25 novembre 2024
Tags : Karin Johanna Schubert
Biografia di Karin Johanna Schubert
Karin Johanna Schubert, nata ad Amburgo, in Germania, il 26 novembre 1944 (80 anni). Attrice cinematografica tedesca naturalizzata italiana. Divenne molto nota in Italia negli anni settanta durante il periodo d’oro del cinema di genere e della commedia all’italiana e, nei Novanta, per essersi data al porno.
Titoli di testa «Con i suoi riccioli, i suoi occhi blu, il suo corpo, i suoi seni, le sue spalle, il suo collo, il suo ventre, il suo basso ventre, i suoi i fianchi, le sue cosce, le sue ginocchia, le sue caviglie, i suoi piedi… ha fatto impazzire tutti gli uomini».
Vita Nasce ad Amburgo sotto le bombe. Sin da quando era piccola il padre, alcolista, ogni venerdì affogava la sua triste vita da impiegato in bottiglie di Jägermeister, «35 gradi di pura forza per uomini veri». Uomini che bevono e poi urlano. Uomini che bevono e picchiano le mogli. Uomini che bevono e, che quando crescono, picchiano anche i figli • Secondo wikipedia.de i genitori si chiamano Käthe-Marie e Willi • La madre, che da figlia veniva picchiata dal padre, ha sposato un uomo violento perché era l’unica realtà che conosceva. E come la sua mamma si sottometteva al marito [Jean-Luc Marret, Pornification, vie de Karin Schubert, Intervalles] • A cinque anni Karin cerca le attenzioni del papà. Le cerca per tutta la settimana ma non nel fine settimana. Non quando è ubriaco. L’unico modo per scampare alle sue ire è rendersi Unsichtbar, invisibile. Si nasconde sotto le lenzuola, infila la testa sotto al cuscino. Resta immobile. Trattiene persino il respiro. Tutto per non farsi trovare • A sei anni, finito il razionamento Karin mangia la sua prima arancia. A dieci «mio padre non sopportava che io non fossi più una bambina» • Karin è molto bella, vede il suo seno crescere mese dopo mese. I ragazzini iniziano a guardarla con altri occhi. Anche il papà: «Mi ha violentata per due anni. Avevo solo 11 anni. Papà stava sempre in viaggio e, quando tornava, entrava nella mia stanza, si metteva a lato del mio letto, mi scopriva e io facevo finta di dormire, per rispetto e paura. E lui mi toccava» [Enzo Biagi, Le inchieste 1994] • Segue corsi di segretaria amministrativa e si diploma a pieni voti. Parla tedesco, inglese e un po’ di francese • A vent’anni Paul, un bel ragazzo biondo le chiede di sposarla e lei non fa a tempo a dire di sì che rimane incinta • Karin trova lavoro come segretaria ma è la sua bellezza a farle fare carriera. Ottiene promozioni che nessun’altra collega osa neanche sperare. «In questo clima, che divenne presto malsano, fu oggetto di numerose cattiverie. Karin riduceva le donne alle loro inadeguatezze, bruttezze e destini grigi... La sua bellezza schiacciava tutto... E con gli uomini non andava meglio. Soprattutto tra i timidi che sapevano di non avere alcuna possibilità. Altri poi si dicevano disponibili a lasciare le loro famiglie per fuggire con lei • Nel 1967, all’improvviso, lascia il lavoro d’ufficio per diventare modella: «Una signora la vide uscire dalla metropolitana al Rödingsmarkt e le disse: “Sei molto bella, sai? Lavoro nella pubblicità, cerchiamo giovani donne come te per indossare gli abiti dei nostri clienti o per pubblicizzare un sacco di cose...”» • Nei primi dodici giorni guadagna 1.180 marchi: «Mio padre aveva torto. È facile fare soldi. E non c’è bisogno di lavorare molto… basta sorridere ed essere in un ambiente dove i soldi arrivano facilmente...». Certo deve combattere con i suoi capi che le fanno avances «disgustose» • Poi arriva la pubblicità per un succo d’arancia, poi per