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 2024  dicembre 04 Mercoledì calendario

I Pinguini Tattici senza segreti

Come si fa a non sbagliare mezza canzone da quattro anni a questa parte (era il 2020 quando la partecipazione al Festival di Sanremo con Ringo Starr li sdoganò nelle classifiche dopo una lunga gavetta), a riempire costantemente palasport e stadi (per il tour dell’anno prossimo, che partirà il 7 giugno da Campovolo a Reggio Emilia e chiuderà il 4 luglio all’Olimpico di Roma, sono stati venduti già 300 mila biglietti), a collezionare qualcosa come 78 Dischi di platino? «È che parliamo a tutti, siamo universali. Come il titolo scelto per il nuovo disco, Hello World, la prima frase che gli studenti di programmazione imparano a far “dire” a un programma: un saluto al mondo. E non ci snaturiamo per non confondere il pubblico», dice Riccardo Zanotti dei suoi Pinguini Tattici Nucleari. La band bergamasca, composta da Zanotti (30 anni) insieme a Elio Biffi (tastiere, 30), Nicola Buttafuoco e Nicola Pasini (chitarre, entrambi 30 anni), Matteo Locati (batteria, 33) e Simone Pagani (basso, 33), torna venerdì con quindici canzoni – tra cui i singoli Romantico ma muori e Islanda – tutte destinate a diventare le hit dei prossimi mesi. Giovedì alle 21 saranno alla Feltrinelli di via Appia Nuova 427, che rimarrà aperta per l’occasione, per firmare le copie dell’album ai fan.Sempre diversi, ma sempre gli stessi? È questo il succo?«Più meno. Ma in un paio di pezzi ci concediamo il lusso di sperimentare. In Nativi digitali ci siamo ispirati a Kanye West nell’utilizzo dell’elettronica: del resto la canzone parla di un futuro distopico e di uomini-macchine. Invece in Your Dog io canto con un effetto vocale che mi fa sembrare un’altra persona: la mia voce è alzata di un’ottava e suona a metà tra il robotico e il femminile. Volevamo ironizzare sulla moda dei duetti: sembra che a cantare sia una donna, invece sono sempre io (ride)».Cosa raccontate in queste quindici canzoni?«La fine dei vent’anni. Abbiamo fatto ascoltare il disco in anteprima a un centinaio di fan mettendogli in testa dei cerchietti cerebrali che registravano le frequenze neurali associate ai sentimenti generati dalle canzoni. Ne è venuta fuori la nube di colori che compare nella copertina. Il sentimento predominante è la malinconia. Quando a settembre ho compiuto 30 anni mi sono sentito all’improvviso adulto: gli amici si sposano e fanno figli, le compagnie iniziano a sfaldarsi».Ha iniziato a confrontarsi anche lei con l’idea di sposarsi e di fare un figlio?«Sì. È un pensiero che ho. Se mi sento pronto? Non lo si è mai: sono le classiche cose della vita per le quali ti devi buttare e vedere come va. Vedremo».«E chi pensava che ci vuole un terapista pure per curare i sold out», canta in “Burnout”. Anche voi, da quattro anni sulla cresta dell’onda, parlate di salute mentale?«È che il successo ci ha fatto sentire a disagio. Io in particolar modo ho sofferto della sindrome dell’impostore: pensavo di non meritarlo».Ha vissuto una crisi come quella di Sangiovanni?«Così no. Però una volta stavo andando a fare un’ospitata in tv e a un certo punto mi ha tentato l’idea di tornare a casa. Alla fine non l’ho fatto. La band è una protezione: ci facciamo forza a vicenda».«Vorrei la Targa e non la fine di Tenco», dice ancora in “Burnout”, alludendo alla Targa Tenco, massimo riconoscimento del cantautorato italiano. Siete snobbati da certi circuiti?«È che non ci siamo mai posti in maniera supponente. Penso sia un riconoscimento che ci manca».«Mi servirà un amaro per far passare l’amaro in bocca», cantate in “Amaro”. Perdoni la battuta, ma se al Tenco leggono certi versi, vi sbarrano le porte, non crede?«Non credo. Mi pare che quella manifestazione si sia aperta anche al disimpegno, negli ultimi anni».«In un mondo di dissing sii i Pinguini Tattici Nucleari», ha scritto sui social nel bel mezzo del botta e risposta tra Fedez e Tony Effe. Ha visto che entrambi saranno a Sanremo?«Sì. Del resto Sanremo è la sublimazione di tutti i fenomeni di costume e quello è stato più costume che altro. Spero che al Festival questi dissing non fagocitino la musica e che artisti come Olly, che stimo, non vengano schiacciati».