di essere diventato vegetariano.
Titoli di coda «L’intervista è finita e la sensazione è che l’uomo più cattivo della tv sia invece un vero pezzo di pane. “Però in cucina bisogna essere precisi, attenti, rigorosi, non ci possono essere distrazioni. Noi siamo come gli atleti, dobbiamo avere grande disciplina, altrimenti dedichiamoci al take away» [Ottaviano, cit.].