la Repubblica, 5 dicembre 2024
Bove tifa i viola sul telefonino sempre più difficile il ritorno in campo
FIRENZE – Un solo monitor acceso, attaccato da un cavo a tre elettrodi sistemati sul petto del paziente. Ogni tanto emette un suono. Sullo schermo, tutti i valori cardiaci, dalla pressione, alla frequenza. È l’ultimo macchinario utilizzato per tenere sotto controllo le condizioni di Edoardo Bove. Anche se non ha più un’assistenza di terapia intensiva e di lui si occupano i cardiologi, il giocatore della Fiorentina ha una stanza singola nella zona centrale del policlinico di Careggi, quella sopra il pronto soccorso dove è arrivato domenica sera.
Bove sta bene, non ha praticamente più bisogno di cure, ma deve solo essere monitorato. Così resta a letto, dove ieri sera ha guardato la partita della sua Fiorentina. Ha usato il cellulare, come già la sera prima per gli altri match di Coppa Italia, perché nella stanza non c’è il televisore. Insieme a lui c’erano i familiari, i genitori e la compagna, che in questi giorni si sono alternati per stargli accanto.
Di fronte al piccolo schermo il giovane calciatore ha fatto il tifo per i viola che sfidavano l’Empoli e probabilmente ha ripensato a quello che gli è accaduto appena qualche giorno fa sullo stesso prato. Al malore al quale è sopravvissuto grazie alla rapidità dei soccorsi ma che comunque gli ha cambiato la vita. Il futuro è diventato pieno di incertezze, soprattutto riguardo alla carriera nel calcio professionistico italiano. Dopo un arresto cardiaco come quello che ha avuto lui, dovuto a una fibrillazione atriale, le linee guida internazionali prevedono l’applicazione di un defibrillatore sottocutaneo. Bove ne è consapevole, gliene avrebbero già parlato i medici del policlinico fiorentino, ai quali ha fatto domande riguardo al suo futuro, non solo sportivo, visto che ha compreso la gravità di quello che gli è accaduto («si tratta di un ragazzo molto intelligente e sensibile, reagisce bene», dice chi gli ha parlato in questi giorni).
Ci sarebbe già anche il consenso informato per procedere con l’intervento per mettere il defibrillatore. Già oggi o domani, se tutto procede come previsto dai sanitari, il giovane potrebbe entrare nella sala della aritmologiadi Careggi, che appunto si occupa di “impianto, sostituzione e controllo di pacemaker e defibrillatore impiantabile”. Basta una breve operazione in anestesia locale per inserire sottopelle il dispositivo che si attiva in caso di una fibrillazione pericolosa per “correggere” il ritmo sbagliato del cuore. Se davvero verrà utilizzato il defibrillatore, come ormai ben noto, Bove non potrà più giocare in Italia, dove le norme sull’attività agonistica impediscono di scendere in campo a chi ha un defibrillatore (in altri Paesi le regole sono diverse).
Intanto a Careggi si continuano anche a fare esami. Si cerca la causa della fibrillazione, sia attraverso accertamenti di tipo genetico, che richiederanno alcune settimane per avere risposta, sia esaminando le immagini delle risonanze. Gli esami avrebbero individuato il problema dal quale dovrebbe essersi generata la crisi “elettrica” dell’organo. Un problema che potrebbe essere stato provocato sia da una patologia genetica che da una infiammazione collegata a unamiocardite.