la Repubblica, 6 dicembre 2024
La Apostolico «si sentiva schiacciata»
— Nessuno “scivolo”. Nessun calcolo previdenziale. Solo la volontà di spogliarsi della toga per stoppare processi politici e livori social. E forse temeva nuovi attacchi. Non sopportava l’idea di essere impallinata per altro. Ha 60 anni, non ha maturato la pensione Iolanda Apostolico, la giudice di Catania che si è dimessa un anno dopo gli attacchi sferrati dal ministro Salvini.
Apostolico era diventata la giudice- nemica per aver deciso – era il 30 settembre 2023 – di non convalidare i trattenimenti di quattro migranti tunisini, nel Cpr di Pozzallo, ritenendo «incostituzionale e contrario alle norme Ue» il cosiddetto decreto Cutro. Un caso di interpretazione che poi ha fatto scuola. La reazionedel ministro leghista non s’era fatta attendere: pochi giorni dopo Salvini posta il frammento di un video che ritrae la giudice a un sit-in sul diritto d’asilo organizzato, nel 2018, cinque anni prima, da Caritas, vescovi e cittadinanza attiva.
«La sottoscritta chiede di poter rassegnare le proprie dimissioni volontarie a far data dal 15 dicembre», scrive lei al Csm, è il 3 ottobre scorso. Dopo i passaggi di rito, il plenum approva. Non senza imbarazzi. Di certo, dicono alcuni fidati amici, «si sentiva schiacciata, non era più serena, aveva timore di ridiventare un bersaglio». Così, «in una persona sensibile che già molti anni fa aveva pensato a dimettersi, dopo stress e pressioni fisiologiche dell’ambito del penale» era bastata la paura che potesse ancora finire nel mirino a farle dire basta. Pare che la riservatissima giudice, attiva socialmente, che non ha mai amato la figura del magistrato-burocrate, potrebbe realizzare ora «un vecchio sogno, un fazzoletto di terra da coltivare».
Via, comunque, dall’effetto gogna. Che continua. Ieri il presidentedei senatori Fi, Maurizio Gasparri: «Finalmente Apostolico si è resa conto di non essere adatta a ricoprire un ruolo terzo e imparziale, lo apprezziamo. Ma, oltre a dimettersi, farebbe bene anche a chiedere scusa». Parole che non meritano commenti, scrivono in chat alcuni magistrati: «Se questo è un uomo delleistituzioni». Dal Consiglio superiore della magistratura è invece un indipendente come il togato Roberto Fontana a fare un’analisi amara. «Il Csm ha perso un’occasione sul caso Apostolico. La proposta di pratica a tutela, che pure la collega Miele aveva depositato da diversi mesi, era stata rinviata sine die, c’era un disegno
— spiega aRepubblica – Dall’altro lato, la politica che ha bersagliato una magistrata per un suo provvedimento non ha avuto mai il tempo di impugnarlo e magari di vincere, chissà perché».
E dopo la solidarietà espressa nell’immediatezza dai colleghi di sinistra, Magistratura democratica, interviene anche la corrente delle toghe progressiste, Area. «Lasciamo in pace la collega Apostolico come ha chiesto lei implicitamente con il suo gesto – sottolinea il segretario Giovanni Zaccaro – Ma tanti, cominciando con chi insolentemente le ha chiesto di chiedere scusa, riflettano sul fatto che tanti giovani magistrati in questi anni sono transitati nei ruoli della giustizia amministrativa e della giustizia contabile. La continua delegittimazione, la mancanza di risorse, i carichi di lavoro insostenibili stanno privando il terzo potere dello Stato di intelligenze e risorse. Il danno, lo sappia la politica, è soprattutto per i cittadini che meritano di avere come giudici i migliori laureati in diritto in Italia».