Corriere della Sera, 30 novembre 2024
Ramy, il padre contesta la fiaccolata
MILANO – «Basta violenza, non accendete fuochi nelle strade perché Ramy non lo vorrebbe, lui verrà sepolto a Milano, perché era la sua città. Era più italiano che egiziano, si sentiva milanese». Si era dissociato nei giorni scorsi dai roghi in strada e dai disordini al quartiere Corvetto, scoppiati dopo la morte di suo figlio diciannovenne a bordo dello scooter inseguito per otto chilometri dai carabinieri. E ieri, mentre veniva eseguita l’autopsia sul corpo del figlio, Yehia Elgaml è tornato a chiedere ai suoi amici di non scendere in piazza e di continuare ad aver fiducia, come lui, nelle istituzioni. «Non è il momento di fare una fiaccolata – eppure prevista stasera alla 19 al Corvetto – quando avvolgeremo il corpo di Ramy con le bende secondo il rito, lo accompagneremo al cimitero», ha detto Yehia, 61 anni, annunciando che il figlio verrà sepolto a Bruzzano, dove le tombe sono orientate verso la Mecca come prescrive la religione.
«Ho mandato un messaggio ai ragazzi – dice davanti all’obitorio – Ho detto basta violenza, non accendete fuochi nelle strade perché Ramy non avrebbe voluto. Ho fiducia nella giustizia, nei carabinieri e nelle forze dell’ordine, ho fiducia in tutti e rispetto tutti. Oggi è una giornata difficilissima, io sono senza il pezzo più grande del mio cuore». «Giustizia e verità» chiede Nada, la fidanzata di Ramy: «Non vogliamo niente, non cerchiamo soldi, vogliamo sapere cos’è successo al nostro Ramy. Vogliamo delle risposte perché adesso abbiamo solo un grande punto di domanda. Se c’è qualcuno cheha sbagliato è giusto che paghi. Sono convinta che la magistratura ci farà sapere». Secondo i primi esiti dell’autopsia il decesso è stato causato da una lesione all’aorta, una morte quasi istantanea da emorragia interna, provocata dall’impatto contro il palo del semaforo all’incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti o contro il muretto di cemento davanti al benzinaio.
Dagli elementi raccolti finora non è possibile confermare né escludere che ci sia stato un contatto tra il T-Max e l’auto dei carabinieri. L’amico di Ramy alla guida, Fares Bouzidi, 22 anni, tunisino, è uscito dal coma ieri e non è stato ancora sentito dagli investigatori.
Troppi nodi aperti, forse persinoper chi di solito si muove per sollecitazioni ideologiche: scarsissima l’affluenza al presidio della Lega in piazzale Ferrara, a pochi metri dalla casa di Ramy. Una ventina di militanti, con l’europarlamentare Silvia Sardone e alcuni consiglieri comunali, hanno manifestato contro «i ragazzi di seconda e terza generazione che non si sono integrati, non vogliono integrarsi, non si sentono italiani, e ci odiano per quello che siamo».
Oggi sono previste altre manifestazioni. Un presidio di Fratelli d’Italia alle 10 al Corvetto, mentre alla fiaccolata delle 19 degli amici di Ramy sono attese anche realtà antagoniste con il rischio di tensioni e disordini.