Corriere della Sera, 4 dicembre 2024
Una mostra sull’A1, l’autostrada che fece l’Italia
Nella sua sobrietà formale (l’anonimo abito grigio scuro del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, le catene e le corde tirate con vera fatica dagli operai, l’assenza di nastri tricolori tagliati), la foto del 20 maggio 1956 che immortala a San Donato Milanese la posa della prima pietra dell’Autostrada del Sole Napoli-Roma-Firenze-Bologna-Milano sintetizza un’intera stagione dell’Italia. Quella che in appena otto anni portò all’unificazione stradale (e insieme commerciale, culturale, persino linguistica) della Penisola collegandola da Nord a Sud con l’inaugurazione del 4 ottobre 1964 a Firenze. Lì invece c’era l’allora presidente del Consiglio Aldo Moro: nell’universo dei riferimenti della nostra complessa Repubblica, anche quella presenza ha un significato profondo. Si unirono nell’impresa i lavoratori, gli imprenditori, la politica, la classe dirigente, quattro colossi del momento (il consorzio tra Agip, Fiat, Italcementi, Pirelli). Il risultato, in tempi record ancora insuperati, furono 764 chilometri tra Napoli e Milano, 113 ponti e viadotti, 572 cavalcavia, 38 gallerie e 57 raccordi.
La Galleria nazionale di Arte moderna e contemporanea di Roma diretta da Cristina Mazzantini ospita una originale mostra fotografica e documentaria sull’impresa, L’alba dell’Autostrada del Sole, curata insieme dal ministero della Cultura e da Cinecittà. Le immagini storiche del preziosissimo Archivio storico Luce Cinecittà (una miniera ancora da esplorare interamente per storicizzare e analizzare la contemporaneità italiana) dialogano con l’impresa e l’analisi di tre fotografi dei nostri giorni: Luca Campigotto, Silvia Camporesi e Barbara Cannizzaro.
Un’attenta regia ha suddiviso i compiti tra i tre autori. Campigotto ha letteralmente «ritratto» l’autostrada, quasi monumentalizzandola, arrampicandosi tra i boschi dell’Appennino per cogliere immagini maestose: i viadotti, i ponti, le curve e gli snodi, i fari nella notte. Uno scatto da premio: tre camion, uno bianco, uno rosso, uno verde, passano in simultanea, offrendo il più antiretorico dei messaggi patriottici. Camporesi analizza venti tappe di luoghi distribuiti lungo il tragitto, dimostrazione plastica di ciò che l’autostrada ha unificato: il Duomo di Orvieto, l’abbazia di Montecassino, il Vesuvio (ma visto da Trecase), persino il tempio Sikh Gurdwara Sri Guru Nanak Parkash a Fiorenzuola d’Arda. Cannizzaro ci riporta all’antropologia di noi italiani: i racconti delle soste per il caffè o le toilette, le famiglie che si riposano, i panni stesi dei camionisti per un bucato d’emergenza, gli animali domestici, i sonnellini, il rito dei piedi sul parabrezza al parcheggio.
E poi c’è la sezione «Album» con i materiali d’epoca che evocano mille ricordi collettivi della memoria nazionale, ovviamente in bianco e nero. I cantieri che si aprono il varco in un’Italia ancora meravigliosamente rurale con i buoi e gli aratri, gli scavi delle gallerie, i tubi Innocenti che disegnano il reticolo dei viadotti in costruzione, la morte degli operai al lavoro (a Lora, quattro vittime, il 24 ottobre 1959), i nuovi cartelli «Pagamento Pedaggio» con gli addetti in uniforme, la nascita del rito delle code, il mitico Autogrill Pavesi «a ponte» a Fiorenzuola d’Arda, il primo del genere in Europa. E poi gli scatti di Ieri, oggi e domani di Vittorio De Sica, del 1963, con due splendidi Marcello Mastroianni e Sophia Loren a bordo di una Rolls Royce decapottabile, Alberto Sordi sulla Bianchina Familiare nell’episodio L’Autostrada del Sole di Carlo Lizzani del film Thrilling del 1965. Una piccola sezione ripropone targhe automobilistiche d’epoca, contenitori di combustibili, filmati televisivi.
Percorsi
Dalla posa della prima pietra nel 1956 alla inaugurazione del 1964. Con i «ritratti» di oggi
Per Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà e curatrice della mostra (è nata nello stesso mese e nello stesso anno dell’inaugurazione dell’Autostrada del Sole) «ogni immagine qui vuole essere immaginata, è un appello rivolto agli spettatori, la mostra fotografica vuole ricordare e celebrare il sessantesimo compleanno della regina delle nostre strade moderne».
Dice Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla Cultura con delega alla fotografia: «Celebriamo un’impresa leggendaria che ha cambiato la vita degli italiani, rappresentando un effetto volano per l’economia nonché un tassello fondamentale delle eccellenze italiane all’estero».
Nel suo saggio contenuto all’interno del catalogo, lo scrittore e presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco sostiene che «Autostrada del Sole è un titolo, non solo un’indicazione geografica, e nella sua denominazione risiede il suo destino, perché più che di cemento e calcestruzzo, appunto, si tratta di idee, e prima ancora di sogni». Il destino, le idee, i sogni di tutta l’Italia. Quella del 1964, ma anche di oggi.