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 2024  novembre 30 Sabato calendario

Ramy, la famiglia calma le acque

La scritta resiste tenue sotto la vernice. Sul Mercato comunale di piazzale Ferrara non basta una mano di bianco, ancorché simbolica, per coprire «L’unico poliziotto buono è quello morto». Slogan che non è il lascito delle proteste di questi giorni per la morte di Ramy Elgaml, ma è rabbia più antica vergata dagli anarchici che proprio tra via Mompiani e via dei Cinquecento hanno le loro case occupate e il quartier generale delle loro proteste. 
Nonostante i timori della vigilia non si fanno vedere in piazza mentre una ventina di militanti della Lega «armati» di pennelli e secchio di pittura tenta di cancellare le lettere a vernice spray nera. Tutto intorno uno schieramento di polizia imponente blocca eventuali provocatori o contestazioni. In realtà non ce ne sono e solo un petardo fatto esplodere a presidio ormai finito in via Mompiani segna il ritorno del Corvetto alla «sua» normalità. Stasera, infatti, andrà in scena la fiaccolata pacifica dal quartiere fino a via Ripamonti, luogo dell’incidente. «Non ci saremo, non è ancora il momento», dice la famiglia che aveva chiesto «basta alle violenze», con lo zio ad alzare il tiro: «Chi fa casino sporca il nome di Ramy». 
Il caso però non è (ancora) chiuso. Ma le scene di guerriglia di inizio settimana sono in archivio. E lo testimoniano anche l’indifferenza con cui anarchici, antifà e amici del 19enne morto durante un inseguimento con i carabinieri, lasciano scivolare via la «provocazione» leghista. «Qua ci sono ragazzi anche di seconda e terza generazione – attacca l’eurodeputata Silvia Sardone – che non si sono integrati, non si sentono italiani, ci odiano per quello che siamo, odiano l’Occidente». Con lei c’è anche il consigliere comunale Samuele Piscina, l’ex assessore regionale Stefano Bolognini. Doveva esserci anche il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ma nella tarda mattinata il vicepremier ha annunciato il forfait. 
La polemica politica sul Corvetto però non si spegne: «Il sindaco Sala – ha aggiunto Samuele Piscina —, si vede nei quartieri solo per fare video social. Dopo i disastri degli ultimi giorni, non si sente di dire che Milano è una città sicura: alleluia, ha capito che è insicura. Non capisce però che la responsabilità è soprattutto sua. La ghettizzazione dei quartieri della nostra città è responsabilità di chi gestisce il comune di Milano malamente e non riesce a fare un minimo di integrazione». 
In mezzo ci sono le indagini sulla morte di Ramy. L’autopsia ha confermato un decesso quasi istantaneo, senza possibilità di scampo, a causa della lesione dell’aorta. Ma sono molte le ferite, sia alla spina dorsale sia agli organi interni, registrate dal medico legale sul corpo del 19enne. Nessuna però alla testa, nonostante fosse senza casco al momento dell’incidente dopo averlo perso in via San Barnaba. Il pm Marco Cirigliano ha disposto altri accertamenti che saranno effettuati dai carabinieri sullo scooter Tmax su cui si trovavano i due ragazzi (l’amico alla guida Fares, 22 anni, tunisino, è ancora sedato al San Paolo) e sulla «gazzella». Ma anche sul palo del semaforo abbattuto dalla pattuglia nell’incidente. Il sospetto, a giudicare dalle ferite, è che il ragazzo abbia impattato con il torace sinistro sul palo o che, anche se meno probabile, il semaforo lo abbia schiacciato durante la caduta. Giovedì sera uno sbandato ha danneggiato i vetri del filobus 93 dell’Atm: sembravano spari, erano solo colpi di un martelletto. Allarme rientrato.