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 2024  novembre 30 Sabato calendario

L’Italia non si è mai liberata dalla mania per il Duce

Caro Merlo, nella rubrica Pinzillacchere leggo il suo “Duro a morire” riferito alle biografie su Mussolini che sono un’inarrestabile mania. A un certo punto lei va giù duro – “scrittoroni, scrittorelli e scrittorucoli ricicciano l’ossessione del qui ci vuole un uomo solo” – facendo intendere che non tutte ( o nessuna) godono della sua stima. E in cauda venenum, consiglia “Il lungo viaggio attraverso il fascismo” di Zangrandi, “La resistenza in convento” di Forcella e i “Redenti” di Mirella Serri. Che ne facciamo di “M” di Scurati o di “Benito” di Giordano Bruno Guerri?
Sergio Munno – Riardo (Caserta)

Penso benissimo della cosmogonia di Scurati, del Benito illustrato di Giordano Bruno Guerri, e anche del velocissimo Il capobanda di Aldo Cazzullo. Vorrei però che il Censis per una volta ci sorprendesse spiegandoci perché, nonostante 90 mila soldati americani e 45 mila partigiani siano morti per liberare l’Italia, l’Italia non si è mai liberata di Mussolini che da cento anni ingombra le librerie e ancora oggi appassiona i lettori più della resistenza eroica e della sanguinosa guerra civile che ha sconfitto il fascismo. Nessun altro italiano, neppure Garibaldi e Dante, ispira così tanto. Basta digitare “Mussolini” su “Amazon libri” per smarrirsi in un elenco senza fine, che comincia con la migliore storiografia, su tutti De Felice e Mack Smith, e poi libera una melassa di minori sino alla fuffa rosa-shocking sulla fedeltà di Claretta, le amanti nascoste, la contaminazione ebraica con la Sarfatti, i figli illegittimi, il mito contadino di Rachele. C’è una sola parola che, meglio dell’antifascismo militante, ci può liberare: uffa.