la Repubblica, 5 dicembre 2024
La matematica è di tutti
Ci risiamo. Nelle scuole italiane la matematica è maschio. Stavolta a dirlo è l’indagine internazionale del 2023 Timss della Iea (International association for the evaluation of educational achievement), associazione indipendente fondata nel 1958 e considerata di riferimento da Invalsi. In generale, dice la Iea, i nostri studenti non sono proprio i fulmini del quaderno a quadretti. Ma perché le ragazze se la cavano peggio dei maschi? E perché a ogni benedetta graduatoria mondiale delle competenze matematiche dobbiamo tornare a chiedercelo?
Escludiamo la componente genetica per la semplice ragione che solo in Italia c’è tanta differenza tra maschi e femmine, mentre il cromosoma X quello è, in tutto il mondo.
Indagini precedenti avevano mostrato che nella maggior parte dei Paesi i maschi hanno punteggi più alti delle femmine ma che peggio dell’Italia c’è solo l’Uzbekistan. Ci sono però anche posti dove sono le ragazze a battere i maschi (ammesso che sia una gara): la Finlandia, la Slovenia, le Filippine.
Così, alla fine dei conti, è evidente che per questo divario di genere, come per quasi tutti i divari di genere, non restano che spiegazioni culturali. Alle nostre bambine, cioè, continuiamo a far credere che la matematica non sia cosa per loro. Ed è un problema piuttosto serio, indicatore di un altro problema ancor più serio.
Perché la questione non è solo che, dopo la maturità, in poche si iscrivono ai corsi di laurea in discipline scientifiche (cosa non più tanto vera, per fortuna), sottraendo al nostro Paese intelligenze e creatività in un ambito cruciale per la costruzione del nostro futuro cioè la ricerca scientifica. La vera questione è che le altre ragazze, quelle che si iscrivono a Lettere, hanno probabilmente un deficit culturale.
E qui c’è in gioco la costruzione di un’identità adulta. Cioè è chiaro che non è necessario che tutti sappiamo risolvere un’equazione di secondo grado, esattamente come non è necessario che tutti maneggiamo gli strumenti della filologia classica. Ma leggere un testo scritto sì e saper usare la logica anche. E quel divario tra maschi e femmine configura il punto di esordio di una disuguaglianza grave che contribuisce a perpetuare l’idea (e il fatto) per cui le donne in alcune cose sono meno capaci degli uomini e dagli uomini devono sempre un po’ dipendere. Se in certi contesti sociali e familiari questa idea ancora resiste, la scuola dovrebbe rimediare, ma evidentemente non è così.
Però attenzione a un altro dato: il divario tra nord e sud. Ci sono bambini e bambine che crescono in mezzo ai nostri, o solo un po’ più a sud dei nostri, ai quali non riusciamo a garantire l’educazione minima che invece diamo ai privilegiati figli maschi di buona famiglia del nord. Infatti tra i ciuchi, guarda un po’, il divario di genere scompare: maschi e femmine dei contesti disagiati sono ciuchi alla stessa maniera. Uguali di fronte alla sfortuna di nascere in famiglie povere o in province povere del nostro Paese.
Da dove si comincia. L’urgenza è la solita: le disuguaglianze socio-economiche che decidono che sin dalle elementari ci sono bambini e bambine destinati a diventare cittadini minori. E poi certo si deve lavorare sulle ragazze, alle quali va spiegato che la matematica non è affatto materia da geni con i capelli sporchi, tutti maschi come nei film. La matematica è anzi un’attività piuttosto sedentaria, talvolta persino divertente, e non richiede particolari ribellioni al sistema.
Forse è l’ora di cambiare racconto, e invece di presentare loro le eroine del passato dovremmo cominciare a parlare delle tante matematiche di oggi, donne normali dalla testa ai piedi. Spiegando che non è nemmeno necessario imitarle: basta vedere che ci sono e riconoscere che sono la plastica dimostrazione del fatto che no, la matematica non è maschio.
La matematica è di tutti.