la Repubblica, 6 dicembre 2024
Nasce l’Autosole e l’Italia cambia marcia. Sessant’anni fa veniva completata l’autostrada A1, che avrebbe accelerato lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Segnando anche la letteratura, il cinema e il nostro immaginario collettivo
Lo sfondo è una nuovissima stazione di servizio appena inaugurata. Sventolano le bandierine dure di plastica della Supercortemaggiore con i cani a sei zampe, mentre lampeggia l’insegna Alemagna. C’è un carro del soccorso stradale di colore arancione e l’automobile di lei ha una portiera aperta. Attorno si stagliano le vaste e progressiste prospettive dell’Autostrada del Sole con ponti, viadotti, Pavesini, raccordi, svincoli, cartelli di “coupons”. Le macchine sfrecciano velocissime, mentre i camion arrancano sulle salite degliAppennini. L’autostrada è tutto un transitare di rimorchi, polizia stradale, famigliacce euforiche, lettori del “Giorno” e di “Tempo”, turisti esteri in shorts. Franco è in tuta verde con la scritta sulla schiena: “Soccorso stradale Aci” e berrettino assortito. Roberta è la Bella di Lod i: grande, bellissima, con la pelle splendida e un appetito da uomo, gamba lunga e capello magnifico, chiaro, possiede terra per migliaia di pertiche. La macchina di lei è ovviamente un’Alfetta decapottabile.
Siamo nel primo e nell’ottavo capitolo del romanzo di Alberto Arbasino, La bella di Lodi. Lo scrittore di Voghera, classe 1930, ha pubblicato un racconto nel 1961, che poi è diventato nel 1962 un film, scritto con Mario Missiroli, e quindi un romanzo pubblicato nel 1972 da Einaudi. L’ha ispirato l’apertura dell’Autostrada del Sole pensata come un “luogo di vacanza”. Il mito dell’autogrill ha attecchito in Italia e Arbasino è pronto a raccontare in presa diretta il rapporto tra una ricca possidente padana e un bel meccanico dell’Automobil Club d’Italia.
La superstrada a quattro corsie, che corre da Nord a Sud a partire dal 1958, è stata completata e inaugurata ufficialmente nel 1964; è diventata immediatamente un set fotografico e cinematografico, a beneficio di rotocalchi e di schermi bianchi, ma al tempo stesso è lei stessauno schermo su cui proiettare la modernità figlia del boom economico di qualche anno prima. L’Autostrada del Sole è senza dubbio un “mito d’oggi,” purtroppo mancato nelle pagine dell’omonimo libro di Roland Barthes, ma il suo mito è stato ugualmente scritto dai cinegiornali e dai registi della nuova commedia italiana: automobile, velocità, cibo, sesso, e prima di tutto la colonna sonora alimentata dalla musica diffusa dall’autoradio installata a bordo dei coupé.
L’Italia sogna le vacanze tutto l’anno e impara a incolonnarsi sul lungo nastro d’asfalto, che almeno nei primi tempi non è un’ininterrotta fila di veicoli che procedono a passo d’uomo. L’auto è l’inizio della libertà di viaggiare, di spostarsi, di conoscere e di godere, senza contare l’ebrezza della velocità stessa cantata decenni prima dai Futuristi, e ora diventata un fenomeno di massa.
L’Italia dei treni dell’epoca fascista, quella del dopolavoro e delle colonie estive, è scesa dai vagoni e ha caricato le valigie sulle proprie macchine. La Fiat Nuova 500, entrata in produzione nel 1957, ha inaugurato, insieme alla Seicento, l’epoca delle utilitarie, termine diventato sinonimo di “automobile”. Tutto è cominciato lungo quel nastro ricoperto di bitume, su cui scorrono le nuove avanguardie della società dei consumi. Non è stata ancora battezzata apertamente così, per quanto i sociologi americani e francesi l’abbiano già descritta in modo quasi perfetto. Il film di Missiroli racconta la vicenda d’un bel ragazzo proletario, “figo” scrive Arbasino. Lui è stato catturato dalla bellissima di Lodi, ricca e a suo agio sull’autostrada senza essere una adepta della Beat Generation. È piuttosto una storia di lotta di classe alla rovescia, come poi spiegherà l’autore del libro. “I soldi stanno dietro la parete del racconto”, dirà in una successiva intervista. Lei è attratta dal giovane in tuta e per stare vicino al suo amante si trasferisce in un motel sull’autostrada. Roberta si trasforma in una Pigmalione, invertendo il mito classico. Vuole educare il ragazzo e trasformarlo in un borghese: un imprenditore del settore automobilistico. Ma non ci riuscirà, nonostante tutto. Al contrario l’Autostrada del Sole, dove si svolge la trama nevrotica ideata dallo scrittore di Voghera, sarà non solo un capolavoro ingegneristico per via della complessità della sua costruzione e ma anche un ardito disegno sociale: la classe media italiana, la piccola come la media- media borghesia, trovano nel binomio auto e strada il proprio ascensore sociale.
Il consumismo nella versione all’italiana non esisterebbe senza il Sol dell’Avvenir della superstrada da Milano a Napoli, che trasporta il Nord al Sud, ma anche viceversa. Oltre che una realizzazione tecnica e tecnologica l’Autostrada del Sole è la costruzione d’un mito che agisce nell’immaginario sia della classe operaia – Franco, interpretato dal bellissimo Angel Aranda, ci lavora e vive – sia della nuova classe imprenditoriale – Roberta interpretata da una splendida Stefania Sandrelli vi scorrazza con la sua.
Nel 1965 nel terzo episodio diTrilling,film a più mani, Carlo Lizzani con la sceneggiatura di Rodolfo Sonego manda l’iper-italiano Alberto Sordi a correre sull’Autostrada del Sole, per finire poi in un albergo dove subirà maltrattamenti e persino l’arresto. In questo caso l’autostrada prende il posto della foresta incantata delle fiabe dei fratelli Grimm, segno d’una “modernità malintesa”, per dirla col titolo di un libro di Giuseppe Lupo. Di sicuro nel passaggio dalla società rurale a quella industriale l’Autostrada del Sole ha funzionato senza alcun dubbio da cerniera, confine e limite, soglia e porta d’entrata e nel contempo d’uscita. Con i suoi caselli per la nuova Italia ne è il simbolo più evidente e nel contempo sorprendente.