la birra Peroni con Ugo Tognazzi: «Signorina lei è splendida. Dovrebbe venire a Roma. Nel cinema cerchiamo donne come lei per le nostre commedie. Lei sa recitare? “Mento a tutto il mondo e a me stessa da quando ho 11 anni”» • Per le pubblicità è disposta anche a spogliarsi «Non c’è nulla di male a mostrare un bel corpo. Ma niente pornografia». Il marito però inizia a infastidirsi. Lui lavora alla Opel. Ha un buono stipendio e non vuole essere preso in giro da amici e colleghi. Ma lei non vuole rinunciare alla sua libertà e indipendenza. Posa come modella per dei magazine in topless o quasi nuda • Nel 1968, in Italia, arrivano i primi film: La facocera di Amasi Damiani (che non uscirà) e Io ti amo di Antonio Margheriti con Dalida. Seguono Satiricosissimo (Laurenti, 1970), Vamos a matar compañeros (Corbucci, 1970). Edward Dmytrik la vuole nel suo Barbablù (1972) a fianco di Richard Burton. Gerard Oury nel 1971 l’aveva presa per Mania di grandezza con Louis De Founès e Yves Montand. Tutti la rispettano. Montand: «È bella ma soprattutto intelligente. È solo grazie alla sua intelligenza che riesce a interpretare l’ingenuità del suo personaggio». Fa dignitosi film erotici come Riuscirà la nostra cara amica a rimanere vergine fino alla fine della nostra storia? di Hubert Frank (1971) e Il pavone nero di Osvaldo Civiriani (1972). Gira film con Franco e Ciccio, spaghetti western, decamerotici come Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda con la Fenech (che doppia in tutte le scene di profilo per via di un’operazione al naso della bella attrice francese) [Lupi, ilsaltodellaquaglia.com] • Partecipa a tutte le feste romane. Va a cena da Gianni Agnelli, esce con Mastroianni, Manfredi, Odescalchi, Cristaldi, Bertolucci, Moravia, Argento, Brass ma anche con Monica Vitti, Laura Antonelli o Liliana Cavani Sul finire degli anni settanta, l’attrice accetta la proposta di apparire senza veli in alcune riviste patinate come Playboy • «Il mio corpo è una cosa fragile... Sta decadendo... Vedo queste rughe sopra le ginocchia... Non le avevo tre mesi fa... Vedo queste rughe intorno alla bocca... Linee del sorriso... Forse dovrei smettere di sorridere... A volte i miei occhi diventano un po’ sporgenti» • Nel 1978 vola in Iran e un massaggio allo scià Mohammad Reza Pahlavi torna a Roma con un tappetto persiano da 40 mila dollari e un film Allarme Nucleare che però si rivela un flop • Negli anni ottanta le cose non vanno bene. Nessuno la chiama più. Karin e il figlio, i loro cani e gatti dicono addio al lusso. Vivono di risparmi. Karin beve. Prende sonniferi. Il figlio si droga, d’eroina. Disprezza la madre, la insulta, la mena: «Sei sempre stata qui ma non sei mai stata presente» • Karin gira tre o quattro film flop: «Ho paura di quello che succede... Faccio film sempre peggiori, ma che almeno raccontano una storia. Le mie scene di nudo sono sempre più numerose. Ma almeno non è porno... E i registi, o i produttori, aggiungono scene di sesso... Il porno si sta diffondendo ovunque... Sta arrivando... Manca ancora una distribuzione di massa, ma arriverà… L’unica soluzione che mi resta sono le foto... Le foto affascinanti, ancora e ancora... Sono tornata al punto di partenza, come quindici o vent’anni fa, ma in peggio... Questa volta, devo mostrare tutto». dopo aver partecipato a numerosi film del genere (La dottoressa sotto il lenzuolo) e soprattutto a due film della serie Emanuelle nera con Laura Gemser, passa definitivamente al genere hardcore, sia su pellicola sia sulle riviste del settore; il primo film fu Morbosamente vostra del 1985 • Per una dose il figlio inizia a