Il Messaggero, 4 dicembre 2024
A Notre Dame il debutto internazionale di Trump
NEW YORK Donald Trump volerà a Parigi nel fine settimana per partecipare alla cerimonia di riapertura della Cattedrale di Notre Dame, restaurata dopo il devastante incendio del 2019. Questo viaggio, il primo internazionale dopo la sua vittoria elettorale, rappresenta una rara occasione pubblica in cui Trump celebrerà uno storico evento culturale sotto i riflettori mondiali. Il viaggio avviene in un momento già favorevole per il presidente-eletto, che registra un periodo di consenso in ascesa. A differenza del 2017, quando entrò in carica con un sostegno popolare inferiore a quello di qualsiasi altro nuovo presidente nei tempi moderni, questa volta Trump gode di una sorta di luna di miele politica. Secondo un sondaggio Emerson College, la sua popolarità è aumentata di 6 punti percentuali, raggiungendo il 54% dopo le elezioni. Un sondaggio del Pew Research Center conferma che il 53% degli americani approva i suoi piani presidenziali, mentre uno della CBS rileva che il 53% degli elettori è «eccitato o ottimista» riguardo a ciò che farà come presidente, rispetto al 46% che si è detto «preoccupato o spaventato».I COMPLIMENTIInvitato a Parigi dal presidente Macron, Trump ha risposto elogiando il collega: «Emmanuel Macron ha fatto un lavoro meraviglioso per riportare Notre Dame al suo pieno livello di gloria, e oltre». Anche nel 2017, Macron ebbe un ruolo nel portare Trump sul palcoscenico internazionale, quando lo invitò, pochi mesi dopo il suo insediamento, come ospite d’onore alle celebrazioni della Giornata della Bastiglia dove i due leader sembrarono legare, tanto che si parlò di un “bromance”. Dopo che Trump ha vinto un altro mandato il mese scorso, Macron è stato tra i primi leader mondiali a congratularsi con lui e adesso definisce la collaborazione con Trump «basata su rispetto e ambizione». A differenza di altri leader, Macron è sempre stato bravo nel compiacere Trump, senza mai prendersela quando questi lo offendeva o lo prendeva in giro. E adesso gli offre su un piatto d’argento di essere al centro di un’elaborata celebrazione di più giorni, che sarà seguita in diretta televisiva in tutto il mondo.L’ASSENZA DI BIDENPer di più, Joe Biden non ci andrà, e manderà in sua rappresentanza la moglie Jill, quasi a confermare che accetta o si rassegna al comportamento inusuale di Trump, che da presidente-eletto non dovrebbe insidiare il ruolo del presidente in carica e fare politica e tantomeno fare viaggi internazionali con altri leader mondiali.Effettivamente, il viaggio rappresenta una preziosa opportunità diplomatica perché i leader mondiali – ce ne saranno almeno 50 – possano cercare di capire se in questa sua seconda tornata presidenziale Trump intenda ripetere gli ultimatum che caratterizzarono la sua prima Amministrazione. Qualche segnale di tempesta in realtà già si annusa nell’aria, dopo la minaccia di tariffe doganali aumentate del 25% nei giorni scorsi contro il Messico e il Canada, tradizionalmente i migliori partner e amici commerciali degli Usa. Trump ha accusato i due Paesi alleati di non fare abbastanza contro i migranti e contro il traffico di droga, e ha avuto conversazioni tese sia con la presidente messicana Claudia Sheinbaum che con il primo ministro canadese Justin Trudeau.Anche il processo di transizione, nonostante la rapidità nella composizione del Gabinetto, non è privo di controversie. Trump ha nominato quasi tutte le figure chiave entro tre settimane dalle elezioni, dimostrando maggiore organizzazione rispetto al 2016, ma alcune scelte stanno suscitando polemiche. Pete Hegseth, scelto per il Dipartimento della Difesa, è sotto accusa per cattiva condotta, alcolismo e abusi sessuali. Matt Gaetz e Chad Chronister si sono ritirati dalle nomine a procuratore generale e a direttore della Dea.