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 2024  dicembre 04 Mercoledì calendario

Ballantini, dai night al successo tv

Da 30 anni Ballantini è l’imitatore di «Striscia la notizia»: «Fui bocciato da Baudo. A un certo punto si era profilata l’idea di farmi fare il truccatore perché i miei personaggi non sfondavano»
La sua faccia le piace?«Ultimamente un po’ di più».
E perché ha sempre voluto nasconderla?«Forse voglio sfuggire alla mia vera identità... A un certo punto della mia vita mi sono assuefatto al fatto che spesso non venivo riconosciuto nemmeno dai parenti, una volta mio nonno mi aveva a due passi e non mi vide. Bastava che mi tagliassi i capelli o cambiassi il vestito e diventavo un altro. Alla fine però avere un volto neutro aiuta: è adatto a tutti i personaggi».
Dario Ballantini, imitatore e trasformista, è il volto mascherato di «Striscia la notizia» da 30 anni. Ha imitato 70 personaggi: il migliore?«Gino Paoli: il figlio mi ha scambiato per lui, più di così».
A Cannes pensarono fosse il vero Nanni Moretti.«Salimmo sulla Montées des Marches e in Eurovisione annunciarono l’arrivo di monsieur Nanni Morettì, con l’accento sulla “i”. Dopo 10 secondi sono arrivate le guardie e ci hanno strappato i pass dal collo».
Moretti si offese.«Non ama che si faccia spirito su di lui. Abbiamo calcato la mano, la sua imitazione era molto eccessiva, con il sederone di plastica finto. Penso che per lui non fosse abbastanza chic».
Chi altri non la prese bene?«Vittorio Emanuele si irritò molto, anche per la presenza di Alvaro Vitali che faceva la moglie. Ci mandò pure una, inutile, diffida».
Morandi?«È stato spiritoso. Come Gino Paoli e Vasco Rossi. Morandi è quello a cui sono più vicino fisicamente, da bambino ero uguale a lui, infatti ci ho messo tanto a imitarlo perché sapevo che mi veniva facile. Mi colpiva che tutti lo imitassero come cantante, mentre io ho scelto di farlo motivatore: dai che ce la fai».
I politici sono il suo core business...«Ormai i politici sono diventati più attori dei veri attori. L’attualità detta legge, è inevitabile».
Renzi?«Inizialmente faceva il gran simpaticone, ma una volta diventato presidente del Consiglio è stato irraggiungibile, c’era sempre qualcuno che mi stoppava».
La Russa?«Quello anni Novanta era demoniaco, mefistofelico, faceva paura. Ora è uno che la spara, deborda e poi si corregge. Dice qualcosa di eccessivo e solo alla fine si ricorda che ha un ruolo istituzionale».
Conte?«Ha delle somiglianze con il Totò di Signori si nasce: mi piace calcare su quel carattere da gagà, l’eleganza eccessiva».
Ora c’è Vannacci.«Uno dei più difficili, mi porta via quattro ore e un quarto di trucco, il più lungo in assoluto. La parlata è difficile, come tutti i militari che hanno girato tanto ha diverse inflessioni. Uno slang particolare, militaresco».
Il tocco che alimenta la farsa è il boa di struzzo.«Una variante voluta da Antonio Ricci, un modo per smontare il suo machismo».
Chi si diverte a fare?«Mi piace Draghi, perché ha quel che di Alberto Sordi: io sono io e voi...».
Valentino fu l’inizio di tutto, la svolta della sua carriera.«Mi mandarono all’arrembaggio per strada e cambiò il modo di fare tv. Nessuno aveva mai fatto imitazioni in mezzo alla gente facendo finta di essere il vero personaggio che agisce. Antonio mi disse: vuoi vedere che tutto il repertorio dei tuoi personaggi funziona se lo fai in strada? Non come qui in studio che non funziona nulla».
Il momento più basso della sua carriera?«Poco prima di avere il successo con Valentino me la passavo male. Una volta avevo dovuto truccare dei finti albanesi per Striscia e si era profilata l’idea di farmi fare il truccatore perché i miei personaggi non sfondavano. In quel momento pensai: ahia, si mette male».
