il Fatto Quotidiano, 4 dicembre 2024
Elkann&Tavares, la fabbrica dei dividendi:
Il 16 aprile scorso, all’assemblea degli azionisti di Stellantis ad Amsterdam (dove ha sede legale), John Elkann salutò con entusiasmo l’approvazione dei soci di un dividendo di 4,2 miliardi, un riacquisto di azioni proprie e un mega stipendio a lui e all’amministratore delegato Carlos Tavares da 44 milioni di euro in due: “Possiamo essere orgogliosi di ciò che abbiamo raggiunto”, disse il presidente del gruppo nato dalla fusione tra Fca e Psa (Peugeot-Citroën) e di cui è il primo azionista col 14,2% attraverso Exor, la holding di casa Agnelli. Otto mesi dopo ha messo alla porta Tavares insieme ai grandi soci spiegando ai 240 mila dipendenti disorientati che “il Cda ha ritenuto che l’attenzione per la nostra azienda e per i nostri stakeholder dovesse essere orientata al lungo termine”.
Nel breve termine, se ne deduce, il manager portoghese andava benissimo. D’altronde ha servito bene i suoi azionisti, spremendo dividendi e alzando il valore del titolo con il riacquisto di azioni proprie per oltre 20 miliardi in tre anni. Mentre Elkann celebrava i trionfi, tre settimane prima il titolo aveva già innescato il brusco calo costato il posto a Tavares (-55% in Borsa da quel giorno). Ieri Stellantis ha smentito le voci su una buonuscita da 100 milioni per il portoghese. Eppure in primavera i soci non avevano trovato da ridire sul suo maxi-stipendio potenziale da 36 milioni (23 effettivi). Cifra astronomica che fu bocciata dai proxy advisor, le società di consulenza che consigliano i fondi in assemblea e che avevano anche criticato Elkann per l’uso personale del jet aziendale (costo: 430 mila euro). Nel 2023, l’erede di Gianni Agnelli ha ottenuto da Stellantis 8 milioni (924 mila euro fissi e azioni gratuite maturate per 7,16 milioni).Nemmeno il cinismo dei padroni dell’ex Fiat può nascondere che la nascita di Stellantis e Tavares sono state una manna per gli azionisti. La progressione è impressionante. A inizio 2021, per far partire la fusione e allineare il concambio di azioni con Psa, gli azionisti di Fiat Chrysler (di cui Exor aveva il 29% del capitale) si staccarono un dividendo straordinario di 2,9 miliardi. Un anno prima avevano ottenuto una garanzia pubblica onerosa – prevista tra le misure emergenziali per il Covid – su un prestito da 6,3 miliardi elargito da Intesa Sanpaolo per far fronte agli oneri del gruppo in una fase di difficoltà. La garanzia, che ovviamente abbassava il costo del prestito, prevedeva il mantenimento dei livelli occupazionali, ma il divieto di distribuire dividendi fu limitato al solo 2020. A gennaio 2021 arrivò così il maxi-dividendo e nel 2022 il prestito è stato restituito in anticipo per poter avviare la riduzione di costi e personale (circa 8 mila unità in Italia) che è stato il marchio di fabbrica di Tavares-Elkann.Nel 2021 Stellantis ha distribuito poi un dividendo straordinario di 1 miliardo, salito a 3,3 miliardi nel 2022 e a 4,2 miliardi nel 2023. Se aggiungiamo i 4,7 miliardi decisi ad aprile scorso si arriva a poco più di 16 miliardi. Nel frattempo sono stati varati piani di riacquisto di azioni proprie (buyback), per alzare il valore del titolo, per 6 miliardi (1,5 nel 2022 e 2023 e 3 nel 2024). Insomma, quasi 23 miliardi distribuiti in tre anni, di cui buona parte con Tavares. Nel 2025 i dividendi dovrebbero calare dopo il tonfo dei ricavi (-27%) registrato nel terzo trimestre e la brusca revisione delle stime sugli utili annunciata a settembre. A ottobre gli analisti presumevano un dividendo di 1,3 euro per azione, pari a quasi 4 miliardi. Tavares, presentando la trimestrale, aveva assicurato che sarebbe stato distribuito circa il 25% dell’utile netto. Tradotto: se va bene intorno ai 2 miliardi. In quel caso si salirebbe a 25 miliardi finiti ai soci Stellantis con la gestione Tavares.
Di questa valanga di profitti la Exor degli Agnelli-Elkann, prima azionista, ha beneficiato più di tutti. Nel 2019 Fca garantì un dividendo di 876 milioni alla sua controllante grazie alla vendita di Magneti Marelli alla giapponese Calsonic Kansei. Nel 2021 a Exor sono arrivati poi 827 milioni di dividendo straordinario da Fca e 550 da Stellantis (di cui 363 milioni in azioni del gruppo di componentistica Faurecia); 467 milioni nel 2022, 602 milioni nel 2023, mentre nel 2024 si dovrebbe assestare sui 680 milioni. Insomma 3,1 miliardi (4 considerando il 2019) per la holding guidata da John Elkann e controllata con il 52,5% dalla Gianni Agnelli Bv, la vecchia accomandita (anche questa olandese) dove sono riuniti i vari rami della dinastia: gli Agnelli, gli Elkann, i Nasi, che ogni anno beneficiano della metà dei circa 100 milioni di dividendi distribuiti dalla holding. E questo a non dire dei buyback che alzano il valore del titolo, un miliardo solo nell’ultimo anno.Tutto questo, secondo il Corriere della Sera, mentre Stellantis lesinava sugli investimenti in ricerca e sviluppo: 5,6 miliardi nel 2023 (il 2,9% dei ricavi), tra i più bassi del settore. Ora però, assicura Elkann, l’attenzione degli azionisti sarà orientata “al lungo termine”.