Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  dicembre 05 Giovedì calendario

Le due strade di Macron


PARIGI Emmanuel Macron è atterrato a Parigi, di ritorno dalla visita di Stato in Arabia Saudita, alle 20 e 10 di ieri sera, appena in tempo per assistere alla caduta del governo da lui faticosamente nominato a inizio settembre. Che cosa farà adesso? La sola cosa certa è che il presidente si rivolgerà ai francesi in televisione stasera alle 20.
Macron torna protagonista perché la prossima mossa adesso spetta a lui. Ha già escluso di dimettersi, lo ha ripetuto più volte, l’ultima delle quali due giorni fa a Riad, nonostante aumentino le voci che gli chiedono – con gentilezza o con durezza – di farsi da parte. Ma almeno a breve termine Macron resta all’Eliseo, e ha il compito di individuare un nuovo premier, che magari resista un po’ più di tre mesi. Chi nominare adesso? E sulla base di quale accordo politico in Parlamento? Ci sono due strade fondamentali. Quella più lunga prevede qualche giorno di pausa, magari fino alla fine della prossima settimana, per dare tempo all’«arco repubblicano» di trovare un accordo o, come lo chiama l’ex premier Gabriel Attal, un «patto di non sfiducia» tra tutte le forze politiche esclusi i partiti di Marine Le Pen e di Jean-Luc Mélenchon. I socialisti vorrebbero essere protagonisti di questa soluzione e chiedono che il prossimo premier sia uno di loro, per esempio Boris Vallaud.
L’altra strada, quella cortissima, potrebbe vedere la nomina di un nuovo premier subito, entro 24 ore, un nome da annunciare magari già nel discorso di stasera, replicando la formula politica appena fallita – ministri di centro e di destra, appoggio esterno di Le Pen – ma con un nuovo leader. Si fanno i nomi di Sébastien Lecornu, François Bayrou, Bernard Cazeneuve (ex premier socialista), François Baroin e altri. Sullo sfondo, la profezia sinistra di Mélenchon: «Può cambiare premier ogni tre mesi, ma tanto Macron fino al 2027 non dura».