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 2024  novembre 30 Sabato calendario

Maurizio il pasionario

«Noi vogliamo rivoltare questo Paese come un guanto», ha detto ieri mandando il pranzo di traverso a quel pezzo significativo di opposizione che pur difendendo lo sciopero generale predica più moderazione nei toni e soprattutto alla spina nel fianco che da anni lo tormenta da sinistra, l’attore tarantino Michele Riondino, che spesso l’ha accostato nientemeno che a Confindustria per come a suo dire la Cgil avrebbe maneggiato (o meglio, non maneggiato affatto) la partita dell’Ilva. Della prima cosa a Maurizio Landini importa poco, anzi verosimilmente ne fa un vanto; la seconda invece lo disturba parecchio, visto che la sua ossessione da sempre, e su questo concordano sia simpatizzanti che detrattori del leader della Cgil, è quella di risultare sempre il più di sinistra di tutti, una sorta di monopolista assoluto su quell’intera area dai confini ormai indefiniti, a cui in un tempo non lontanissimo aveva persino provato a dare un perimetro con la formula «coalizione sociale», che poi s’è persa appresso ad altre mille suggestioni. Dietro la scelta dell’ultima delle metafore scagliate come pietre contro il governo di Giorgia Meloni, il guanto rivoltato, c’è senz’altro il fatto che il colore del gatto era già stato usato da Deng, la parte del torto da Brecht, la scatoletta di tonno da Grillo, la rivoluzione è forse troppo abusata e il calzino, che avrebbe retto serenamente il medesimo verbo di cui sopra, sarebbe suonato troppo infantile. L’importante è l’effetto. E all’effetto Landini tiene sempre parecchio, anche se va a scapito della concretezza, soprattutto da quando la parte del sindacato barricadero gli tocca dividerla con la Uil, che con la segreteria di Pierpaolo Bombardieri ha guadagnato in impatto mediatico (e in posizionamento a sinistra) rispetto ad altre leadership del passato meno remoto. Nonostante su determinate questioni abbia dimostrato di agire con sincerità, pur di fronte a chi – da destra e da sinistra – lo accusa di agire per interesse personale, le ultime uscite con i toni che si alzano via via sembrano voler dar ragione a chi pensa che lo stia facendo per diventare futuro leader di partito o candidato in Parlamento. Lui lo nega, ma è vero che paga dazio alla sindrome del guidatore che a volte rimane col piede schiacciato sulla frizione, con l’effetto che il motore fa un rumore infernale ma la macchina viaggia alla stessa velocità di prima, se non addirittura più lenta. Ecco perché a volte i concetti su cui è impossibile elevare l’asticella dello scontro vengono ripetuti allo sfinimento. Come è avvenuto con le dichiarazioni che ha affidato alla vigilia dello sciopero generale a un’intervista all’Huffington Post, «quando dico rivolta sociale intendo proprio rivolta sociale», come se detto una volta sola sarebbe risultato poco credibile o comunque rischiasse di essere poco creduto. Nessuno, guardando alla sua storia personale o a quella della sua leadership alla Fiom prima e alla Cgil poi, può accostarlo al tema della violenza che non sia stata tristemente solo subìta, come per esempio nel caso dell’assalto fascista alla sede nazionale di Corso d’Italia nel 2021, che gli valse la solidarietà bipartisan del Parlamento (Fratelli d’Italia compresi) e quel celeberrimo abbraccio con Mario Draghi, allora presidente del Consiglio. Ma certo, su quel «tentativo serio di svolta autoritaria», che ieri ha indirizzato al governo Meloni, Landini il rischio di passare per estremista lo corre, con sprezzo del pericolo. Lo disse dell’allora amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne («ha un’idea autoritaria»), all’epoca dello scontro recente più cruento tra il lingotto e la Fiom; ma lo disse una volta anche del suo sindacato stesso, la Cgil, prima dell’ultima rielezione di Susanna Camusso nel diciassettesimo congresso che andò in scena a Rimini: «La Fiom farà di tutto per reagire alla svolta autoritaria della Cgil». In quel tempo, i suoi detrattori lo accusavano di voler fare il rottamatore. Chissà che al termine di questa escalation a essere rottamato finisca lui.