Avvenire, 4 dicembre 2024
Viaggio nei cantieri di Milano-Cortina
Livigno ( Sondrio) - I primi fiocchi della stagione arrivano in anticipo, imbiancando il paesaggio e ricreando l’atmosfera invernale già a metà novembre. Alle quattro del pomeriggio la colonnina di mercurio segna sette gradi sotto lo zero, ma la temperatura percepita è ancora più bassa a causa del vento. Lo schiaffo di Eolo arriva da Est e si infrange sui volti infreddoliti dei partecipanti al World Press Briefing di Milano-Cortina 2026, intenti a contemplare da lontano la costruzione dello Snowpark di Livigno. Lavori incessanti, senza respiro. Ruspe e bulldozer pienamente operativi, in una corsa contro il tempo al momento sotto controllo. Tabella di marcia finora rispettata e scenario a cinque cerchi che prende forma giorno dopo giorno. Sulla mappa la Valtellina è la periferia dell’impero, eppure qui, a 1800 metri di altitudine e a un tiro di schioppo dal Cantone elvetico dei Grigioni, batterà il cuore acrobatico dei Giochi invernali. Due sport giovani, lo snowboard e il freestyle, tante medaglie in palio e la sensazione che i media internazionali abbiano segnato questo punto col circoletto rosso. «Farò base qui perché, considerando il numero dei titoli da assegnare, la Valtellina sarà il cluster con più competizioni rispetto agli altri cinque», confida Ruta, che essendo residente a Riga al freddo è abituata. Chi invece proviene dal Sudamerica o dall’Europa mediterranea resta impressionato dalla distesa candida che fa capolino appena l’autobus affronta i tornanti dopo San Carlo. Scrutata dall’alto, Livigno è una striscia protesa tra monti e lago, con l’abitato scandito dal continuo succedersi di negozi, in un contesto commerciale favorito dalla zona extradoganale. «I lavori di allestimento delle arene di gara, situate in un raggio di due chilometri, la prima dedicata a Aerials (i salti, ndr) e Moguls (le gobbe, ndr) e la seconda alle altre specialità ai piedi del Mottolino, procedono regolarmente, anzi siamo anche in anticipo sui piani» racconta il sindaco di Livigno, Remo Galli. Lo spirito olimpico si sta diffondendo nel Piccolo Tibet delle Alpi italiane. «La gente è entusiasta, perché ha compreso le potenzialità dell’evento e le enormi ricadute sul territorio». Ma sullo sfondo resta da abbattere il tabù della viabilità. «È un aspetto che stiamo rincorrendo. La tangenziale di Tirano è lo snodo per evitare gli ingorghi, così come la gestione dei passaggi a livello lungo la linea ferroviaria è cruciale per ridurre i tempi di percorrenza». Il successo dell’Olimpiade diffusa passa inesorabilmente dalla capacità di portare la gente dal centro alla periferia in un lasso temporale ragionevole. «Se la missione dei Giochi è unire città e montagna, l’eredità tangibile dovrà essere il miglioramento duraturo della mobilità». Un capitolo ancora in divenire, una sfida chiave che influirà sul successo o meno della rassegna.
Ne sono consci anche qualche chilometro più giù, nell’altro centro valtellinese marchiato con i cinque cerchi: Bormio. All’arrivo della pista Stelvio i cannoni sono già pronti per sparare la neve artificiale, ma per ora è il verde a dominare lo scenario naturale, mentre la presenza di escavatrici e gru anticipa quanto accadrà. «I Giochi consegneranno due costruzioni aggiuntive nel parterre della pista. La prima accoglierà la Family Lounge del Comitato olimpico internazionale, la seconda l’Hospitality Lounge per i Vip. I due immobili rimarranno e saranno adibiti a nuove funzioni. In paese invece è in corso la ristrutturazione del palazzetto dello sport» spiega l’assessore del Comune di Bormio, Samanta Antonioli. Per promuovere il territorio, gestire la comunicazione e il marketing e coordinare in chiave locale i lavori è stata costituita la Fondazione Bormio, i cui attori chiave sono Comune, Comunità montana dell’Alta Valtellina e Provincia di Sondrio. «Coinvolgere i cittadini attorno all’avventura olimpica non è semplice, ma attraverso incontri pubblici e una campagna di reclutamento di volontari stiamo sensibilizzando la gente su quanto i Giochi possano, da un lato internazionalizzare la nostra attrattività turistica, dall’altro migliorare le persone, accrescendo il bagaglio di conoscenze». Fari puntati quindi sul capitale umano, ma inevitabilmente la lingua batte sul dente dolente: «Sappiamo che la viabilità è il tema scottante, perché gli interventi sulla tangenziale di Tirano e sui collegamenti ferroviari possono davvero far mutare la percezione dell’eventi nella mente dei residenti». La criticità sportiva bormiese è legata invece ai due giorni di cambio scena, durante i quali la Stelvio passerà dall’arena dello sci alpino maschile al teatro del debutto olimpico dell’alpinismo. Quarantotto ore, nella settimana conclusiva della manifestazione, in cui si lavorerà giorno e notte (l’impianto di illuminazione è in fase di potenziamento) per transitare da uno sfondo all’altro. Una fase oggi studiata sulla carta, ma che tra quindici mesi dovrà essere attuata senza intoppi.