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 2024  novembre 14 Giovedì calendario

Biografia di Sofia Goggia (Sofia Anna Vittoria)

Sofia Goggia (Sofia Anna Vittoria), nata a Bergamo il 15 novembre 1992 (32 anni). Sciatrice alpina. Campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018, vincitrice di quattro Coppe del Mondo di discesa libera e di due medaglie mondiali. «La pressione non esiste. Esiste solo quando decidi di concentrarti sulle cose essenziali che hai da fare».
Vita «È nata e cresciuta a Bergamo, figlia di un ingegnere con la passione per la pittura e un’insegnante di lettere. Primi passi sulle nevi di Selvino. Spicca subito il volo, però arrivano gli infortuni al ginocchio, ma dove il ginocchio tradisce, la ferrea tempra supplisce. Anzi Goggia ci racconta quello che “forse tanti di voi non sanno. Alle Olimpiadi di Pyeongchang, il mattino della gara non riuscivo neppure a fare le scale tanto era il dolore. Però una volta posizionato il piede nello scafo, sentivo che avrei potuto farcela, così mi allenavo a capire dove premere, come reagire, insomma sapevo che nonostante il fisico, con testa e tecnica avrei supplito al problema”. E medaglia fu» (Piera Anna Franini) • «Fin dall’asilo ho avuto tenacia e grinta invidiabili. Crescendo, sono cambiata molto. Ma le due caratteristiche sono rimaste un marchio di fabbrica tanto quanto la erre moscia. In famiglia nessuno ce l’ha, è un elemento distintivo» (a Flavio Vanetti) • «Legamento crociato destro e sinistro, menisco mediale e laterale, malleolo peroneale, piatto tibiale, radio. La collezione di infortuni di Sofia Goggia è un manuale di anatomia. Ogni pezzo rotto o lesionato ha richiesto interventi chirurgici, immobilizzazione, inserimento di placche, asportazione di placche, lunghe rieducazioni. C’è tutto il peggio che può capitare a un’atleta professionista, eppure Sofia ha trovato anche il tempo per vincere e diventare una delle più forti discesiste di sempre. Non c’è un periodo peggiore nella sua storia agonistica: la campionessa azzurra si fa male di continuo. Comincia nel 2007 in una gara del circuito Fis, assai prima di finire sotto i riflettori: lesione al legamento crociato del ginocchio destro, che sarà sempre martoriato. Passa un anno ed è il menisco a fare crac. Altro giro in ospedale, altra rieducazione. A 16 anni, dopo due incidenti del genere, ci sarebbe da rivedere il proprio programma. Niente da fare: il talento già si vede e reclama ogni volta il ritorno in pista il più presto possibile. Arriviamo al febbraio 2011: il destino, l’errore, la foga, la sfortuna, chiamatelo come vi pare, la costringono a un altro lungo stop dopo una caduta nella discesa di Altenmarkt con trauma cranico e lesione muscolare. Un anno dopo, nel gigante di Coppa Europa ad Andalo, vigilia dei Mondiali juniores, si rompono di nuovo crociato e menisco del ginocchio destro. L’infortunio alla vigilia del grande evento, Mondiale o Giochi olimpici, diventeranno una costante. Sofia ha un anno scarso di tregua. Il 7 dicembre a Lake Louise, nella terza discesa di Coppa del Mondo in tre giorni, vola nelle reti, si rialza dolorante, rimette gli sci e arriva in fondo sulle proprie gambe (sembra ieri), ma l’esperienza in traumatologia la mette subito in allarme: il ginocchio sinistro, che fino a quel momento aveva retto, è andato. La prognosi ufficiale conferma sensazioni e paure: lesione al crociato, due menischi rotti e addio Olimpiadi di Sochi. Lacrime e riabilitazione ormai sono diventati una costante di vita. Sofia conosce i terapisti, gli esercizi, i rituali, la stupenda sensazione di sentirsi guarita e di poter scendere di nuovo in pista. La sorte le regala un periodo di maturazione senza traumi, e i risultati arrivano. Il premio al coraggio, alla grinta e al talento è la medaglia d’oro in discesa ai Giochi di PyeongChang, seguita dalla Coppa del mondo di specialità. La tregua dura fino all’ottobre del 2018, quando si rompe il malleolo peroneale ed è costretta a saltare la prima parte della stagione. Anche stavolta l’infortunio precede un evento: i Mondiali di Are di inizio 2019. La sciatrice bergamasca recupera in fretta e si presenta in buone condizioni all’evento: vincerà una medaglia d’argento che le regalerà grande gioia e qualche rammarico: come sarebbe andata se non si fosse fratturata quattro mesi prima? Il trauma successivo le risparmierà le gambe: sarà il radio del braccio sinistro a rompersi e a richiedere un intervento per inserire una placca. È il febbraio del 2020, sulle nevi di Garmisch. Le stesse dove un anno dopo si fratturerà il piatto tibiale e sarà costretta a saltare i Mondiali di Cortina» (Stefano Mancini) • Ultimo grave infortunio in allenamento, il 5 febbraio 2024: frattura della tibia e del malleolo tibiale. Costretta a terminare in anticipo la stagione, si è comunque classificata 3ª nella classifica della Coppa del Mondo di discesa libera. Sei podi stagionali, con 2 vittorie • «La Coppa del mondo 2025 parte senza Sofia Goggia. Ma per lei non sarà un dramma, perché il peggio è già alle spalle. Sono stati mesi durissimi, lacrime e dolori lancinanti, e quando si avvicinava il momento di stringere con la preparazione la campionessa olimpica è tornata