Gli inizi?«A 12 anni fui folgorato da Alighiero Noschese, il grande imitatore della tv in bianco e nero. Al liceo mi venne naturale la tendenza a imitare gli altri, ero riservato, ma appena facevo il verso a qualcuno, la voce si spargeva e venivano a chiedermi l’imitazione. Da lì ho capito che poteva essere una strada».
Un inizio splendente: a 18 anni subito in tv, con Corrado.«Cercavano giovani talenti in giro per l’Italia, andai con un amico e ci tennero per otto puntate, lo stesso Corrado mi fece i complimenti. Fu un inizio sfolgorante».
E poi che successe?«Zero tv per 16 anni. La mia vera gavetta è cominciata dopo quell’inizio televisivo troppo giovanile».
Ha fatto anche i night club.«Un’esperienza terribile, c’era più attività sotto al palco che sopra al palco... Erano posti assurdi, imitavo Ray Charles, Dario Fo, Lucio Dalla e intanto gli spettatori si dedicavano ad altro».
La serata peggiore?«Fine anni 80, a Milano, un pubblico di sei persone. Eroico io e eroici loro. Tornai a Livorno sconsolato, ma tra quei sei c’era Dino Tedesco, proprio del Corriere, che mi dedicò mezza pagina. Pensai: guarda che giornale serio».
Fu bocciato da Baudo.«Partecipai a Gran Premio, un concorso della Rai per giovani talenti. Ero praticamente stato scelto da Baudo, ma mi misero nella squadra delle riserve e preferirono puntare su un’imitatrice, che non ha fatto carriera, perché una donna imitatrice era una novità, era più originale. Arrabbiato per essere stato messo in riserva, chiamai Rete4».
Andò a «Star 90», Ricci in giuria e nel suo destino.«Porte chiuse da una parte e porte aperte dall’altra. Non solo lo vinsi, ma conobbi Antonio».
«Striscia» però arriva quattro anni dopo.«L’ho dovuto martellare per tutto quel tempo, ho dovuto insistere. Erano anni in cui gli imitatori erano visti come la kryptonite per Superman, fino al ‘98 la nostra categoria è stata bandita, dicevano che eravamo vecchia tv, che era da antichi avere parrucche, calotte, nasi finti. Fino a Valentino ho fatto grande fatica».
«Striscia» è la sua comfort zone?«Ho pensato più volte di fare una cosa mia, ho avuto belle occasioni da Bibi Ballandi, Gabriele Lavia e Gigi Proietti, ma non me la sono sentita. Ho fatto mia la teoria di Ricci: Ballantini potrebbe fare un mega show, ma non lo fa».
Lo Spettacolo di Ballantini - Conseguenze di 40 anni nei panni degli altri fa diverse tappe tra cui quella del 4 febbraio 2025 al Brancaccio di Roma.
«In questo spettacolo porto in scena personaggi che non faccio da anni, racconti curiosi e inediti sono accompagnati dalle canzoni degli artisti interpretati. Mi piace fare cose che non vedi in tv».
Guardando alla concorrenza, chi le piace?«Ce ne sono tanti bravi. In questo momento l’Aurelio De Laurentiis di Max Giusti è veramente irresistibile. Mi fa ridere anche Ubaldo Pantani che fa un Vespa diverso, perché non è perfetto quanto a trucco, ma è molto comico».
Lei è anche un pittore quotato.«Faccio sempre un quadro non progettato: inizio e finisco, in mezzo non so cosa succede. È come una seduta psicanalitica, viene fuori quello che sono, mi interrogo sull’essere umano. Sono quadri esistenzialisti in cui c’è sempre un essere umano che si chiede qualcosa, circondato da un mondo freddo con lui, perché alla fine, in qualche modo, siamo sempre soli».
Le dispiace non essere riconosciuto per strada?«Sono per scomparire, mi diverto a spaventarmi: pensi a quando mi guardo allo specchio e vedo il Papa! E poi mi sono sempre truccato, è normale che non mi riconoscano: in caso contrario vorrebbe dire che mi sono truccato male»