la Repubblica, 5 dicembre 2024
Georgia, retate e arresti la polizia picchia a sangue il leader dell’opposizione
Difficile distinguerli dai titushki, i “provocatori”. Indossano giubbotti con la scritta “polizia” sì, ma hanno il volto coperto da berretti e passamontagna. Fanno irruzione nelle sedi dei partiti dell’opposizione e delle organizzazioni della società civile georgiana e arrestano politici e attivisti senza mandato. Quando il leader del partito Ahali, Nika Gvaramiaprova a contestarli, lo buttano a terra e lo assalgono in una decina. Altri fanno muro davanti alle telecamere. I colpi non si vedono, ma si sentono, così forti che Gvaramia perde i sensi. Lo caricano per le braccia e per le gambe come un sacco inerte, il volto sanguinante nascosto da una giacca. Così per metri e metri, poi giù per diversi gradini, tra le urla dei giornalisti delle tv indipendenti che li inseguono e protestano invano. Finché il manipolo di incappucciati non spinge l’esanime Gvaramia dentro a un’auto per i piedi rimasti senza scarpe e va via.
Il brutale arresto è l’ennesima linea rossa superata dal partito al potere Sogno Georgiano che sta soffocando le aspirazioni europeiste dell’ex Repubblica sovietica attingendo al manuale putiniano. Prima, l’approvazione della legge sugli agenti stranieri, copiata da Mosca e non a caso battezzata dai contestatori “legge russa”. Poi, la vittoria “rubata” alle legislative del 26 ottobre. Una settimana fa, l’annuncio della sospensione dei negoziati di adesione alla Ue sino al 2028, decisione che ha riversato nuovamente in piazza la popolazione del Paese caucasico. Infine, l’ultima goccia: i raid a tappeto e gli arresti di sette “organizzatori delle proteste” che ora rischiano nove anni di carcere. Un tentativo di decapitare le manifestazioni giunte ieri al loro settimo giorno.
È stata un’altra notte di scontri, Da una parte, le forze dell’ordine con idranti e gas lacrimogeni. Dall’altra, i manifestanti con fuochi d’artificio e luci laser, diventati oramai il simbolo di queste nuove proteste.In sette giorni oltre 320 dimostranti sono stati arrestati, 256 dei quali feriti gravemente agli occhi o alla testa. «Atti di tortura», li ha definiti il commissario georgiano per i diritti umani Levan Ioseliani. «Non la chiamerei repressione, è più prevenzione», ha replicato il premier Irakli Kobakhidze. I manifestanti però non demordono, anche se il governo ha vietato la vendita di elmetti e maschere che usano per difendersi e anche se ieri, ad attenderli ai varchi delle stazioni della metropolitana vicine alla sede del Parlamento, c’erano già decine di agenti. Qualcuno, però, sconsolato, ha ammesso il timore che la repressione in stile putiniano riesca a far abortire il principio di rivolta: «Stasera c’è la stessa energia, ma ci sono meno persone».