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 2024  novembre 30 Sabato calendario

Tre ragazzi su dieci non hanno amici reali

Quasi tre giovani su dieci dicono di non avere amici. Almeno, non in carne e ossa: nessuno da incontrare fuori casa per una chiacchiera o una passeggiata. Si sentono soli, sono incapaci di immaginarsi da grandi e si trovano a sognare l’impensabile: una sana vita analogica senza l’illusione fragile di poter tenere il mondo dentro a una tasca. Sono i risultati dell’indagine condotta su un campione di 2.510 ragazze e ragazzi italiani, tra i 10 e i 24 anni, dall’Associazione Di.Te., che si occupa di dipendenze tecnologiche e cyberbullismo, in collaborazione con il portale Skuola.net.
Se la metà si impegna a uscire di casa per divertirsi, fare sport e investe energie e tempo nel “mangiare sano”, tanti languiscono nella dimensione digitale, con conseguenze devastanti su umore e prospettive. Numeri alla mano, il 27% non ha legami significativi coltivati con incontri al di fuori delle piattaforme digitali e il 14% «spesso se non sempre» fa fatica a incontrare i propri amici vis-à-vis. La buona notizia è che questi numeri restituiscono il ritratto di una generazione sempre più consapevole dell’importanza delle relazioni autentiche, ma immersa in una realtà virtuale che amplifica insicurezze e solitudini. Quasi la metà degli intervistati ammette di sentirsi influenzato da ciò che vede sui social media, oltre tre su dieci si sentono spesso tristi o insoddisfatti dopo un uso prolungato delle piattaforme.
«Questi dati ci restituiscono il ritratto di una generazione consapevole dell’importanza delle relazioni autentiche e delle buone abitudini, ma al tempo stesso immersa in una realtà che amplifica insicurezze e solitudini, con i social che influenzano stati d’animo e percezioni del sé», sottolinea Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Di.Te..
Il 49% dei giovani ammette di sentirsi influenzato da ciò che vede sui social media, mentre il 34% si sente spesso triste o insoddisfatto dopo aver speso il proprio tempo online, il più delle volte perso nell’ammirazione del riflesso digitale delle vite degli altri. «Qui sta la chiave dell’apparente contrasto tra la ricerca del benessere fisico e il malessere mentale. Il 36% del campione ammette che il rapporto con il proprio corpo è legato a doppio filo con i modelli proposti dai social – commenta il direttore di Skuola.net Daniele Grassucci –. Anche la ricerca di un “fisico da post” fa parte degli effetti della dieta digitale». La cura per questi stati d’animo viene cercata proprio nella loro causa: spesso ci si dedica a una sessione di scroll infinito sui social per distrarsi da tristezza, rabbia, frustrazione e delusione. E si scambia il veleno per la medicina.
«Il passaggio più preoccupante della ricerca è legato all’aspetto della gestione delle emozioni e la percezione del domani. La maggior parte delle ragazze e dei ragazzi confessa di fare fatica a immaginare la propria vita futura e la difficoltà cresce con l’età – ragiona Giuseppe Lavenia –. Viviamo in un’epoca in cui tutto è istantaneo e questa immediatezza sembra soffocare la capacità di progettare a lungo termine. I social, che dovrebbero essere uno strumento, diventano spesso un rifugio che però amplifica frustrazione e insoddisfazione».
A pagare il prezzo più alto sono le ragazze. Il 65% si sente condizionata da ciò che vede online, tra i ragazzi la percentuale si ferma al 31%. La situazione è ancora peggiore se ci limitiamo a misurare l’impatto dei social sul rapporto con la propria immagine: è rilevante secondo il 47% delle ragazze intervistate e solo per il 18% della controparte maschile. Sempre più consapevoli di quanto possa far male, la metà degli intervistati è favorevole all’introduzione di un patentino digitale obbligatorio per la “navigazione”, con percentuali che salgono al 66% tra i 19-24enni.
Non deve sorprendere nemmeno un certo consenso all’idea di vietare lo smartphone sotto i 14 anni e i social agli under 16: è d’accordo il 29% tra i 10 e i 15 anni e il 49% tra i 19 e i 24 anni. «Il danno principale dello smartphone è l’isolamento, perché sottrarre i bambini e i ragazzi all’incontro, agli abbracci e ai litigi, alla frustrazione di dover negoziare con gli altri molti aspetti della propria vita porta all’alienazione, sotto ogni punto di vista – commenta il pedagogista Daniele Novara, che ha proposto di introdurre il divieto di smartphone per legge –. Lo smartphone è maneggevole, accattivante, promiscuo. Ce l’hai in tasca, sempre sotto agli occhi. Anni fa si regalava per la prima comunione, ma nessuno poteva conoscere i danni. Quando io ero un bambino si dava un cicchetto d’alcol. Poi l’hanno vietato e qualche generazione dopo siamo diventati tutti più alti