di nuovo in sala operatoria per rimuovere la placca con sette viti applicata per la frattura scomposta della tibia. L’infortunio del 5 febbraio ha lasciato tracce pesanti, per questo serve leggerezza, “l’importante è star bene, sereni, poi focalizzarsi di giorno in giorno sulle cose ordinarie che ti danno la possibilità di fare cose straordinarie”. Sofia, come sta? “Bene così. Mi sento quasi quella di prima, da quando ho tolto quella piastra che sporcava le mie emozioni”. La sua riabilitazione ha colpito chi l’ha seguita sui social. “Ho patito molto, per due mesi ho pensato di essere morta. Umanamente ho sperimentato il gelo e il buio. Ma adesso mi sento veramente bene, ho voglia di sciare, di provarci”. A maggio è andata a casa di Roberto Baggio, un altro campione spesso ferito. “Ero confusa, stavo cercando una strada, parlando con lui per trovare conforto. Sai, quando sei disperata ti aggrappi a tante cose, no? E vorresti vedere un barlume nel buio di te stessa. Eravamo seduti a tavola, nei grandi spazi della villa di Altavilla Vicentina, e lui a un certo punto mi prende il braccio, mi guarda con quegli occhi di vetro e fa: ‘Decidi tu per te stessa. Il resto sono solo grandi se…’. Mi ricorda quella persona che mi ha regalato un foglio”. Un foglio? “Sì, è arrivato quest’estate a casa mia, e mi ha detto: ‘Ho un regalo per te. Ma vorrei che aprissi questo foglio quando ti sentirai pronta. Qui dentro c’è quello che vorrei che tu facessi’. Aspetto qualche giorno, poi una sera lo apro ed era un foglio bianco. L’ho trovato bellissimo: nessuno mi dice quello che devo fare, sono io che decido per me stessa”» (a Mattia Chiusano) • «Non ha una palestra in casa? “Sono dell’avviso che a casa ci si debba riposare. Al limite si fa dello stretching molto blando. In genere mi alleno circa tre ore e mezzo al mattino e due o tre al pomeriggio, mattina molto intensa e pomeriggio più aerobico”. Da uno a dieci, in una vittoria quanto conta la testa e quanto il fisico? “Se il fisico è al 100% ma la testa al 60% non rendo come se la testa fosse all’80% e il fisico al 60%. La testa conta molto di più, la condizione mentale è tutto. È la cabina di pilotaggio. Puoi avere una barca perfetta, ma se non hai un buon comandante avrai più problemi di una barchetta meno potente ma con un buon timoniere”» (a Franini) • Rivalità mai nascosta con la collega Federica Brignone. «Nella “relazione a due” il tempo delle polemiche, dei battibecchi, delle frecciate in pubblico, ha lasciato spazio a una nuova consapevolezza: amiche mai, ognuna per la sua strada, Sofia e Federica non si amano ma si rispettano. Chi dice di non guardare all’altra mente, ma alla fine hanno trovato una forma di convivenza sotto l’ombrello della Nazionale diretta da Gianluca Rulfi che dalla competizione interna ci ha guadagnato. Una squadra, tanti team. Quello di Sofia, 31 anni, che da quando – nel 2022 – si è affidata al nuovo coach Luca Agazzi, ha impostato un percorso per allungare la carriera, avendo in mente il traguardo di Milano-Cortina. Non più soltanto gas “a tutta”, gli sforzi si sono concentrati sulla tecnica del gigante, il primo amore, che è alla base del ritorno alla vittoria nel superG. Il resto non è cambiato: lo stile esuberante, la bravura nel calamitare l’attenzione (pure degli sponsor) con un linguaggio raffinato ma anche diretto, le storielle sui social (“Ciaofans” o “Onlythebrave”, “soltanto i coraggiosi”) girate insieme allo skiman Barnaba Greppi, “Babi”, bergamasco come lei. Le sedute di fisioterapia condivise con il mondo dopo i tanti incidenti, come faceva Lindsey Vonn, un modello» (Daniele Sparisci).
Amori Da tempo i giornali parlano di una sua relazione con Massimo Giletti. I due sono stati fotografati più volte insieme ma non hanno mai confermato la storia d’amore. «Sofia è una ragazza straordinaria. Una donna intelligente che ha qualità infinite, ma io, come disse l’avvocato Agnelli a Minoli, parlo con le donne e non parlo di donne. Quello che è il nostro rapporto è personale, non mi va di raccontarlo» (Giletti a Gente nell’ottobre 2024).
Religione «Al collo ha una catenina e un crocifisso: è religiosa? “È il regalo di una persona molto cara. Sì, credo in Dio, ma dovrei affidarmi di più alla fede, che è ancora latente”» (a Vanetti).
Politica «Le piace la politica? “Non quella attuale: il mondo dovrebbe essere governato dalla politica e non dai soldi. Invece capita il contrario”» (a Vanetti).
Curiosità «Come suo padre è attratta dall’arte? “Dipingendo lui riesce a evadere, io non ho ancora esplorato bene questo campo. Però anche lo sci può essere inteso come una forma d’arte, alla fine tracciamo linee ad arte. Per il resto, rimango un’innamorata della fotografia, apprezzo particolarmente Steve McCurry. Chagall è tra i miei pittori preferiti”. È appassionata anche di poesia. “Soprattutto mi piace John Keats. Lo scoprii grazie alla mia insegnante di inglese, mi aiutava a preparare il programma da privatista al liceo. Me ne innamorati follemente. Una volta a Roma per le visite mediche per entrare nel gruppo sportivo delle Fiamme gialle, andai a vedere la tomba di Keats, e quattro anni dopo visitai la casa dove aveva alloggiato, in piazza di Spagna”» (a Franini).