La Stampa, 4 dicembre 2024
Autonomia, la stangata della Consulta
ROMA. In oltre 160 pagine sono racchiuse le motivazioni, depositate ieri, della sentenza con cui la Consulta lo scorso 14 novembre aveva evidenziato la parziale incostituzionalità della legge sull’autonomia differenziata delle Regioni proposta dal ministro leghista Roberto Calderoli. La Corte quindi ha accolto in parte i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge Calderoli.
Tra i motivi principali della bocciatura c’è il fatto che molte funzioni non possono essere assegnate solo dalle Regioni perché la loro gestione dipende anche dall’Unione europea. La sentenza indica infatti le materie su cui l’autonomia è quasi impossibile da concedere, in particolare laddove «predominano le regolamentazioni dell’Unione europea», come la politica commerciale comune, la tutela dell’ambiente, la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia e le grandi reti di trasporto. Ma anche le «norme generali sull’istruzione» che hanno una «valenza necessariamente generale ed unitaria», le funzioni relative alla materia delle «professioni» che hanno finalità di tutela dei consumatori.
L’attenzione della Consulta si concentra poi sui Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, che non possono essere definiti dal governo, come prevedeva la legge Calderoli: «Il popolo e la nazione sono unità non frammentabili». Non possono esistere «popoli regionali» con la loro sovranità e si deve potenziare il ruolo del Parlamento che dovrà stabilire in via legislativa la materia Lep. Viene inoltre criticata la circostanza in cui la riforma non rispetti il principio di «sussidiarietà» previsto dall’articolo 116 della Costituzione, quello che «richiede che il trasferimento riguardi specifiche funzioni, di natura legislativa e/o amministrativa, e sia basato su una ragionevole giustificazione, espressione di un’idonea istruttoria, alla stregua del principio di sussidiarietà», si legge nelle motivazioni, e «la ripartizione delle funzioni deve corrispondere al modo migliore per realizzare i principi costituzionali e all’adeguatezza dell’attribuzione della funzione a un determinato livello».
L’autonomia deve, insomma, essere ispirata ai principi di solidarietà, cooperazione e salvaguardia dell’unità nazionale. Ma cosa succederà ora con il referendum sull’autonomia delle Regioni? Secondo il presidente della consulta, Augusto Barbera, «se ne deve occupare l’ufficio centrale del referendum alla Cassazione alla quale abbiamo trasmesso il testo perché deve verificare se ci sono le condizioni o meno per la consultazione referendaria. Questo è il primo passaggio, poi gli altri si vedrà».
La risposta della Cassazione è attesa entro il 15 dicembre, intanto divampa la polemica a livello politico. Con la Lega che difende lCalderoli e minimizza sulle motivazioni della Consulta, e l’opposizione convinta che la legge del ministro leghista sia stata demolita.
Per Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil e vicepresidente del comitato referendario contro l’Autonomia differenziata «il referendum è nato per l’abrogazione totale della legge Calderoli e noi andiamo avanti». Da Avs al Pd passando per i Cinque Stelle, l’opposizione plaude a una pronuncia che «demolisce la riforma e mette una pietra tombale sul progetto di spaccare l’unitarietà del sistema scolastico nazionale». E Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna, chiosa: «La Consulta ritiene fondate le ragioni del nostro ricorso, la Sardegna continuerà a battersi in difesa della Costituzione».
Dall’altra parte, invece, in campo autonomista, si cerca di tenere botta. Il ministro delle Autonomie Roberto Calderoli è convinto che «la Corte ha dichiarato l’illegittimità di specifiche disposizioni con una sentenza additiva, che non richiede ulteriori interventi se non per la parte relativa ai Lep. Su questi e sui relativi costi e fabbisogni standard siamo al lavoro per una soluzione da condividere in Parlamento. Sulle funzioni non Lep, riprenderemo il cammino dei negoziati». Anche il governatore del Veneto Luca Zaia, Lega, tira dritto sulla bontà della legge a cui, dice, basterà apportare solo qualche correzione: «La Corte punta sulla modifica da fare, e propone già la soluzione come modifica. Direi che assolutamente è un lavoro costruttivo, e quindi tutti quelli che si dannano e sperano che l’autonomia sia saltata, sappiano che adesso è sufficiente che il governo faccia queste modifiche».
Di tutt’altro umore l’altro blocco della maggioranza, FdI e FI, con il ministro degli Esteri, l’azzurro, Antonio Tajani che prende le distanze e si dice soddisfatto perché la Consulta stabilisce che «non possono esserci deleghe alle Regioni sul commercio internazionale nell’ambito dell’autonomia differenziata».