rubare in casa. Per lei la madre è costretta a vendere la sua villetta per pagarle la disintossicazione in Svizzera. Si trasferisce in affitto a Manziana, non lontano da Roma • «Sono tornata dalla Spagna dove avevo appena girato una coproduzione italo-spagnola e non avevo più lavoro. Il mio agente mi ha chiamata e mi ha chiesto se ero interessata a fare foto per riviste di fascino molto popolari in Italia, come avevano fatto Marisa Mell, Paola Senatore, Lili Carati e tante altre. Ho accettato ed è stato un vero successo, tanto che ho prolungato il contratto per un altro anno. Dalle foto osé al cinema porno il passo è solo uno» • «Mi affidavano le parti più abiette e io le accettavo perché volevo andare avanti e pensavo che era gavetta. È arrivata la crisi del cinema e sono fuggita in Spagna. Avevo 42 anni quando dall’Italia ho ricevuto proposte di servizi fotografici porno. Accettai. Non avevo scelta. E poi li facevano tutte. Io, rispetto alle altre, ho avuto fortuna, se così si può chiamare. In cinque anni di sesso ho guadagnato più che in 20 anni di film. Dopo due anni ho cominciato con le videocassette hard» [De Bac, Cds 1994] • Gira alcune pellicole con Rocco Siffredi che si invaghisce pure di lei e vorrebbe farci l’amore anche fuori dal set: «Karin è stata la mia prima attrice quando sono tornata in Italia... Abbiamo fatto insieme Belle de jour e Fantastica Moana nel 1985... Ero un principiante e hanno deciso che avrei dovuto lavorare con Karin. A quel tempo, era la più anziana sul set. È stato il dono più grande della mia vita lavorare con lei. Era un sogno... Mettendoci insieme volevano mettermi in difficoltà... Invece mi hanno dato una grande opportunità. Ne ho un bellissimo ricordo» [a Rai 2] • Tra i suoi film I vizi segreti di Karin (1987) Supermaschio per mogli viziose (1987) Born for love (1987) Karin moglie vogliosa (1987) Altri desideri di Karin (1987) Orgia libera (1987) • Nel 1988 viene arrestata dalla polizia mentre sta girando un film hard in un ristorante • Altri film: La signora della notte (1990) Karin Schubert’s ultimate pleasures (1990) Sperma viennese I, II e III (1990) Hot and horny (1990) Stone clan teil I e II (1991) • Il suo ultimo film è Cappuccetto Rosso X dove, ormai avanti con l’età, fa la parte della nonna. Confessa che da quando ha smesso con il porno hanno tentato più di una volta di coinvolgerla in giri a luci rosse con squillo di alto bordo • Ospite di una puntata del Maurizio Costanzo Show, la Schubert denunciò la violenza e i ricatti a cui aveva dovuto sottostare per ottenere parti cinematografiche nelle pellicole pornografiche • Nel 1994 la questura di Viterbo fa un blitz nel Sibilla Club Privé, locale per scambisti ospitato nel Castello di Nepi. Viene fuori che il locale in realtà è una casa di tolleranza camuffata da club per soli soci e che giorni prima al suo interno erano state viste Karin Schubert e Marina Frajese. Le due attrici smentiscono con forza • Nel 1994 tenta il suicidio. Ingurgita trenta barbiturici e mezza bottiglia di vodka. Viene salvata in tempo. «Tutto ciò che le rimane di una vita di illusioni sono sei cani e il ricordo sbiadito di un fratello che ogni tanto la chiama da San Diego. No, non si sente vittima: “Sono semplicemente il prodotto della nostra società. Ho fatto la fortuna degli altri, mai di me stessa. Sono un fallimento e non lo sopporto. Ecco perché volevo ammazzarmi. Non ho più nulla per cui valga la pena di vivere”. All’età di 53 anni Karin Schubert, la splendida tedesca di Amburgo diventata famosa prima con la pubblicità di una birra e poi con un’incessante attività di pornoattrice, è