la Repubblica, 5 dicembre 2024
Analisi della caduta del governo Barnier
La caduta del primo ministro Barnier dopo tre mesi dal sofferto compromesso che consentì a Macron di avere un governo con un’Assemblea nazionale divisa in tre tronconi “non dialoganti” tra sinistra radicale, centristi e destra lepenista manda in soffitta la celebrata stabilità istituzionale della Quinta Repubblica e apre uno scenario complesso con uno stallo che, se non superato velocemente, genera una crisi politica interna in Francia dai rari precedenti. E un complicato riverbero in Europa e nei rapporti tra Parigi – unico Paese Ue nucleare e membro permanente del Consiglio di sicurezza all’Onu – e il resto del mondo.
Con il pretesto della legge di bilancio, ma con il presidente Macron nel mirino sia di Marine Le Pen che di Jean-Luc Mélenchon, la caduta di Barnier va sanata dall’Eliseo con una soluzione alternativa dentro una finestra di possibilità sempre più stretta e con una situazione di bilancio che vede Parigi alle prese con un debito pubblico in crescita esponenziale e con un deficit oltre il 6 per cento che la manovra oggetto dello scontro avrebbe dovuto riportare al 5 e poi al 3 entro il 2029. La dinamica dei mercati, con lospread in rialzo da mesi e il permanere delle tensioni sociali mai sopite in più componenti dell’elettorato, renderà incalzante la necessità per Macron di correre ai ripari. Ripari visti da Barnier con un taglio della spesa da 40 miliardi e nuove entrate per 20. Ma con decurtazioni alla spesa sociale che nell’ottica di Macron avrebbero dovuto, o potuto, responsabilizzare il Rassemblement national di fronte agli elettori.
Gli avvertimenti minacciosi di Barnier e dello stesso Macron su potenziali, ulteriori aggravi in caso di sfiducia non sono serviti ad attivare ripensamenti. Anzi, hanno finito per esacerbare gli animi. La crisi politica indotta da questa dinamica, una sorta di dividendo negativo sull’azzardo a sua volta compiuto da Macron il giorno stesso del deludente voto alle elezioni europee, con l’annuncio del voto per l’Assemblea nazionale a urne non ancora chiuse, mette sotto i riflettori l’inusuale e grave situazione di Parigi. L’azzardo è stato definito irresponsabile dai non pochi critici del presidente francese che, a differenza di De Gaulle nel 1962, avrebbepotuto al massimo arginare l’ondata radicale delle due estreme ma non cambiare lo scenario politico.
Ora dunque Macron sarà costretto a trovare rapidamente un sostituto di Barnier di sua fiducia per allungare – seppure in modo rabberciato – un altro governo di sopravvivenza. In capo ancora di più a Marine Le Pen a causa del rischio della sua ineleggibilità per un pendente procedimento giudiziario nei suoi confronti.
L’orizzonte di marzo 2025 per la leader di estrema destra su questa vicenda l’ha portata a determinare anche l’accelerazione della sua torsione. Con determinazione pari a spregiudicatezza.
La situazione economica e sociale della Francia, da anni sotto stress, a partire dall’epoca dei gilet gialli, è il paradigma di una crisi che sotto diverse modalità investe molti Paesi europei, Germania su tutti. Un affanno prodotto dalle difficili prospettive economiche e sociali e dalla crescente frammentazione del quadro politico interno di molti Stati membri.
Berlino, già in campagna elettorale e con lo spettro dell’avanzata dell’estrema destra, la neonazista Afd, risulta presumibilmente avviata a un cambio della guardia nella Cancelleria con la Cdu a formare una coalizione di governo, ibrida ma istituzionale.
L’impasse di Parigi, anche in caso di una soluzione emergenziale di cui non si vedono ancora i contorni, appare destinata anch’essa a protrarsi, con Macron alle prese con una seconda parte di mandato di visibile crepuscolo e con la Francia dentro una forbice tra sofferenze interne e responsabilità esterne.
Ne consegue un periodo di vuoto a livello europeo destinato a protrarsi per mesi. E non potrà colmarlo l’attivismo bifronte di von der Leyen alla guida dell’appena insediata Commissione a Bruxelles, con l’Ue tra l’incudine e il martello dei due conflitti in corso, della rivalità tra Usa e Cina, e con l’imminente avvio della presidenza Trump. Con The Donald previsto a Parigi già sabato per l’inaugurazione della ristrutturata Notre-Dame e con Macron che cercherà a ogni costo di evitare una parte di proscenio a Le Pen, con lo scalpo del governo Barnier e un’Assemblea nazionale balcanizzata.