una donna appesantita ma sempre sorretta da un fascino aggressivo. Tenendo gli occhi annacquati di azzurro fissi su un bicchiere di aranciata disintossicante («Sa, con tutte le flebo dell’ospedale») racconta a precipizio il suo passato a zigzag, segnato da speranze, umiliazioni, film a luci rosse, prostituzione e povertà. Ha cercato di farla finita l’altra notte ingoiando trenta pasticche di barbiturici e mezza bottiglia di vodka. L’hanno trovata nella sua villetta di Manziana, tra Roma e Viterbo, mura a calce all’esterno, quattro stanzette dentro. Riflette stupita: “Quando ho riaperto gli occhi mi sono sentita contenta di non essere morta. Alla fine scopri che la vita è bella, perfino la mia. Perché ci ho provato? Non ho famiglia né amici né soldi né futuro. Per la gente sono una puttana. Povera oltretutto. La dimostrazione del mio fallimento siete anche voi. Venite a cercarmi per accontentare la morbosità dei lettori. Faccio notizia: signori e signore, guardate come è caduta in basso la star Karin Schubert” […]. Oggi nessuno le offre un lavoro normale, che non comporti la vendita del suo corpo. Ha provato a diventare cuoca ma il padrone di un ristorante di Trevignano l’ha cacciata via non appena ha riconosciuto in lei “la puttana Schubert”. Come babysitter non ha sbocchi “perché ho fatto schifezze con gli uomini”. Si e proposta perì lavori più umili, purché fossero puliti. E quando ha chiesto aiuto a un’amica romana si è ritrovata un annuncio sul giornale con scritto: “Karin il sogno proibito diventa realtà”. Era diventata una prostituta. Ha deciso di chiudere. “Degli altri ho fatto la fortuna mai di me stessa. Non ho famiglia né amici né soldi né futuro”. I soldi? Li guadagna prestando per 500 mila lire al mese la sua voce a una “Hot line” e il suo corpo a un paio di clienti che si stendono sul suo letto ancora con i calzini ai piedi» [De Bac, Cds 1994] • Dopo i filmini, gli spettacoli. Colleghe di scena Cicciolina e Moana, Karin si esibiva in un teatrino vestita di niente, rivolgendosi a un pubblico lesbico [ibid.] • «Con le sex line, prendo solo 66 lire al minuto, i produttori 4 mila» • Di nuovo il 20 maggio 1996 tenta di togliersi la vita, questa volta mediante intossicazione col monossido di carbonio dell’auto; prontamente soccorsa anche in questa occasione, si salvò con una prognosi di alcune settimane • Nel 1997m dopo essere stata intervistata per il libro Moana e le altre, scritto da Andrea Di Quarto e Michele Giordano, si ritira a vita privata [gran parte di questa biografia è tratta da Jean-Luc Marret, Pornification, vie de Karin Schubert, Intervalles].
Amori Un flirt con Giacomo Agostini • Dopo aver divorziato da Paul, s’innamora follemente di Paolo Magalotti e lo sposa: «Siamo una coppia da sogno», dice lei. «Karin non ha il senso del peccato che hanno le donne italiane... È una donna nordica che sa ridere o divertirsi... Nessun rimorso o angoscia in lei... Crede nell’amore…», replica lui. Il figlio non lo sopporta. Si lasciano male • In Spagna, dopo qualche flirt, si fidanza con Jorge che la lascia non appena gira i porno • Karin Schubert, ultrasessantenne, nel 1994 è convolata a nozze con un uomo più vecchio di lei di almeno dieci anni. Lo stesso uomo che le è sempre stato vicino nella solitudine di una villa circondata da cani e silenzio, che le pagava l’affitto e la sosteneva. Karin aveva sempre detto di non essere innamorata di lui, ma alla fine ha ceduto e si è sposata forse per riempire il vuoto del suo triste viale del tramonto.
Titoli di coda «Ha fatto più l’amore in pochi anni di film a luci rosse che in vent’anni di vita normale».